La presidente: il Consiglio ne discuta prima della delibera. Contraria anche la Lega. Marcato: è un’operazione che serve ai Democratici e non ai cittadini
IL NODO MULTIUTILITY
Hera-AcegasAps, stop di Ruffini
«Rischiamo di non contare nulla»
La presidente: il Consiglio ne discuta prima della delibera. Contraria anche la Lega. Marcato: è un’operazione che serve ai Democratici e non ai cittadini
PADOVA - La città continua a dividersi di fronte all’eventuale, ormai in dirittura d’arrivo, aggregazione tra AcegasAps ed Hera. Gli staff dirigenziali delle due multi-utility hanno l’altro giorno varato un accordo quadro, che prevede essenzialmente il passaggio al colosso emiliano-romagnolo della Spa partecipata al 62,8% dai Comuni di Trieste e Padova. I quali, nel gruppo con sede centrale a Bologna, peserebbero circa il 5,3% a testa. Ma l’affare, benedetto a più riprese dal sindaco Flavio Zanonato, incontra numerose perplessità.
«Credo sia davvero il caso di prendere esempio da Trieste, dove da settimane si sta discutendo pubblicamente della questione. E’ quindi doveroso affrontare al più presto in consiglio comunale i termini dell’operazione, prima che approdi in aula la delibera finale, cosa che dovrebbe avvenire entro la metà di ottobre». A dirlo è la presidente del parlamentino di Palazzo Moroni Daniela Ruffini (Prc), che annuncia: «Nei prossimi giorni, come capogruppo del Prc, depositerò una mozione sul tema. Ovviamente però, per convocare l’assemblea, la mia volontà non basta. Serve infatti l’appoggio anche di altri consiglieri – ricorda la Ruffini – Ecco perché mi appello a tutte le forze politiche di questa città, per far sì che una vicenda così delicata e decisiva per la futura gestione dei servizi pubblici locali di acqua, rifiuti, gas e luce possa essere approfondita e dibattuta dai padovani. Evitando così che la discussione si tenga soltanto a cose già fatte».La posizione della presidente del consiglio è molto netta: «Sono fortemente contraria all’aggregazione perché, in questo modo, AcegasAps verrebbe in pratica regalata ad Hera ed il nostro Comune non avrebbe alcun potere decisionale nel gruppo emiliano-romagnolo. Possedere appena il 5,3% delle quote – sottolinea la Ruffini – significherebbe contare zero. Inoltre, sia il referendum svoltosi circa un anno fa che una recente sentenza della Corte costituzionale hanno ribadito come non esista alcuna norma che impone la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Insomma, perché improvvisamente tutta questa fretta?».
Più o meno identica la convinzione di Roberto Marcato, vicepresidente della Provincia e segretario provinciale della Lega Nord: «Se l’operazione andasse in porto, le tariffe e la qualità dei nostri servizi verrebbero decisi a Bologna. L’ipotesi infatti di pesare solo il 5,3% mi pare francamente ridicola. E poi scusate – domanda Marcato – siamo di fronte ad un intervento davvero a vantaggio dei cittadini oppure ad un affare economico-finanziario di stampo politico? Non vorrei sbagliarmi, ma mi sembra che i sindaci di Padova, Trieste (Roberto Cosolini, ndr) e Bologna (Virginio Merola, ndr) siano tutti del Pd, come peraltro anche il presidente della Regione Emilia Romagna (Vasco Errani, ndr)… Qualcuno forse ha deciso di fare cassa vendendosi l’anima – conclude il numero due di Palazzo Santo Stefano – Ma noi non ci stiamo. Anzi, come direbbero a Napoli, ccà nisciuno è fesso… ». Torna a farsi sentire intanto il portavoce padovano del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo: «Leggo che qualche esponente del Pdl condivide la nostra proposta di fare un referendum cittadino sulla questione – dice Giovanni Endrizzi, riferendosi al consigliere provinciale Domenico Menorello – Noi però non vogliamo la compagnia di chi intende soltanto fare confusione, perché magari desidera che AcegasAps passi in mani diverse da quelle di Hera…».
Davide D’Attino
Fonte: Il Corriere del Veneto
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