di Paolo Ferrero
Io penso che l’esperienza greca possa essere un utile punto di riferimento per ricostruire la credibilità e la forza della sinistra italiana. Innanzitutto dal punto di vista dei contenuti. Syriza si è caratterizzata per una posizione di intransigente contrarietà alle politiche neoliberiste europee. Questo a me pare il punto decisivo sul piano politico anche per quanto riguarda l’Italia. Come ci mostra il governo Monti e lo stesso governo Greco, la nostra realtà politica è solo formalmente divisa tra centro destra e centro sinistra. In realtà è divisa tra le forze che accettano i dictat europei – e li vogliono applicare ai rispettivi paesi – e le forze che si oppongono alle politiche europee e si battono per cambiarle. Syriza ha affermato chiaramente di non essere disponibile a formare alcuna maggioranza che non avesse come punto discriminante il rifiuto di applicare il memorandum imposto dall’Europa. Al contrario il Pasok e Sinistra Democratica sono stati disponibili a formare un governo con Nuova Democrazia che ha come punto fondamentale l’applicazione dei dictat europei. Lo stesso avviene in Italia con il governo Monti che è sostenuto in modo bipartisan da ABC al fine di applicare tutte le porcherie imposte dall’Europa: demolizione del sistema sanitario, del sistema di istruzione pubblico, del sistema previdenziale pubblico, del diritto del lavoro. Il primo insegnamento che viene dalla Grecia è quindi la necessità di costruire un polo della sinistra antiliberista e anticapitalista, autonomo dalle forze socialiste e con un progetto politico economico e sociale contrapposto alle ricette di centro destra e centro sinistra. L’idea che costruire una Syriza italiana in alleanza con il PD è peggio di una sciocchezza, è un mistificazione in cui si cerca in modo truffaldino di utilizzare la credibilità dei compagni e delle compagne greche per coprire il solito trasformismo italiano che tanti danni ha fatto al paese e alla sinistra. Questo orientamento ci viene confermato anche dalla decisione assunta dal Front de Gauche, che ha scelto di non votare la fiducia al governo Hollande, ritenendo il suo programma del tutto inadeguato ad affrontare la crisi e decisamente più moderato rispetto ai toni della campagna elettorale. Basti pensare al Fiscal Compact di cui Hollande chiedeva la modifica e che invece è stato accettato nella sua integrità. Ne si può dire che il governo Monti sarà una parentesi. Il governo Monti è un governo costituente dal punto di vista degli assetti sociali, della costruzione politica centrista e anche dal punto di vista degli effetti politici nel lungo periodo. L’accettazione del Fiscal Compact da parte della maggioranza di Monti determinerà una stretta enorme sulla spesa pubblica italiana, dell’ordine di 45 miliardi l’anno per un periodo di vent’anni. La politica economica dei prossimi governi – se si accettano i dictat europei – è già abbondantemente decisa ed è destinata a produrre una disoccupazione stabile di massa. Per questo occorre operare da subito per costruire un polo della sinistra in grado di presentarsi alle elezioni con un proprio profilo politico e programmatico. Anche al fine di costruire il polo della sinistra è utile l’esperienza greca come quella francese: il problema non è fare un nuovo partito ma costruire uno spazio pubblico unitario della sinistra in cui ognuno ci stia a partire dai propri convincimenti e dalle proprie pratiche sociali. Occorre costruire una aggregazione a base democratica, secondo il principio della democrazia partecipata e della valorizzazione del principio di “una testa un voto”. La crisi della sinistra italiana è infatti una crisi politica ma anche una crisi di legittimità democratica. La costruzione della sinistra unita deve quindi essere un percorso di chiarificazione politica e di rivoluzione nello forme organizzative. Il modello della federazione, della costruzione comune delle scelte politiche e del parallelo rispetto delle specificità culturali, politiche ed organizzative mi pare il modello che più si avvicina all’esigenza che dobbiamo soddisfare. A tal fine penso che sia necessario utilizzare i prossimi mesi per aprire la discussione pubblica sul programma e sulle forme di organizzazione dell’aggregazione politica a cui vogliamo dar vita.
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