Lavoro, Lotte, Politica

Auguri da Rifondazione

Cari compagni, cari simpatizzanti e amici, auguri a tutti per il nuovo anno.

Lasciamo il 2012 con un bilancio che ritengo positivo per la nostra federazione e per il partito nel suo complesso.

Dopo il congresso di Chianciano, le possibilità di mantenere in campo la nostra proposta della Rifondazione comunista non erano scontate. Questa sfida è ancora viva grazie allo straordinario impegno militante che ci ha permesso, non solo di continuare a “vivere” ma anche di fare qualche passo in avanti. Questo ci dà speranza per il futuro.

In tutte le lotte significative, nelle battaglie referendarie, nei movimenti, non è mai mancata la nostra presenza, non è mai mancato l’impegno convinto e spesso determinante dei nostri compagni, delle federazioni, dei circoli, del nostro segretario Paolo Ferrero.

Ci siamo stati con l’analisi puntuale della crisi, delle dinamiche della speculazione finanziaria internazionale, del suo intreccio con i processi politici, con la riduzione degli spazi di democrazia. Abbiamo indicato conchiarezza, da subito, la natura costituente e di classe del governo Monti, quando molti anche a sinistra si entusiasmavano per la fine del berlusconismo considerando il governo dei tecnici una novità positiva.

Il valore di questa nostra impostazione politica, e le pratiche militanti che ne sono conseguite, hanno prodotto una crescita di attenzione nei nostri confronti, di cui il notevole successo dell’iniziativa con Paolo Ferrero, per quantità e qualità delle partecipazioni, ai primi di dicembre è stata un segnale chiarissimo.

Cominciamo questo 2013 nella nostra federazione con un gruppo dirigente che è cresciuto nei numeri e nella consapevolezza, più unito e determinato, che ha saputo sviluppare nella campagna referendaria sul lavoro un impegno unico per i risultati raggiunti e per la sua diffusione in tutto il territorio della provincia di Padova. Ciò si somma alle altre importanti campagne: quella sulle tre proposte di legge regionali e quella sulla patrimoniale che abbiamo fatto negli ultimi due anni.

Rifondazione Comunista c’è! Non siamo un partito di opinione. Subiamo un feroce ostracismo sul piano mediatico, ma abbiamo conquistato e mantenuto un importante spazio di interlocuzione con i soggetti reali della necessaria alternativa di sistema. In tutti i territori siamo stati protagonisti delle lotte in difesa del lavoro e dell’occupazione, di significative battaglie in difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini, e di diritti fondamentali come quello alla casa.

L’impegno dei circoli e della federazione è stato in questi anni straordinario, seppur con mezzi limitati e basando tutto sul lavoro volontario e sulle disponibilità economiche dei nostri compagni, generando tante iniziative che sono non misurabili sul nostro striminzito bilancio annuale.

Per noi Ambiente, Lavoro, Beni comuni, non costituiscono l’acronimo di una soggettività organizzata. Essisono terreni di una pratica quotidiana del conflitto, di una consapevolezza teorica e di una elaborazione conquistate e agite ormai da più di un decennio.

Avendo il tempo per farlo, dovremmo scrivere un opuscolo sulla storia dell’impegno militante e sulle lotteche abbiamo promosso o alle quali abbiamo partecipato negli ultimi 10 anni, per dare ai compagni il senso della strada compiuta e del cammino intrapreso.

Comincerei dalla nostra partecipazione e sostegno allo sciopero generale dei migranti a Vicenza e dallo sciopero ad oltranza all’Arneg, voluto e deciso dai nostri compagni nella fabbrica e dalla Fiom, e dalla campagna promossa con decine di assemblee e iniziative per legare la battaglia contro la Bossi-Fini e il tentativo allora respinto di modificare l’art.18. intrapreso dal governo Berlusconi dopo la vittoria elettorale del 2001, e ora realizzato dal governo Monti con il sostegno del Partito democratico.

Oggi ci troviamo di fronte a uno snodo fondamentale.

Ci giochiamo una partita che può aprire la strada alla costruzione di una sinistra di alternativa, alternativa al montismo e all’alleanza dei cosiddetti progressisti, che intanto, sicuramente, vogliono progredire sullastrada tracciata dal governo tecnico, con l’obbligo di pareggio in bilancio e con il fiscal compact, sulla strada dello smantellamento dello stato sociale e dell’impoverimento generale dei ceti subalterni. Lo facciamo con una coalizione di forze che sono arrivate per strade diverse alla costruzione della lista civica che indica Pietro Ingroia come candidato presidente. Pdci e Idv hanno cercato fino all’ultimo, e con lo stesso Ingroia, l’alleanza con i progressisti. Rifondazione, invece, aveva scelto da tempo e con chiarezza la strada dell’alternativa: aveva già deciso la sua collocazione politica.

Non sempre i percorsi sono lineari e le coalizioni si fanno con forze diverse tra loro, ma che hanno obbiettivi comuni.

Oggi l’obiettivo comune è quello di dare rappresentanza nelle istituzioni al programma condiviso, e qui ha certamente valore il fatto che abbiamo alle spalle una campagna referendaria svolta unitariamente e, come hanno dovuto riconoscere lo stesso Marco Revelli, Livio Pepino e Chiara Sasso, gli stessi punti qualificanti della piattaforma di Cambiare si può. Un obiettivo comune che colloca questa coalizione, al di là deidifferenti punti di partenza, in una posizione politica alternativa alla piattaforma e alla proposta elettorale di Pd e Sel. Piaccia o non piaccia.

Sui 10 punti programmatici, sulla difesa dei diritti, dei lavoratori e della democrazia, sul no al Fiscal compact e all’obbligo di pareggio di bilancio e alle grandi opere, sulla difesa della scuola pubblica e della sanità pubblica, come beni irrinunciabili, sulla lotta alle privatizzazioni, faremo la nostra campagna elettorale. Rivendichiamo la coerenza della nostra pratica, del nostro impegno nei conflitti e nelle istituzioni. Per chi non ha memoria ricordiamo la limpidezza della nostra posizione, nonostante pesanti ricatti di fronte ai quali abbiamo saputo tenere “la schiena dritta”, nella vendita di Acegas-Aps a HERA.

Tutti i nostri compagni, collettivamente e individualmente, sono portatori di una cittadinanza attiva al cubo, per dedizione, impegno militante e assoluto disinteresse personale. Essi non temono il confronto con nessuno.

E qui veniamo alla vicenda padovana e nazionale di “Cambiare si Può”.

Abbiamo proposto, in tempi non sospetti, la costruzione di un blocco elettorale e sociale alternativo al Pd. Abbiamo indicato anche la modalità dell’appello di soggetti riconosciuti per le loro qualità personali e intellettuali, e per la loro autonomia, per dare il via alla sua costruzione concreta. Abbiamo aderito con slancio e in maniera non strumentale alla proposta di “Cambiare si può”. Abbiamo contribuito al successo delle 100 assemblee provinciali e delle assemblee nazionali convinti, a ragione, che lo spazio che si apriva dava nuova forza e sostanza alla costruzione di uno spazio innovativo e fecondo, per la costruzione di una sinistra di alternativa. Abbiamo condiviso immediatamente quel programma e l’indicazione di una necessaria cesura con l’esperienza della sinistra arcobaleno. Ci siamo mossi in generale sui territori con un atteggiamento mondo dalle consuete pratiche vive nei partiti (ma anche in altre realtà) di occupazione militare degli spazi politici e degli ambiti di movimento. Nessuna logica di apparato, ma ricerca di un percorso comune a partire dal rispetto di ogni esperienza singola e collettiva. Abbiamo evitato dirispondere alle provocazioni di chi, subalterno al grillismo e all’antipolitica (figlia di tanti errori nostri certamente ma anche, è bene ricordarlo, di una potente campagna dei giornali della borghesia, in primis di quelli che hanno fatto da supporto prima al governo Monti e ora alla sua “salita” in politica) ci ha insultato dall’alto delle sue presunzioni. Abbiamo cercato di mantenere il confronto sul terreno della proposta politica e del programma. Continueremo a farlo.

Il compagno Paolo Ferrero si è persino reso disponibile ad accettare la pregiudiziale sulla candidatura dei segretari di partito pur di mantenere l’unità raggiunta sul programma e sulla collocazione politica; anche se la sua candidatura potrebbe sostenersi “a prescindere” dal suo ruolo di segretario di Rifondazione, ma semplicemente per lo straordinario lavoro fatto in questi anni.

Ora noi dobbiamo restare su questa strada, finché è possibile.

Faremo un dibattito onesto. Confronteremo le nostre opinioni con quelle degli altri cercando di far valere ciò che oggi è prevalente: cioè la necessità oggi nella campagna elettorale e domani, se sarà possibile, in parlamento della voce e della proposta di un’alternativa alla destra populista, che può crescere se non contrastata efficacemente nel paese, al montismo diversamente coniugato e al berlusconismo.

Abbiamo chiesto che oltre alla pratica della democrazia del click telematico si riproponesse il confronto democratico in assemblea a quanti avevano partecipato al dibattito di dicembre a Padova e aderito per via telematica a “Cambiare si può”. QUESTO E’ IL MINIMO PER CHI VOGLIA PRATICARE LA DEMOCRAZIA DAL BASSO.

Qualcuno, forse poco sicuro delle proprie ragioni, avendo già deciso per sé, a torto o a ragione non conta, sta cercando di svalorizzare e di svuotare l’assemblea di giovedì 3 gennaio 2012 (sala Ivo Scapolo, viaMichele Sanmicheli 65 Padova, ore 20.45).

Noi dobbiamo fare in modo che riesca, sollecitando la massima partecipazione di tanti/e che hanno visto in CAMBIARE SI PUÒ uno spazio aperto per chi non è disposto alla resa nel campo della sinistra sociale e politica.

Di nuovo, buon anno.

Paolo Benvegnù
(segr. prov.le Rifondazione comunista)

2 Comments

  1. lorenzo

    ADELANTE COMPAÑEROS!
    Lorenzo (conques)

  2. Yuri

    Un ottimo articolo, Paolo!