Lavoratori minacciati dai capi per non farli partecipare allo sciopero. A denunciarlo è Paolo Ferrero, segretario del Prc che oggi, giorno dello sciopero generale è a Pomigliano con la Fiom. Ferrero sottolinea come la segnalazione gli è arrivata direttamente dai lavoratori. “I capi sono passati ieri nello stabilimento dicendo che chi avesse fatto sciopero sarebbe stato messo nella lista dei 19 da buttare fuori”, dichiara Ferrero. “Questo e’ un atteggiamento mafioso e indegno di un paese civile –continua Ferrero – ed e’ indegno che il Governo stia a guardare queste cose che avvengono nella piu’ grande azienda italiana. I lavoratori che me lo hanno detto non potrebbero testimoniarlo altrimenti verrebbero sbattuti fuori, ma lo dico ugualmente perche’ bisogna avere il coraggio di rompere il muro di silenzio. Questi signori che girano non in giacca e cravatta ma col maglioncino e poi usano questi metodi per impedire ai lavoratori di scioperare sono fuori dalla legalita’ italiana”, ha concluso.
Al corteo hanno preso parte non meno di diecimila persone. Tra loro anche il Comitato mogli cassaintegrati della Fiat, che hanno consegnato al segretario generale della Fiom Maurizio Landini la lettera d’invito all’assemblea dei lavoratori da loro organizzata per il 24 novembre prossimo. Molti personaggi politici hanno deciso di intervenire all’iniziativa della Fiom a Pomigliano. Tra questi, oltre a Ferrero, il sindaco De Magistris, Nichi Vendola e Antonio Di Pietro. La Fiom aveva lanciato un invito alla Cgil a tenere la manifestazione centrale delle “100 piazze” del 14 novembre proprio a Pomigliano. La Cgil ha preferito farla a Terni, dove è intervenuta Susanna Camusso.
Secondo Landini il progetto Fabbrica Italia “non c’è più”, per questo occorre discutere “un nuovo accordo rispettoso della Costituzione”. “Siamo di fronte al fatto – ha detto – che Fabbrica Italia non c’è più, siamo senza lavoro e senza diritti e questo fa regredire il nostro paese”. Ricordando poi le parole del ministro del Lavoro Elsa Fornero secondo la quale occorre “lavorare in silenzio per riprendere il dialogo” sul caso Fiat, Landini ha spiegato: “Chi lo fa è muto, non vorrei fossero anche sordi. La discussione di questo genere va fatta alla luce del sole, come è avvenuto negli Stati Uniti, in Francia e in Germania, dove il sistema industriale – ha detto- è stato difeso con l’intervento pubblico. Non a caso Fiat è andata in Serbia, Stati Uniti, Polonia e Brasile dove ha avuto soldi pubblici. In Italia questa discussione non si sta facendo e, siccome Fabbrica Italia non c’è più, si discuta un nuovo accordo rispettoso della Costituzione”.
Fonte: www.controlacrisi.org
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