Economia, Imperialismo

Di Stefano: “Basta palliativi. Bisogna stroncare la speculazione”

L’esito del braccio di ferro in corso in Europa non avrà certo l’effetto di una bacchetta magica…
La mia impressione è che si stia approfittando di alcune circostanze politiche favorevoli come il cambio della presidenza francesce per mettere un argine alle attività speculative. E’ evidente che il problema non è dissimle da due anni fa. In due anni non è stato fatto nulla di dirimente. Non è sostenibile avere una tensione permanente sui mercati. L’annuncio stesso che la Bce sia autorizzata ad intervenire serve più che altro a stabilizzare la situazione. Non bisogna dimenticare che la logica speuclativa è permanente. Ci sono operatori che continuano a fare un sacco di soldi sulle spalle di chi queste pratiche non le conosce. Attività che sarebbe immediatamente limitata se ci fosse un intervento della Bce.  La realtà è che c’è una enorme volatilità sul mercato secondario dei titoli che permette manovre speculative di tutti i generi. E quindi se ci fosse un meccanismo automatizzato si potrebbe fare qualcosa.  Il meccanismo automatizzato fa fare alla banca centrale quello che facevano le banche centrali dei singoli paesi. E’ come se alla Bce venisse dato il ruolo di stablizzare il cambio.

Se è così perché non si fa?
Per due motivi. Uno perché lo statuto della Bce pone dei vincoli, e secondo perché la Germania non vuole, per motivi politici, accettare un meccanismo che di fatto prelude agli eurobond. O, almeno, quel famoso sistema che traguarda la porzione oltre 60% del debito.

Qual è la strategia di Monti?
Sta stfruttando il fatto che non c’è più l’asse tra Francia e Germania e, inoltre, Obama sta facendo una pressione forte in vsta delle elezioni americane perché ci sia meno turbolenza. Il punto è che sono tutti palliativi che non risolvono i problemi strutturali. Il sistema è fuori controllo. Dovresti almeno applicare una parte delle regole che sono negli Usa. Toglieresti le armi alla leva finanziaria così come è strutturata oggi. Per rendersene conto basta gaurdare i grafici dell’andamento dei tioli.

Intanto, però, il volto dell’economia reale sta cambiando. La divisione internazionale del lavoro è stata completamente stravolta dalla crisi finanziaria…
La situazione è più complessa di quanto non sembri perché nonostante tutto l’Italia rimane il secondo paese manifatturiero. E’ vero che per effetto degli spread molte aziende classiche del manifatturiero sono oggetto di uan vera e propria campagna acquisti. Sta avanzando un secondo imperialismo economico e finanziario. Siccome non sei stato in grado di gestire questa fase molti assetti proprietari sono cambiati e possono cambiare ancora nei prossimi anni. Dei tre scenari, nel primo abbiamo perso le grandi imprese. Nel secondo, po,i abbiamo perso quote di mercato sulle esportazioni dimezzando la quota. Adesso rischiamo di perdere non tanto la filera produttiva ma l’assetto proprietario di quelle parti finali della produzione, come nella meccanica e nella chimica. In pratica sta saltando il discorso sui distretti produttivi. Hai propreità internazionli che prima dti governavano sulla produzione e oggi sulla proprietà.

Quali sono i reali interessi dei tedeschi, al di là dei sondaggi e delle preoccupazioni elettorali dei politici?
Loro non hanno nessuno interesse alla rottura dell’euro perché hanno guadagnato tanto in questi anni. Le esportazioni tedesche per 130 milairdi sono in Europa. Tra quelli più interessati al mantenimento dell’euro ci sono proprio i tedeschi. Certo, poi c’è un problema politico, ovvero che pretendono l’euro sotto l’egida tedesca. E non credo che vadano nella direzione della distruzione. Quello che non consideriamo a sufficienza è quanto in realtà la Germania sia debole e pericolosamente esposta, con le banche, rispetto agli altri paesi europei. Da questo punto di vista non bisogna sottovalutare questo forte elemento di criticità.. Le banche messe peggio sono proprio le loro. E su questo bisognerà vedere cosa accadrà quando la Bce potrà controllare più da vicino la loro attività.

Andrea Di Stefano è direttore della rivista “Valori”

Fonte: www.controlacrisi.org

Comments Closed

Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.