Lavoro, Lotte, Politica

IL LAVORO PRENDE LA PAROLA E’ ORA DI SCEGLIERE

APPELLO PER I REFERENDUM ABROGATIVI

La  legge  148/2011  e  la  legge  92/2012  suggellano  gli  accordi  separati,  distruggono i contratti nazionali di lavoro, calpestano i diritti e la dignità dei lavoratori, attaccano al cuore la legge  300/1970,  cioè  l’art.18,  portano  allo  smantellamento  dello  stato  sociale  e  riducono  il lavoro a merce.
Berlusconi  ha  fatto  una  legge  per  rendere  inefficaci  i  contratti  nazionali  di  lavoro, validare gli accordi separati, non solo in Fiat.
Monti ne ha fatta un’altra che stravolge l’art.18 dello Statuto, consegnando alle imprese la libertà di licenziare per motivi economici, senza dover ricorrere alla cassa integrazione o ai contratti di solidarietà.
Questa è la politica dei liberisti: libertà di licenziamento, libertà di investire là dove si
può utilizzare un esercito di nuovi schiavi senza diritti né salario.
Le  imprese  ringraziano  e  procedono:  stanno  già  fioccando  i  licenziamenti  per  motivi economici  o,  addirittura,  per  imprecisati  motivi  disciplinari:  tanto  il  risarcimento  ai  lavoratori (senza reintegra) arriva al massimo a sei mensilità, costa cioè meno della mobilità.
L’art.18 dello statuto, baluardo della dignità e del diritto del lavoro, è stato aggirato e
reso inefficace.
La crisi va affrontata estendendo i diritti a tutti e tutte, riducendo la precarietà, riducendo l’orario di lavoro per favorire l’occupazione, realizzando più giustizia sociale, più eguaglianza.
Invece,  il  governo  Monti,  perfetto  esecutore  del  capitalismo  finanziario  ferocemente classista, fa esattamente il contrario: usa la crisi per ricattare il paese, i lavoratori, i giovani, i pensionati, generando recessione e disoccupazione.
L’equità  per  il  governo  Monti  si  è  tradotta  in:  riduzione  dello  stato  sociale,
prolungamento  dell’età  lavorativa,  blocco  dei  contratti,  pensioni  sotto  il  livello  della sussistenza,  privatizzazioni  e  svendita  del  patrimonio  pubblico;  nessun  vero  contrasto all’evasione  fiscale  ma,  invece,  lassismo  verso  chi  esporta  capitali,  delocalizza  impresa  e lavoro, inquina, immobilismo contro la corruzione ed il clientelismo, sempre più organici alla criminalità organizzata, vera piaga per il paese.
Di espropriare gli espropriatori, di valorizzare i beni comuni, il patrimonio culturale ed
ambientale,  di  riconvertire  settori  industriali  strategici,  di  mettere  in  sicurezza  il  territorio degradato ed inquinato, di nuove forme di energia pulita non se ne parla nemmeno, anzi si dà il via libera ad un ulteriore saccheggio del territorio.
In  questo  quadro,  democrazia  e  rappresentanza  dei  lavoratori  non  trovano  spazio alcuno.
Al contrario, il Governo intende attaccare l’intera legge 300/1970, il diritto di coalizione dei lavoratori e lo stesso diritto (costituzionale) di sciopero.
Era  indispensabile  -  è  lo  è  ancor  più  oggi  -  lo  sciopero  generale  per  contrapporsi  a questi  attacchi;  ora  è  vitale  per  il  movimento  dei  lavoratori  ripristinare  l’art.18  della  Legge 300/1970, il contratto nazionale.
Per la libertà ed il diritto del lavoro ripartiamo dalla democrazia: organizziamo i comitati provinciali referendari, firmiamo e facciamo firmare i referendum per abrogare le famigerate leggi 148/2011 e 92/2012.
L’art.18 va riconquistato ed esteso a tutti.

I promotori del comitato
provinciale referendario

Padova, 09.10.2012

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