PADOVA. L’acampada leva le tende da Prato della Valle. Ieri gli indignati padovani hanno lasciato l’isola Memmia per lanciare l’occupazione itinerante per la città, cominciando dall’ex mensa Marzolo e dalla casa dello studente Fusinato, nel cuore del polo scientifico dell’università. Il presidio permanente di #occupypadova nell’Isola Memmia è durato solo tre giorni. L’ambizioso obiettivo, dichiarato all’inizio, era di rimanere accampati due mesi. La decisione di spostare le tende per riproporsi nei quartieri di Padova è maturata dopo aver constatato l’impossibilità di trasformare il piccolo accampamento in una occupazione massiccia in stile spagnolo, riscontrando difficoltà nel coinvolgere la gente in dibattiti e assemblee.
«Riteniamo più costruttivo portare le tende nei luoghi pulsanti della città – ha spiegato Sebastian Kohlsheen, del Collettivo universitario Le Sabots – per creare spazi di dibattito e denunciare il pericolo che corre la nostra democrazia di fronte alle pressioni della Banca centrale europea e della finanza mondiale. Con Monti, che appartiene all’intellighenzia bancaria internazionale, i problemi si aggraveranno». Espressione del mondo studentesco e dei collettivi universitari, gli indignati hanno iniziato ieri verso mezzogiorno questa nuova fase di fronte alla mensa di via Marzolo, chiusa da tempo. Dopo aver piazzato le tende in strada, volantinato e organizzato un pranzo all’aperto, gli occupanti hanno deciso di riaprire il giardino dell’attigua residenza universitaria Fusinato, precluso al pubblico dopo la chiusura dello stabile, sbloccando un cancello che era stato saldato. «Riconsegniamo questo luogo al pubblico, mettendo le chiavi a disposizione di tutti» ha annunciato Kohlsheen.
Alle 18 è iniziata l’assemblea pubblica. Dopo la giornata di ieri dedicata al diritto allo studio, oggi alle 12 le tende degli indignati riappariranno in piazza Capitaniato per discutere di welfare e democrazia.
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