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MARLANE, FINALMENTE PARTE IL PROCESSO. TREDICI DIRIGENTI A GIUDIZIO

E’ iniziato al tribunale di Paola (Cosenza), dopo sei rinvii in un solo anno, il processo per la morte dei 150 operai dello stabilimento Marlane di Praia a Mare, dismesso oramai dal 2004. Fra responsabili e dirigenti dello stabilimento di proprietà della Marzotto, ci sono 13 imputati coinvolti nel processo, a vario titolo accusati di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e disastro ambientale. A questi capi d’imputazione si aggiungono le patologie tumorali diagnosticate su circa 50 ex dipendenti dello stabilimento. Secondo l’accusa a provocare la morte per tumore dei centocinquanta operai sarebbero stati i vapori tossici inalati durante le fasi di lavorazione e tinteggiatura dei tessuti trattati alla Marlane.
Questa mattina, davanti al tribunale di Paola, era stato organizzato un sit-in di protesta proprio per chiedere che il processo, che con i suoi tre filoni d’indagine si trascina dal 1999, e oggi rischia la prescrizione, avesse finalmente inizio e non venisse ulteriormente rinviato. Ad avvio dell’udienza, i legali dei 13 imputati hanno chiesto di non ammettere le parti civili costituitesi nel dibattimento, oltre ad aver avanzato altre eccezioni preliminari; i giudici si sono riservati di decidere sulle richieste difensive dopo le repliche del pubblico ministero e dei legali di parte civile.
“Marzotto – scrive Francesco Cirillo, esperto di questa vicenda – sono ben conosciuti nel Vicentino dove ancora gestiscono poteri economici vari fino alla realizzazione di impianti a biomasse come a Portogruaro. I Marzotto hanno festeggiato i 175 anni di attività , ed un fatturato di 500 milioni di euro, con una cerimonia celebrativa a Trissino in provincia di Vicenza nella loro villa. Una festa sfarzosa con più di mille invitati . Festa alla quale non sono stati invitati i familiari delle oltre 150 vittime della Marlane. Festa celebrata anche con l’emissione di un francobollo (foto sotto) dedicato alle loro attività. Della loro attività in Calabria restano solo le agghiaccianti testimonianze rese ai giudici in istruttoria, da diversi operai . Si parla di clima teso, di ricatti, di minacce, di paure, di silenzi. Soprattutto di silenzi, dovuti alla paura del licenziamento prima di tutto , e poi dal peso delle famiglie da mantenere, dei mutui da pagare, dei fitti da pagare. Intanto i morti per tumore continuavano. Anche quelle morti restavano avvolte nel silenzio”.

Fonte: www.controlacrisi.org

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