di red. Il Fatto Quotidiano
“Racconteremo di come le politiche di austerity di questo governo rappresentino un invito alla fuga. L’invito ad andarsene va rivolto non a chi potrebbe salvare l’Italia, ma a chi la sfrutta, la deprime e la impoverisce”. La riforma del lavoro, approvata dal Senato a suon di voti di fiducia, quattro per la cronaca, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza de “Il nostro tempo è adesso” un coordinamento dei precari italiani
, portato avanti dal comitato “La meglio gioventù“. Per far sentire tutta la loro voce scenderanno in piazza Farnese a Roma il 16 giugno: a partire dalle 18 fino alla sera, i lavoratori precari provenienti da Piemonte, Lombardia Emilia, Umbria, Marche, Toscana, Campania, Calabria e Puglia si danno appuntamento per discutere su come cambiare l’Italia, per non doverla abbandonare.
Per gli organizzatori, il nuovo mercato del lavoro che nascerà con le modifiche legislative appena apportate è una “truffa e offende i giovani e i precari”. Il problema, sostengono, è che nessuna delle promesse avanzate dal governo in materia di occupazione è stata mantenuta. La questione del precariato rimane aperta, continua il comunicato, semplicemente non è stata affrontata come dimostrano i fatti che non c’è stata una riduzione dei contratti atipici e non è stata pensata nessuna estensione dell’indennità di disoccupazione per i precari.
Anzi, dicono i promotori della manifestazione, sono state alzate le tasse ai lavoratori parasubordinati, che vedranno quindi il loro reddito impoverito dalla riforma. Gli organizzatori poi vedono anche un futuro nero per il popolo delle partite Iva: nel momento in cui viene a scadere il contratto che questi hanno stipulato con una realtà produttiva, non hanno diritto a nessun reddito garantito e a nessuna forma di sostegno assistenziale. Tutto questo, denunciano, in un paese in cui stando alle statistiche Istat la disoccupazione giovanile tocca il 36 per cento e quindi i lavoratori più giovani e istruiti vedono come unica propsettiva quella di lasciare il paese per cercare opportunità altrove.
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
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