di Hilary Wainwright
Nella maestosa cornice del parlamento greco, Alexis Tsipras, il presidente di Syriza, la coalizione radicale di sinistra, apre il primo incontro dei suoi 71 deputati con il suo caratteristico mix di freddezza e giovialità. Nello stesso momento in tutto il paese gli attivisti organizzano assemblee di quartiere, aprono “cucine solidali” e bazar, lavorano in centri medici volontari, proteggono gli immigrati dagli attacchi di Alba dorata, il nuovo partito fascista che ha guadagnato il 7 per cento dei voti alle elezioni, fondano le correnti di Syriza dentro il sindacato, lavorando alla transizione da una coalizione di 12 organizzazioni politiche (con 1,6 milioni di voti) a un nuovo tipo di partito.
Nel mezzo di tutto questo i militanti trovano il tempo di cucinare, ballare, dibattere e organizzare un festival anti-razzista di tre giorni. Il festival, ora alla sua sedicesima edizione, è stato creato per affrontare, nelle parole del suo fondatore Nicos Giannopolous, «la crescita di nazionalismo e razzismo nei primi anni Novanta». Nei suoi obiettivi, principi organizzativi nonché nella pluralità delle forze culturali che promuove, il festival simboleggia la forza della società civile internazionale che Syriza ha contribuito a costruire e di cui è essa stessa in buona parte frutto. Sono state coinvolte nell’organizzazione dell’evento più di 250 tra organizzazioni e partiti e più di trentamila persone di ogni età ed etnia si sono riversate nello spazio “ancora” pubblico del parco Goudi ad Atene.
L’obbiettivo comune di queste attività è trasformare il sostegno elettorale per Syriza in una forza sociale per il cambiamento, oltre a incrementarne la forza lungo il percorso sentiero elettorale che conduce al governo. Quando alle prime elezioni del 6 maggio 2012 Syriza ha ottenuto il 17 per cento dei voti molti attivisti sono rimasti sbalorditi. Soltanto tre anni prima con il 4.7 per cento dei voti l’alleanza aveva passato per un soffio la soglia di sbarramento del 3 per cento che limita l’entrata in parlamento. Alle seconde elezioni del 17 giugno 2012, i voti per Syriza sono cresciuti fino al 27 per cento, e la gente di Syriza ha iniziato a immaginare l’arrivo al governo.
Dimitris Tsoukalas, uno dei nuovi deputati di Syriza proveniente dal Pasok – la principale forza di centro-sinistra dalla sua fondazione nel 1974 – era a capo del sindacato dei bancari, ha dato le dimissioni dal Pasok il giorno prima che il Presidente George Papandreou firmasse il memorandum d’intesa sulle riforme di politica economica con Fmi, Commissione Europea e Banca Centrale Europea. Tsoukalas è poi entrato nella coalizione “No al memorandum”, per contrastare il Pasok alle elezioni regionali nell’Attica, la regione nella quale il voto del Pasok è crollato dal 40 al 23 per cento. Tsoukalas è cauto: «Il voto può essere come la sabbia». E Nuova Democrazia, il principale partito di destra greco, arrivato primo alle elezioni di giugno, è stato capace di raccogliere i frutti della paura di fronte alla crisi e alla possibilità di una vittoria di Syriza.
Le origini del cambiamento
Da dove viene questa organizzazione politica, radicata nei movimenti e impegnata per cambiare lo stato? La struttura del nuovo partito dovrà essere discussa dai militanti vecchi e nuovi nei prossimi sei mesi. Ma tutti concordano che i fondamenti di Syriza non debbano cambiare. Syriza, fondata nel 2004, segue il successo di una nuova generazione di attivisti provenienti dal partito di sinistra Synaspismos, inclusi Alexis Tsipras e Andreas Karitzis. Questa generazione si è formata nei movimenti per una globalizzazione alternativa nati all’inizio di questo secolo, che hanno portato alle grandi manifestazioni di Genova nel 2001 e al Social forum mondiale ed europeo. L’esperienza del Social forum, incluso il Forum sociale greco, è stata decisiva nell’allontanare la cultura della nuova sinistra greca dalla fedeltà ad una particolare ideologia, in favore invece di pluralismo, collaborazione democratica, apertura e convinzione dell’importanza di proposte alternative.
Questa cultura ha attecchito su un terreno fertile. I giovani di Syriza sono la prima generazione che ha rifiutato il capitalismo dopo la caduta dell’Unione Sovietica; il loro impegno è per costruire un’alternativa, piuttosto che proporre un modello già elaborato da altri. «Cerchiamo di trovare un’altra strada», dichiara Karitzis. «Credo che ci sia bisogno del potere politico dello Stato, ma ciò che risulta decisivo è quello che si fa a livello dei movimenti e della società prima di assumere il potere. L’ottanta per cento del cambiamento non passa dal governo».
Synaspismos ha fornito la cornice adatta per il tentativo di costruire un nuovo tipo di socialismo, pratico ma fondato su solidi principi. È stato il prodotto di innumerevoli divisioni interne alle forze comuniste, emerse dalla rottura con lo stalinismo e dalla critica al capitalismo. Synaspismos aveva lavorato con altre associazioni della società civile per creare il Social forum greco. Tra queste, alcune forze politiche maoiste e trotzkiste, ma anche verdi, femministe, gay e reti per i diritti sociali. Tutti hanno contribuito a fondare Syriza, rappresentata nella sua bandiera verde, rossa e viola. Fuori, a braccia conserte, sicuro della sua forza interna sempre più immaginaria, è rimasto il dogmatico e apparentemente immobile Partito comunista greco (Kke). Nonostante partisse dal 7,5 per cento, alle ultime elezioni di giugno il suo consenso è sceso al 4,5 per cento.
Quando, nove anni e molti movimenti dopo l’avvio del Social Forum, le forze per il cambiamento si sono riunite a piazza Syntagma, Syriza era lì. Yanis Alampanis, un membro di Syriza attivo nella Rete per i diritti sociali e politici, descrive il modo in cui hanno partecipato alle prime manifestazioni anti-austerità: «Si sono condivisi alcuni principi, per esempio non permettere slogan anti-immigrati. Il primo giorno molte persone avevano bandiere della Grecia senza permettere bandiere che rappresentassero partiti politici. Dopo molte discussioni è emerse invece l’idea che potessero partecipare bandiere di altre nazioni, inclusa quella della Primavera araba». «Ha cambiato l’immagine dell’azione», dice Alampanis. «Così si costruisce un movimento radicale e politico».
È stata questa immersione nei valori dei movimenti sociali, insieme alla rivolta che nel 2008 è seguita all’uccisione del giovane Alexandros Grigoropoulos da parte della polizia, che hanno portato a considerare Syriza come lo strumento politico di cui fidarsi per liberare la Grecia dal Memorandum. «Syriza è stata sempre con noi», dice Tonia Katerina, membro della coalizione Open city. È stato un sentimento che ho sentito più e più volte.
Quando Tsipras ha dichiarato che Syriza era pronta a formare un governo per fermare le politiche del Memorandum, ha unito la rabbia alla speranza, ha aperto un canale che può mettere in comunicazione la società con il parlamento.
Solidarietà politicizzata
Nel suo lavoro fuori dal parlamento Syriza costruisce reti sociali che organizzano in modo sistematico le pratiche di sostegno informale radicate nella società greca. Ci sono cucine solidali, dottori ed infermieri che offrono cure, l’aiuto legale per affrontare il pagamento dei debiti. Così Syriza risponde ad Alba dorata; per Karitzis se la sinistra «non costruirà nuove relazioni sociali, a farlo sarà qualcun altro».
Le reti non rappresentano un sostituto al welfare. «Le persone si trovano ad affrontare il problema della sopravvivenza», spiega Karitzis. «Noi non possiamo risolverlo, ma possiamo essere parte della loro socializzazione. Queste iniziative di solidarietà possono essere una base per la lotta per il welfare. L’idea è di cambiare mentalità delle persone su quello che possono realizzare, sviluppando insieme la capacità di avere potere». Questa è anche una preparazione al governo. «Se arrivassimo al governo, in pochi mesi le persone potranno essere pronte a combattere per i propri diritti, ad assumere il controllo delle banche e cosi via».
Prepararsi al governo
Aristides Baltas, coordinatore della commissione per il programma, descrive i lavori svolti da parlamentari, esperti, funzionari pubblici e organizzazioni sociali per proporre politiche alternative (Syriza ha avuto oltre il 50 per cento dei voti dei dipendenti pubblici). Queste commissioni, più che essere “ministeri ombra”, vogliono mantenere i legami tra movimenti e la politica parlamentare. Baltas, militante e professore di filosofia della vecchia generazione di Synaspismos, ha coordinato la stesura di un dettagliato programma di 400 pagine che ha coinvolto membri di Syriza di ogni categoria. L’accento è su soluzioni costruttive e una delle quattro sezioni del programma riguarda la «ristrutturazione dello Stato». È una strategia ambiziosa per la democratizzazione di uno Stato che è istituzionalmente corrotto. Ma è anche una sfida al programma dalla Troika di ridensionare lo Stato greco attraverso le privatizzazioni.
Vecchie sfide, nuove aperture
Insieme ai preparativi per il governo, dentro e fuori il parlamento gli attivisti sono attenti al pericolo rappresentato dalla perdita del radicamento sociale, ovvero diventare «un altro Pasok». Nella formazione del nuovo partito priorità condivisa è quella di creare, come chiarisce il nuovo parlamentare Theano Fotiou, «una struttura che permetta alle persone di essere sempre collegate con il partito anche se non ne sono membri, sia per criticarlo che per portare nuove esperienze».
Un fattore importante sono le risorse. Syriza riceverà quasi 8 milioni di euro (triplicando il suo attuale bilancio) come risultato del suo successo elettorale e a ogni parlamentare sono assegnati dal parlamento cinque assistenti. In che modo Syriza applicherà l’attenzione dedicata alle lotte nella società alla distribuzione di queste nuove risorse? Per Karitzis la maggior parte dei fondi dev’essere destinata a quello che possiamo fare nei quartieri. Ad esempio per assumere persone che diffondano le iniziative di centri medici sociali, persone che possano connettere i cittadini con i produttori di generi alimentari, in modo da aumentare la capacità di costruire una rete di relazioni. Dei cinque assistenti destinati ai parlamentari, due lavoreranno direttamente per il deputato stesso. Uno lavorerà per una commissione politica, i restanti due andranno ad aiutare i movimenti nei quartieri.
Un’altra sfida è rappresentata dal fatto che la stragrande maggioranza dei membri sono uomini, anche se all’interno della leadership la presenza femminile è consistente. Sissy Vovou, una dei 200 membri dell’organismo dirigente di Syriza e della Rete delle donne, rifiuta l’idea che l’uguaglianza femminile sia un problema «che dovrà essere affrontato solo una volta arrivati al governo». Si sta sviluppando una nuova dinamica, un terzo dei parlamentari di Syriza sono donne elette con un sistema proporzionale basato su liste aperte, sono state votate sulla base della loro leadership locale. E hanno chiarito sin dal primo incontro in parlamento che l’uguaglianza femminile non può attendere.
Nuove forme di radicalismo sono evidenti anche all’interno dei sindacati. Il rapido collasso delle vecchie strutture di potere sta innescando un terremoto all’interno di sindacati le cui strutture erano profondamente legati ai vecchi partiti, Pasok, Partito comunista e Nuova democrazia. Le conseguenza per Syriza di questi cambiamenti, ma si apre la possibilità di un rafforzamento del sindacalismo di base.
Infine c’è una sfida anche per noi. La crescita di Syriza, insieme alla sconfitta di Sarkozy in Francia, ha incoraggiato il rifiuto delle misure di austerità in Europa e spostato l’equilibrio dei poteri all’interno dell’Unione europea. Applaudire e andarsene non basta di certo a cambiare le cose. La catastrofe (evitabile) imposta al popolo greco peggiora di giorno in giorno e Syriza ha chiaro che il Memorandum non può essere cancellato solamente dagli sforzi a livello nazionale.
La forma più efficace di solidarietà in tutta Europa sarebbe quella di imparare da Syriza a costruire nei nostri paesi nuove forme di organizzazione politica sufficientemente aperte e libere da poter trasformare in una grande forza politica tutti coloro che desiderano un’alternativa al capitalismo, basata su valori che molti di noi descrivono come socialisti, ma senza un modello particolare in mente.
Syriza ha dimostrato come questo movimento e stile politico possa essere unito a una presenza organizzata nel sistema politico per difendere e riguadagnare quei diritti politici e sociali di base che i partiti più grandi considerano ora da eliminare. Questo percorso, costruito di fronte all’attacco più violento dell’austerità neoliberista, potrebbe essere ripreso in tutta Europa. La geografia politica europea ne verrebbe trasformata, e in Grecia Syriza potrebbe non soltanto essere una luce per la sinistra, ma potrebbe arrivare al successo.
(Traduzione di Alessandro Bramucci)
il manifesto 6 settembre 2012
Fonte: www.rifondazione.it
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