Lavoro, Lotte

Sud Africa, 35 morti e 78 feriti. Cgil: “Brutale repressione delle forze dell’ordine”.

Trentaquattro morti, settantotto feriti e 259 arresti. Per la polizia del Sud Africa è questo il bilancio finale della mattanza di ieri presso le miniere di Marikana nel nord-ovest del Paese. La polizia sostiene di aver aperto il fuoco per difendersi dagli attacchi dei lavoratori, armati di coltelli e bastoni.

Il presidente sudafricano Jacob Zuma ha anticipato il rientro dal Mozambico, dove era in corso un vertice regionale, per seguire da vicino la vicenda delle violenze alla miniera Marikana. “Il presidente e’ preoccupato dalla natura violenta della protesta – si legge in una nota ufficiale – dato che la costituzione e leggi sul lavoro permettono numerose strade per affrontare le questioni ed e’ favorevole alle richieste per una commissione d’inchiesta”.

Tante le voci di protesta che si stanno levando dal mondo contro l’operato della polizia del Sud Africa. L’Ituc, la confederazione internazionale dei sindacali, in una nota, esprime le sue condoglianze e spera che le indagini delle autorità facciano presto luce su quanto è accaduto.

La Cgil in una nota diramata oggi esprime “profondo dolore per “la sanguinosa repressione dei minatori in sciopero a Lonmin” e condanna la “brutale repressione da parte delle forze dell’ordine.
Nello stesso tempo esprime “le sue più sentite condoglianze alle famiglie delle vittime e la sua solidarietà al Cosatu, la maggiore confederazione sindacale sudafricana, e ai suoi affiliati”. Del resto “è sconcertante e inaccettabile – si legge nella nota – che il controllo di una vertenza sindacale che si era manifestata, nei giorni precedenti, anche con dure e incomprensibili violenze, che avevano già condotto alla morte di lavoratori, vigilantes e poliziotti – abbia portato ad un tremendo bagno di sangue”.
Come il Cosatu e il Num (federazione dei minatori) “denunciano da giorni, dietro alla violenza – che ha diviso i lavoratori – stanno le pesanti responsabilità delle autorità, che, prima della brutale repressione, hanno omesso ogni forma di vigilanza – e della proprietà della miniera, che ha usato ogni mezzo per indebolire e dividere il sindacato”, di fronte alle richieste di miglioramento salariale e delle condizioni di vita e di lavoro.
“Facciamo nostro l’appello del Cosatu – conclude la nota Cgil – per la cessazione di ogni violenza, il perseguimento dei responsabili, l’unità dei lavoratori, il rispetto della libertà di organizzazione sindacale, la genuina ripresa del dialogo e della trattativa”.

La miniera Marikana della Lonmin, terzo produttore mondiale di platino e che dà lavoro a circa 30mila persone, minaccia il licenziamento di 3.000 lavoratori se non viene interrotto uno sciopero a oltranza per un aumento salariale, che il sindacato radicale Amcu chiede sia triplo rispetto al salario attuale, che pari a circa 400 euro al mese. La mobilitazione va avanti da una settimana e ci sono state già una decina di vittime. Dopo la rottura delle trattative, un leader del’Amcu al megafono ha urlato: “Non ci muoviamo. Se necessario, siamo pronti a morire!”.I minatori vivono in strutture adiacenti all’impianto, prive di acqua: “Siamo sfruttati, e né il governo né i sindacati ci sono venuti in aiuto: le società minerarie guadagnano grazie al nostro lavoro, e non ci pagano quasi nulla”.

Fonte: www.controlacrisi.org

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