Economia

La manovra monstre di Monti-Bondi: tagli per 27 miliardi.

Riunione fiume nella notte e scontro nell’esecutivo. Cancellata la sanità pubblica

“Benefici concreti per i cittadini”. C’è scritto proprio così nell’incipit della manovra finanziaria da più di ventisette miliardi (in tre anni), alias ‘spending review’, che il Governo ha varato stanotte dopo una riunione di sette ore. Sette ore di drammatico confronto interno in cui ad un certo punto per arginare l’opposizione dei ministri il premier ha dovuto usare le maniere forti. Alla fine “Supermario” la spunta. Ed ottiene che la norma sugli uffici giudiziari, oggetto di gran parte delllo scontro, viene solo posticipata di qualche giorno. I risparmi conteggiati ammontano a 5 miliardi nel 2012, 11 nel 2013 e altri 11 nel 2014. Tutta la manovra viene coperta dalla patina dell’efficientamento e della razionalizzazione. In realtà l’impostazione è quella dei tagli “a prescindere” sul lato della spesa senza minimamente curarsi della erogazione sui servizi a favore dei cittadini. Basta guardare, per esempio, a quanto avverrà nella Sanità dove si stima un taglio di 18mila posti letto. Molti presidenti di regione hanno già dichiarato che con questi provvedimenti l’assistenza sanitaria pubblica non c’è più. C’è poi il doloroso capitolo sul lavoro nel pubblico impiego. A parte il taglio delle piante organiche, viene introdotta una odiosa pagella individuale sulla base della quale viene misurata la produttività del lavoratore. Viene così aperta la strada al licenziamento “modello Fiat”. Nella pubblica amministrazione si apre un vero e proprio esodo di massa tra tagli agli enti locali, soppressione delle province e ‘razionalizzazione’. Ma ancora non è finità perché Monti sta preparando il taglio delle agevolazioni fiscali e dei contributi pubblici. Su questo ha messo al lavoro due campioni del liberismo come Giuliano Amato e Francesco Giavazzi. Un miliardo in più infine alle missioni militari all’estero. Di seguito un quadro sintetico della legge finanziaria.

Pubblica amministrazione

Nella Pubblica amministrazione è previsto un taglio degli uffici dirigenziali di almeno il 20% e delle risorse destinate al personale non dirigenziali di almeno il 10%. I lavoratori verranno stipati in spazi più ristretti: tra i 12 e i 20 metri quadrati a persona nei palazzi di nuova costruzione e tra i 20 e i 25 negli altri. Anche gli archivi subiranno la stessa sorte. Ovviamente, gli spazi risparmiati verranno venduti.
Per il personale in eccedenza prevista la “risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro nei confronti dei dipendenti che, in base alla disciplina vigente prima dell’entrata in vigore dell’ultima riforma introdotta dal decreto legge n. 201 del 2011, avrebbero ottenuto la decorrenza del trattamento pensionistico entro il 31 dicembre 2014″. Il trattamento di fine rapporto verrà percepito non subito ma con la pensione. Per gli altri che non hanno i requisiti si apre la prospettiva della mobilità.

Stop alle consulenze per i dipendenti pubblici che andranno in pensione. Il viceministro Grilli parla di “una clausola di impedimento a dare consulenze al personale in quiescenza”.
Il valore dei buoni pasto non può superare i 7 euro, mentre le ferie e i riposi non potranno più essere “monetizzati” e vanno consumati obbligatoriamente.

Le pubbliche amministrazioni potranno “rescindere contratti di lungo periodo non più convenienti che dovessero risultare troppo onerosi” per quanto riguarda l’acquisto di beni e servizi. Nel decreto si prevede anche l’accentramento alla Consip, la società del ministero dell’Economia che ha per legge il ruolo di “centrale acquisti” di tutti i poteri di tesoreria anche sulle amministrazioni decentrate. Per i ministeri e gli enti sono stati eliminati eccessi di spesa per 1,5 miliardi nel 2012 e 3 miliardi a partire dal 2013. Taglio del 50% rispetto al 2011 per i fondi relativi al parco auto. Tra gli interventi di soppressione quelli dell’Isvap e della Covip (saranno accorpate nell’Irvap) e di altri enti e società.

Gli affitti pagati dallo Stato subiranno un taglio del 15% dopo la procedura di rinegoziazione. Più veloce la procedura di vendita degli alloggi di servizio di proprietà del ministero della difesa.

Stretta sulle società pubbliche e su quelle in house che non potranno più esistere. Previsto il taglio ai cda delle società a totale partecipazione pubblica: avranno solo tre membri. La mano pubblica deve vendere tutte le partecipazioni nelle società controllate. Un colpo mortale al risultato del referendum contro la privatizzazione dell’acqua.

Scuola
Saltano i fondi per scuole non statali, mentre 10 milioni vanno alle Università non statali. Sono le spese autorizzate per il 2013. “Il fondo per il finanziamento ordinario delle università – si legge – di cui all’articolo 5, comma 1, della legge 24 dicembre 1993, n.537, è ridotto di 200 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013”. È anche previsto un incremento di 90 milioni di euro per il Fondo di intervento integrativo per la concessione dei prestiti d’onore e l’erogazione delle borse di studio da ripartire tra le regioni. Il personale inidoneo viene inserito nell’amministrazione mentre vengono aboliti i distacchi presso il ministero degli Affari esteri (istituti di cultura all’estero).
Vincoli al turn over per il sistema universitario statale e per gli enti di ricerca. Si prevede per le università e gli enti di
ricerca l’adeguamento alla normativa già in vigore preso le altre pubbliche amministrazioni, in materia di limitazione alle nuove assunzioni.

Enti locali
Via all’accorpamento delle province. In pratica ne rimarranno solo 50. Criteri: popolazione ed estensione. Il Consiglio dei ministri fisserà entro dieci giorni le soglie minime per la sopravvivenza di una provincia, per poi passare la palla agli enti locali. Il processo dovrebbe essere completato entro la fine del 2012. Saranno salve le province degli attuali capoluogo e entro il primo gennaio saranno istituite 10 città metropolitane: Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria. Contemporaneamente si riducono di 700 milioni di euro per il 2012 e di 1 miliardo di euro dal 2013 i trasferimenti dello Stato alle Regioni a statuto ordinario, escludendo dalla riduzione le risorse destinate al Servizio Sanitario Nazionale. Per i Comuni la riduzione è pari a 500 milioni di euro per il 2012 e 2 miliardi di euro dal 2013. Per le Province la riduzione è di 500 milioni di euro per quest’anno e 1 miliardo di euro dal 2013.

Sanità
I tagli nel settore della sanità si concentrano su quattro capitoli. Sarà anticipato il taglio del 5% sull’acquisto di beni e servizi che sarebbe entrato in vigore dal 2013, con la rinegoziazione dei contratti in essere. Sulla spesa per i farmaci, il governo ha decisio un aumento dello sconto obbligatorio che farmacie (fino al 2014) ed aziende farmaceutiche ( solo per il 2012) praticano al Servizio sanitario nazionale. Per gli anni successivi saranno invece aggiornate le regole che prevedono un tetto di spesa per la farmaceutica territoriale e quella ospedaliera. Meccanismo simile per l’acquisto di dispositivi medici: per il resto del 2012 deciso un abbattimento del 5%, ma dal prossimo anno sarà fissato un tetto di spesa. Prevista anche la riduzione dell’acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati.Il saldo complessivo è di un taglio di 18mila posti letto.

Fonte: www.controlacrisi.org

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