Politica

Chiusura dell’inceneritore consiglieri in prima linea

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Tre anni fa l’impegno nel Patto per l’ambiente: Ruffini e Pisani confermano. Verlato: «Prioritario mandare in pensione la discarica: forse nel 2016»

Patti e promesse, si sa, sono un po’ il sale delle campagne elettorali. Le associazioni chiedono ai candidati d’impegnarsi per questo e per quello e i futuri amministratori sottoscrivono.

Poi dalla fase delle enunciazioni più o meno solenni si passa a quella concretissima delle deliberazioni: le condizioni di partenza magari cambiano e nuove variabili influiscono sulle scelte di consiglieri e assessori.

Premessa doverosa alla luce della nota che Lucio Passi, a nome di Legambiente, ha inviato ieri. Passi, che deve avere la memoria di un elefante, ricorda che nella primavera del 2009 furono in tanti a sottoscrivere il Patto per l’Ambiente.

Documento che, tra i vari impegni, conteneva quello della chiusura della prima linea dell’inceneritore di San Lazzaro. Proposta che l’assessore comunale all’Ambiente, Alessandro Zan, leader veneto di Sinistra Ecologia Libertà, ha rilanciato in un’intervista al nostro giornale.

Orbene, ricorda Passi, oltre a Zan aderirono gli assessori Silvia Clai (Idv), Andrea Colasio (Pd) e Fabio Verlato (Pd), la presidente del Consiglio comunale Daniela Ruffini (Prc), i consiglieri democratici Vincenzo Cusumano, Nona Evghenie, Paolo Guiotto, Giuliano Pisani e Paola Lincetto e il dipietrista Fabio Scapin.

Ma, a distanza di tre anni, mentre procede a tappe forzate il percorso di fusione tra AcegasAps ed Hera, Passi chiede «l’istituzione di un forum pubblico ad hoc che guidi il processo decisionale), come la pensano oggi alcuni sottoscrittori di quel Patto? C’è davvero, come sostiene Legambiente, «il rischio che per motivi puramente economicistici Padova diventi il distretto dell’incenerimento, a partire dalla realizzazione della già ventilata quarta linea». «In quel momento», ricorda Colasio, assessore alla Cultura, «si era aperto un dialogo proficuo tra l’amministrazione e Legambiente. Si tratta comunque di una presa di posizione a titolo personale, che non impegnava in alcun modo la giunta. Credo che nel 2014, si dovrà definire il programma per la prossima amministrazione, l’idea della chiusura della prima linea dell’inceneritore sarà valutata con grande attenzione.».

Fabio Verlato, oggi assessore alle Politiche sociali, ricorda che all’epoca era presidente della commissione Verde. «Stiamo facendo un “porta a porta” intelligente», sottolinea Verlato, «che ci sta dando delle grandi soddisfazioni. Io credo che l’obiettivo primario sia quello di chiudere la discarica di Roncajette e mi auguro che questo traguardo possa essere raggiunto nel 2016. In seguito, se il “porta a porta” migliorerà ulteriormente, si potrà anche pensare alla chiusura della prima linea dell’inceneritore. Ma oggi, se devo scegliere, ritengo prioritario chiudere la discarica».

Giuliano Pisani, consigliere del Pd, contesta il metodo fin qui seguito nel processo di fusione. «Di Hera», ironizza Pisani, «sentivo parlare già nel 1999, ma all’epoca, da professore di greco, pensavo alla moglie di Zeus. Orbene, a fine luglio salta fuori questa storia della fusione e mi pare tanto una decisione presa dall’alto. Già qualche anno fa, all’epoca del matrimonio tra Acegas e Aps, qualcuno mi spiegava che lasciare il 51% in mano a Trieste avrebbe comportato enormi sciagure. Ora qualcuno mi può spiegare perché dovrei sentirmi rassicurato?».

Daniela Ruffini non va per il sottile: «Se vediamo la struttura industriale di Hera, ci accorgiamo che il colosso emiliano ha interessi notevolissimi nel settore dell’incenerimento dei rifiuti. Orbene, io credo che se intendiamo affrontare seriamente il percorso di un ciclo integrato dei rifiuti, la prima cosa da fare è tenerci AcegasAps. Quando conteremo il 5% non potremo fare un bel niente». (NdR: vai qui per approfondire)

Paola Lincetto ricorda che due anni fa è stata in visita al termovalorizzatore: «All’epoca ci sono stati forniti dati tranquillizzanti. Chiudere la prima linea dell’inceneritore non può essere una posizione ideologica. All’epoca, è vero, ho firmato, ma oggi non mi schiero per la chiusura».

Claudio Baccarin

fonte: mattino.it

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