Vigili del fuoco al lavoro tutta la notte per un incendio in una vasca di accumulo di rifiuti. L’Arpav: nessun allarme
L’incendio di un materasso all’interno dell’inceneritore di San Lazzaro ha tenuto occupate le squadre dei vigili del fuoco per oltre 7 ore, generando anche un certo allarme, poi rientrato in seguito alla presa di posizione ufficiale dell’Arpav.
E’ successo l’altra notte, verso l’una, all’interno del termovalorizzatore gestito da Acegas Aps. I vigili del fuoco sono stati chiamati nel momento in cui alcuni operai a lavoro hanno notato il fumo che usciva da un vecchio materasso che si trovava all’interno di una vasca per l’accumulo di rifiuti profonda 11 metri. Tutto è cominciato probabilmente a causa di un fenomeno di autocombustione ma il rischio concreto era che il fuoco si propagasse anche tra le altre tonnellate di rifiuti presenti, causando così un serio danno sia allo stabilimento, sia all’ambiente.
Per questo motivo i vigili del fuoco hanno dato il via ad un lungo ed estenuante lavoro, agendo sulle singole cataste di rifiuti per evitare l’allargamento del rogo. Le operazioni si sono concluse solo verso le 8 del mattino, nel momento in cui c’è stata la certezza che il pericolo fosse definitivamente scampato. Sul posto sono stati chiamati anche i tecnici dell’Arpav.
«L’incendio è stato causato da un inconveniente nella tramoggia di carico di uno dei forni, ed ha parzialmente interessato la vasca di raccolta dei rifiuti – spiega Daniele Mattiello, direttore del dipartimento provinciale dell’Arpav – noi abbiamo effettuato una serie di misurazioni immediate nel piazzale esterno adiacente l’impianto tramite fialette rilevatrici, che non hanno evidenziato significative concentrazioni degli inquinanti. Sono stati inoltre effettuati alcuni campionamenti tramite l’utilizzo di canister per la successiva analisi di laboratorio, che ha confermato emissioni in aria non significative».
Un altro pericolo era rappresentato dal fatto che l’acqua utilizzata per lo spegnimento potesse in qualche modo entrare a contatto con la falda: le operazioni però sono state condotte proprio per evitarlo.
Come sempre, quando si parla di inceneritore, non potevano mancare le polemiche: rilievi legittimi per un pericolo concreto. «Per fortuna è andata bene anche questa volta – evidenzia Daniela Ruffini, presidente del consiglio comunale – basta con i pericoli per i cittadini e l’ambiente. Basta bruciare rifiuti e produrre diossina. Raccolta differenziata in tutta la città col porta a porta e chiusura della prima e della seconda linea dell’inceneritore».
di Enrico Ferro
Fonte: Il Mattino di Padova
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