Lavoro, Lotte

Le bugie a marchio Coop sui precari di Livorno e provincia

(da senzasoste.it - 22/12/2012) E’ giusto lavorare in un’azienda per quasi 10 anni con contratti a termine e poi essere mandati a casa? Ovviamente no, ma ancora più ingiusto è il fatto che l’azienda in questione (la Coop), per giustificare il licenziamento di una ventina di precari (quasi tutte donne) dei negozi di Livorno e provincia utilizzi argomentazioni che i sindacati definiscono “false e intellettualmente disoneste”. Sindacati (Cgil Cisl e Uil) che hanno indetto uno sciopero per il prossimo 31 dicembre, al quale ha aderito anche Usb.

Nel presidio/conferenza stampa che i sindacati hanno tenuto questa mattina fuori dal negozio Coop di via Settembrini a Livorno, sono stati distribuiti comunicati che inchiodano Unicoop Tirreno di fronte alle sue responsabilità. “La Direzione della Coop – si legge nel comunicato di Cgil-Cisl-Uil – ha disatteso gli accordi, negando sia la trattativa che le assunzioni, mancando alla parola data nei confronti dei lavoratori e rispondendo con atteggiamenti padronali ad una oggettiva difficoltà di mercato: taglio dei costi, del personale e del servizio.”

Ancora più duro il comunicato di Usb.

“Il nostro pensiero in questi giorni va alle colleghe e ai colleghi che si troveranno a trascorrere le festività natalizie con l’angoscia di non rivedere più il proprio posto di lavoro, quello per cui hanno dato tanto in tutti questi anni. L’azienda ha deciso infatti di non rispettare gli accordi che prevedevano la loro assunzione a tempo indeterminato dal 1 gennaio 2013.

L’azienda – prosegue il sindacato di base – in un comunicato di risposta sta sostenendo che si era dichiarata disponibile a valutare il problema delle stabilizzazioni nei prossimi mesi, ma omette alcuni aspetti fondamentali, col solo fine (ancora una volta) di difendere la propria immagine davanti ai dipendenti e all’opinione pubblica dicendo cose false e intellettualmente disoneste.

La prima cosa che l’azienda NON dice nel comunicato è che c’erano accordi già firmati che la impegnavano sulle stabilizzazioni. Un’omissione non proprio di poco conto.

La seconda cosa che l’azienda omette è che questi lavoratori e lavoratrici hanno già da tempo oltrepassato il limite di legge per l’assunzione obbligatoria (36 mesi). E non di poco, visto che ci sono numerosi casi di lavoratrici che hanno superato i 50-55 mesi di lavoro (!) con contratti a termine, con anzianità di servizio anche di 8-9 anni. Non male per una Cooperativa che non perde mai occasione per definirsi “rispettosa” dei diritti dei lavoratori e delle leggi.
La terza omissione riguarda un aspetto che forse non molti sanno, ossia i tempi legati al cosiddetto “Collegato Lavoro”.

In pratica, con le nuove norme, un lavoratore che vuole impugnare un contratto ha solo 60 giorni di tempo. Quindi quando l’azienda dice che avrebbe valutato le stabilizzazioni nei prossimi mesi, sa già che a quel punto i precari non sarebbero più in tempo per chiedere l’assunzione di legge davanti ad un giudice, e dunque sarebbero fuori per sempre. Un giochino che fra l’altro hanno già fatto in passato con altri precari.”

Cgil-Cisl-Uil rincarano la dose, giudicando il comportamento di Unicoop Tirreno come “inaccettabile da parte del sindacato e dei lavoratori poiché la questione è legata da impegni sottoscritti dalla Cooperativa stessa e supportata da diritti di legge già esigibili.”
E ancora Usb conclude: “Nel comunicato aziendale la Cooperativa si definisce, loro parole testuali, “un’impresa solida e ben capitalizzata” (infatti apriranno un nuovo punto vendita a Livorno nel corso del 2013). Un’impresa solida non può cacciare in questo modo dipendenti che, per la Cooperativa, hanno dato l’anima in tanti anni di lavoro.”
Periodo difficile dunque per la Coop nel rapporto con i propri lavoratori, visto anche che nelle settimane scorse aveva dovuto rispondere alle polemiche provocate da una lettera scritta da alcune dipendenti Coop del Lazio a Luciana Littizzetto, testimonial dello slogan “La Coop sei tu”, con la quale denunciavano le loro pessime condizioni di lavoro. Risposte con cui la Coop indossa sempre la maschera dell’azienda perfetta e immacolata, ma che stridono con una realtà dei fatti che parla di un mondo fatto di precariato infinito, condanne per condotte antisindacali (come quella emessa qui a Livorno nel 2008), condanne dei tribunali sul lavoro a termine, licenziamenti dopo la cessione di punti vendita ad altri operatori (come avvenuto di recente in Campania), e altri comportamenti che di “cooperativo” hanno ben poco.

leggi anche: La Coop precetta i lavoratori per lo sciopero. Usb si indigna: “Condotta antisindacale”

 

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