di Fabio Amato
Ricordo come solo tre anni fa, alla vigilia delle elezioni politiche che portarono al governo il socialista europeo Papandreu, i compagni del Synaspismos e di Syriza, la coalizione della sinistra radicale che fa parte come noi del Partito della Sinistra Europea, fossero impegnati in una battaglia all’ultimo voto per poter rientrare in Parlamento. I sondaggi, molto, ma molto tendenziosi, mettevano in dubbio persino la possibilità di accedere al Parlamento, di non arrivare allo sbarramento del 3 %. Presero il 4, 6, entrarono e tirarono un sospiro di sollievo.
Era uno dei momenti più delicati della leadership di Alexis Tsipras, il giovane presidente del Syanspismos, attaccato dai media che spalleggiavano chi dentro il suo partito voleva andare al governo con il Pasok, coloro i quali poi diedero vita ad una scissione e formare sinistra democratica, in nome del governo e del rapporto con il Pasok. La determinazione con cui Syriza ha mantenuto una linea di autonomia dai governi social liberisti e dal Pasok ha oggi dato i suoi frutti. Syriza ha quadruplicato il suo consenso ed è diventato il secondo partito del paese con il 16,8. Chi aveva promesso come Papandreu più giustizia sociale e poi invece applicato senza remore i piani capestro di ristrutturazioni imposti dalla troika e dall’Ue è oggi uscito di scena e il suo partito, il Pasok, raccoglie un risultato disastroso e meritato.
C’è da riflettere anche in Italia sul voto greco. La crisi rimette in discussione tutto. Il suo precipitare può scardinare equilibri politici che sembravano eterni. Nel 2009 i partiti del bipolarismo greco avevano più dell’80% dei consensi. Oggi superano insieme di poco il 30. Se si sommano i voti delle formazioni della sinistra radicale sono la maggioranza relativa in Grecia. Il popolo greco ha chiaramente sanzionato i governi di grande coalizione e i sostenitori dei piani di macelleria sociale voluti dall’Unione Europea e imposti dalla dittatura dei mercati.
Pur aumentando in termini percentuali, il KKE raccoglie un risultato al di sotto delle aspettative. Sicuramente tra i partiti in prima linea nelle lotte contro le politiche dell’austerità e della troika, paga il prezzo di un ostinato isolamento, e di un settarismo che crediamo dopo queste elezioni è bene sia superato.
Syriza è una federazione di forze. Mette insieme oltre al synaspismos, altre forze della sinistra comunista e anticapitalista greca. Ha insistito fino all’ultimo per costruire una lista unitaria, ma ricevendo risposte negative. E’ stata premiata per essere stata in tutte le lotte, per la capacità di parlare e di stare con i movimenti, per la sua radicalità e autonomia. E’ stata premiata per il suo lavoro sociale, che nei quartieri popolari di Atene e della Grecia , dove la crisi crea disperazione povertà, contende ai neonazisti il territorio e la costruzione di reti sociali di solidarietà.
Insieme alla uscita di scena di Sarkozy, questo voto rappresenta un colpo all’asse dell’austerità franco tedesco e ai suoi alleati. Il che non significa automaticamente cambi di direzione. Sappiamo quanto dura sarà la battaglia per cambiare gli orientamenti liberisti di questa Europa, costruita dalla grande coalizione socialista, popolare e liberale europea, che tenterà di continuare nella stessa direzione di marcia.
Tenterà di farlo in Grecia riproponendo un governo di grandi intese cercando magari di trovare qualche deputato mancante . Tenterà di farlo anche in Francia, magari diluendo la rinegoziazione del Fiscal compact ad una integrazione come dice Bersani , o ad una rimodulazione estetica. Per questo la lotta per cambiare questa Europa non è che all’inizio. Se i governanti europei continueranno loro malgrado a seguire le ricette liberiste, pensando di salvarsi temperandole, verranno travolti dalla rabbia sociale e , come accaduto in Grecia, potranno facilmente perdere quello che ora raccolgono. L’esperienza di Papandreu sia di monito a Hollande.
Il miglior antidoto alla crescita dell’estrema destra è costruire una credibile proposta di sinistra, di classe e antisistemica per uscire dalla crisi. Non è nell’ammiccare ai partiti complici delle politiche che distruggono stato sociale e diritti nel nome del mercato e della stabilità finanziaria. Costruire una sinistra di alternativa è il compito che abbiamo anche in Italia.
Fonte: www.rifondazione.it
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