Lavoro, Lotte

Turismo, le lotte dei lavoratori non vanno in ferie

di Fabio Sebastiani

Dalla vertenza Alcoa, tornata drammaticamente ad occupare le cronache delle occupazioni e dei sit in, al disastro Windjet, che oggi ha visto la protesta di piloti e steward direttamente al Fontanarossa di Catania, le battaglie per la difesa del posto di lavoro e contro lo sfruttamento del lavoro non sono “andate in vacanza”. La crisi sta abbassando di fatto il costo del lavoro, altro che aumento delle buste paga attraverso la produttività o con qualche ritocco del cosiddetto cuneo fiscale. In Grecia, tanto per fare un esempio a noi vicino il taglio dei salari è stato del 10%.
Quest’anno si è fatta particolarmente sentire la protesta proprio dei lavoratori del settore del Turismo e degli impieghi stagionali.
A Rimini, i sindacati hanno lanciato una Campagna Sociale per l’emersione del lavoro gravemente sfruttato nel turismo , solo pochi giorni fa la denuncia, ad opera della Cgil, di episodi di razzismo ai danni di migranti impegnati nella raccolta dei pomodori, un razzismo che assume i connotati dello sfruttamento selvaggio di una manodopera che vive in condizioni disumane e con salari da terzo mondo. Sempre a Rimini l’associazione Rumori Sinistri ha sostenuto la vertenza intrapresa, nell’estate 2011, da alcune lavoratrici rumene cacciate via dall’albergo senza neppure riscuotere le mensilità arretrate, costrette a raccogliere donazioni dai connazionali per tornare nel loro paese.
A meta’ luglio, volutamente un po’ sottotono, sono scesi in campo gli animatori dei villaggi turistici: in piu’ di 400 strutture turistiche hanno lanciato uno sciopero, senza incrociare le braccia, con lo scopo principale di informare i clienti sulle problematiche e i rischi che vive la loro categoria. Hanno letto un comunicato e la ‘Poesia dell’animatore’ e intrattenuto gli ospiti dei villaggi-vacanze con momenti di spettacolo. ”Vogliamo che l’animazione turistica venga riconosciuta come una vera professione – spiega il presidente della Fiast, la Federazione italiana animazione e servizi turistici aderente a Confesercenti, Salvatore Belcaro – sia per chi la fa sul campo che per chi ne gestisce le risorse umane e l’operativita’. Per ora non e’ cosi’ ed e’ un danno per tutti”. Un’altra iniziativa di sensibilizzazione e’ in programma per il 31 agosto.
Un altro allarme dalla Toscana da parte del Cobas lavoro privato che entrano nella polemica locale sulla tassa di soggiorno (che vede impegnati le associazioni di commercianti da una parte e la giunta del Pd dall’altra) denunciando le condizioni di sfruttamento in molti esercizi del litorale pisano. “Si sono presentati al nostro sportello- dicono dal Cobas – alcuni giovani che hanno lavorato al nero presso alberghi , bar e ristoranti; si tratta di giovani referenziati provenienti dall’istituto alberghiero e dai corsi di formazione della provincia e la storia raccontata è sempre la stessa. Una chiamata in sostituzione di qualche dipendente ‘di ruolo’, dieci o quindici giorni con orari di lavoro che superano le 10 ore per un paga che nel migliore dei casi arriva a 50\60 euro”. “In questi giorni abbiamo letto di polemiche tra commercianti e Comuni – continua il Cobas – i primi a denunciare la tassa di soggiorno invocandola come causa del lavoro al nero. Ma il nero domina nel settore turismo da anni e con la tassa di soggiorno non esiste relazione alcuna e la condizione di sfruttamento riguarda non solo quanti(e sono la maggioranza ) sono privi di regolari contratto”.

Il dipendente del turismo è spesso giovane, italiano o migrante, con esperienza nel settore (chi denuncia le condizioni si sfruttamento viene tagliato fuori e “il passa parola tra esercizi commerciali significa non trovare più una occupazione”. Il settore del Turismo è considerato, dai dati ufficiali ISTAT, come uno dei comparti dove si registra una enorme evasione fiscale, i dipendenti, di regola i facchini e le cameriere ai piani, anche se formalmente assunti con contratti part time ma con tabelle salariali che presentano una paga oraria che si aggira sui 5 euro lordi, somigliano a dei lavoratori a chiamata che procedono, per il calcolo dei loro averi, lavorando a cottimo; sappiamo che questo appare una storpiatura ma se obblighi una cameriera a pulire 3/4/5 camere con bagno in un ora altrimenti non la paghi, si tratta di un lavoro a ore o a cottimo? Noi crediamo che sia un cottimo. Parliamo di grandi alberghi con decine\ centinaia di camere che ospitano Kermesse, congressi e un turismo non certo popolare, alberghi dove da qualche tempo si registrano le cessioni di alcuni rami di azienda (pulizie ai piani, facchinaggio , cucina…) a favore di grandi cooperative e società. In questo modo l’albergo riduce il numero dei dipendenti, le lavoratrici cedute solo in alcuni casi hanno potuto contrattare il mantenimento dei loro contratti e livelli salariali

In questo passaggio “c’è poi da considerare la qualità del servizio offerto al cliente, la richiesta di un numero di camere sempre più alto da pulire, induce per forza di cose ad una pulizia meno attenta e più veloce”. I Cobas di Pisa hanno mantenuto aperto anche in questo periodo il loro sportello sindacale e hanno scritto una lettera aperta per chiedere ” agli uffici competenti di controllare le regolarità contrattuali, le retribuzioni e i contributi, perchè i soldi evasi si agirano a decine o centinaia di migliaia di euro”.
Per i Cobas, la crisi è stata il trampolino di lancio per lo sfruttamento senza limiti e con quella arroganza padronale tipica di chi sa di potere reiterare”pratiche e comportamenti lesivi della dignità umana e non solo di diritti sindacali che dovrebbero rappresentare la base su cui costruire il rapporto di lavoro”.

Fonte: www.controlacrisi.org

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