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Marocco: a Bni Bouayach si scatena la rivolta dei disoccupati

Escalation di sangue, brutalità e violenza poliziesca da martedì 8 marzo a Bni Bouayach, cittadella del nord-est del Marocco situata tra la costa e le montagne del Rif, dove da mesi si susseguono iniziative di lotta guidate dal movimento 20F e dai disoccupati organizzati. Cortei, sit-in, blocchi stradali sono all’ordine del giorno a Bni Bouayach e nel resto delle città della provincia di Al-Hoceima da quando anche il Marocco è entrato in movimento a seguito delle insurrezioni tunisine ed egiziane. La lotta contro la disoccupazione, la precarietà, per i servizi ed i beni comuni stanno coinvolgendo la maggioranza della popolazione della regione che come altrove si ritiene completamente abbandonata da un regime che si fa vedere solo quando c’è da pestare e incarcerare. Il 27 ottobre dello scorso anno è stato ucciso dalla polizia Kamal al-Hassani, giovanissimo leader del movimento della città e un suo compagno, Bachir ben Shu’ayb, è stato incarcerato. L’omicidio e l’arresto provocarono una vera e propria ondata di rabbia che portò in strada numerosissimi manifestanti determinati a conquistarsi quella giustizia che le autorità gli avevano negato da una vita. L’autostrada venne bloccata e furono costruite barricate, l’edificio della municipalità presidiato e i sit-in fuori il palazzo della Compagnia Nazionale dell’Elettricità si ripeterono per giorni interi. Il 5 marzo si alza la tensione quando i ragazzi di Bni Bouayach tentarono di dirigersi verso Al-Hoceima per portare sotto i palazzi del potere della regione le proprie rivendicazione, ma ad attenderli trovarono uno schieramento di celere armato fino ai denti che impedì l’iniziativa. L’8 marzo la polizia attacca una manifestazione di disoccupati e a Bni Bouayach inizia una resistenza tenacissima che per ben 3 giorni ha costretto il regime ad impiegare anche l’esercito, arrivato con tanto di elicotteri, e diversi corpi speciali. I feriti non si contano e i rastrellamenti non risparmiano nessuno. Tutte le strade e lepiazze divengono terreno di scontro tra la popolazione intera e la polizia. Fino a quando l’11 marzo viene arrestato Wael Faqih, leader dell’Associazione Nazionale dei Diplomati Disoccupati insieme a Mohammed Jalloul, maestro in una scuola elementare della città ed esponente del movimento 20F. Intanto il blackout mediatico continua e solo tramite alcuni siti indipendenti o legati ai movimenti riescono a uscire video, comunicati e foto che denunciano quanto sta accedendo. Attivisti della città ci parlano di una popolazione che in queste ore sta subendo la vendetta delle istituzioni che non si ferma neanche davanti a donne anziane o bambini.

Dopo la rivolta di Taza e le immolazioni di Rabat la piazza marocchina continua a massificare la protesta e a radicalizzarsi. Con la rivolta di Bni Bouayach qualche anziano consigliere del re Mohamed VI potrebbe cominciare a preoccuparsi. Il Rif è infatti la regione storica della resistenza, dove da secoli la popolazione si batte contro eserciti occupanti e corone sanguinarie. Prima contro i francesi (che vi sperimentarono armi chimiche di ogni genere), poi contro gli spagnoli ed infine contro Hassan II (il padre del re oggi al potere) il Rif non ha mai cessato di lottare. Che Guevara durante una visita al Cairo come ambasciatore cubano ricordò che senza la resistenza armata del Rif la guerriglia moderna non sarebbe mai esistita. Fu infatti Alberto Bayo, un veterano della guerra del Rif, che una volta raggiunta la Sierra Maestra nel 1958 spiegò a Fidel Castro come assaltare le difese del nemico seguendo lo stile di Abdelkrim impegnato anni prima a guidare la resistenza rifiana contro gli spagnoli.

Fonte: www.infoaut.org

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