La Fiat traballa e alla sua debolezza sui mercati si associa il pugno di ferro antisindacale. Le sentenze dei giudici che si trovano a vagliare il comportamento di Marchionne sulla base delle denunce presentate dalla Fiom in tutti gli stabilimenti si alternano e contraddicono. L’ultima sentenza dichiara l’impossibilità di interpretare l’articolo 19 dello Statuto che non fa chiarezza sul diritto di un sindacato, fosse anche il più rappresentativo, a vedersi riconosciuti diritti e rappresentanti (Rsa). Un punto a favore di Marchionne dopo i molti conquistati da Landini con sentenze contrapposte.
In questo contesto melmoso provocato dall’arroganza di Marchionne, andato ben oltre la ferocia di Valletta negli anni ’50, si sta votando in tutte le fabbriche per eleggere i rappresentanti di Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione quadri e capi (sindacato inventato da Marchionne, così come Valletta aveva inventato il Sida, poi rinominato Fismic). E la Fiom? Sta fuori dai cancelli con le sue urne da cui usciranno consensi che la Fiat non riconoscerà, salvo parere diverso dei giudici. La Fiom è diventato un sindacato nomade, staziona ai cancelli raccogliendo firme di adesione che chiedono il ritorno in Fiat del sindacato più rappresentativo. Nomadi, dice Giorgio Airaudo segretario nazionale e responsabile auto Fiom, «con tende e camper a volte prestati per mantenere un rapporto con i lavoratori. Siamo fuori con i guardioni che controllano gli operai che si avvicinano ai nostri presidi. Le elezioni in atto sono a libertà vigilata, con i capi e le altre organizzazioni che spingono i dipendenti ad andare alle urne per dimostrare l’inesistenza della Fiom».
In queste condizioni, la Fiom raccoglie più consensi dei voti che aveva prima della rottura praticata da Marchionne imponendo un contratto aziendale che cancella quello nazionale e scegliendosi le controparti. Alla Cnh di San Mauro il sindacato di Airaudo ha raccolto ai cancelli 170 firme (il triplo dei voti che aveva) di chi chiede un rientro della Fiom in Fiat e solo il 60% ha partecipato alle elezioni taroccate, con un alto numero di bianche e nulle. A None ha raddoppiato i consensi e solo il 48% dei dipendenti si è recato alle urne. A Cassino in 960 hanno detto sì alla Fiom, il doppio di chi l’aveva votata. Anche alla Cnh di Modena la Fiom ha raccolto più consensi dei voti ricevuti, ma qui a vincere nelle elezioni aziendali è l’Associazione quadri e capi. Dove non c’è la Fiom, si finisce per scegliere il sindacato più padronale. C’è un dato che incoraggia, dice Airaudo: «Nonostante la campagna contro di noi, solo 7-8 delegati Fiom sui 280 precedentemente eletti hanno cambiato casacca».
Entro il mese si voterà in tutti i rimanenti stabilimenti, in attesa delle 35 cause che mancano ancora all’appello.
Loris Campetti
Fonte: www.controlacrisi.org
Comments Closed