Con un atto senza precedenti Fiat Group Automobiles ha disdetto, dal primo gennaio 2012, tutti gli accordi sindacali vigenti e «ogni altro impegno derivante da prassi collettive in atto» in tutti gli stabilimenti automobilistici italiani. Lo si apprende da fonti sindacali. Nella lettera inviata da Fiat ai sindacati si fa riferimento a successivi incontri per valutare la situazione e predisporre nuove intese collettive «per assicurare trattamenti individuali complessivamente analoghi o migliorativi rispetto ai precedenti». La disdetta, secondo l’azienda, è una conseguenza dell’entrata in vigore dell’accordo di primo livello che sarà operativo dal 1 gennaio 2012.
Non si sono fatte attendere le reazioni di esponenti politici e sindacali. Secondo Ferrero, segretario nazionale del Prc, «la Fiat con un’azione eversiva si pone fuori dalla Costituzione italiana. Fa bene la Fiom – dice – ad andare avanti con le vertenze legali per ripristinare la legalità. Vogliamo sapere cosa ne pensa il governo Monti perchè a noi risulta che chi tace acconsente. Se continuasse questo assordante silenzio vorrebbe dire che questo non è solo il governo dei banchieri ma anche quello della Fiat». Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato centrale Fiom, attacca: «Quella di Marchionne non è una decisione tecnica ma un atto politico che ha il solo scopo di togliere le residue libertà ai lavoratori Fiat. È un atto di fascismo aziendalistico».
La Fiom indice per domani un’urgente conferenza stampa presso la sede di corso Trieste a Roma
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