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Intervista a Daniela Ruffini

daniela-ruffini«Via Anelli è di nuovo abbandonata»

Daniela Ruffini, presidente del consiglio comunale, racconta la chiusura del “Bronx” che dal 2007 è chiuso e vuoto

Daniela Ruffini, la “signora di via Anelli” ora presiede il consiglio comunale. Racconta i suoi (quasi) dieci anni a palazzo Moroni. Donna e orgogliosamente comunista, traccia una sorta di bilancio della città del Duemila.

«Nel 2004 era davvero tutto un altro mondo» debutta Ruffini, «Qualcuno non se ne accorge e resta fermo. Ma Padova dal punto di vista economico-sociale sconta un declino. È il territorio impoverito, ma sono anche le famiglie in affanno. Ho letto e riletto l’intervista di Ivo Rossi al mattino. Posso concordare su alcuni aspetti, tuttavia vedo il limite del non mettere al centro la sacca di povertà che si estende».

La sua è una preoccupazione anche istituzionale?

«Possiamo immaginare Padova più bella, accessibile e… sollevata da terra. Però poi c’è uno sfratto esecutivo al giorno. Oppure il Comune registra 1.800 domande di chi si offre per lavorare a 5 euro all’ora. Non si può amministrare solo con le tavole dell’urbanistica, che valorizza la rendita fondiaria. Senza nessuna vera opzione per redditi, lavoro, consumi, diritti elementari come la casa o la salute».

Riavvolgiamo il nastro: via Anelli, il Bronx della Stanga. C’era anche lei “in trincea”…

«Un’esperienza eccezionale, da ogni punto di vista. Soprattutto umano, nel bene e nel male. A giugno 2007, l’ultima palazzina del complesso fu chiusa. Da allora non c’è stata la capacità, forse la volontà, di riqualificare l’area. Certo, c’erano stati un sacco di problemi con i proprietari: si parlò di esproprio, di un consorzio con Ater e Regione, ma ora non si vedono più nemmeno i privati. E via Anelli, di nuovo, è un luogo di degrado e abbandono. A due passi dalle torri direzionali della Stanga».

Ruffini presidente del consiglio, un’altra dimensione: com’è la parte isituzionale?

«Una modalità che ho sempre svolto super partes, rispettando minoranze come è giusto che sia. Ma non ho nemmeno smesso di esercitare la funzione politica di capogruppo di Rifondazione comunista».

Era negli accordi del 2009?

«Allora ci fu un’intesa precisa. Non eravamo d’accordo con alcuni punti del programma elettorale del sindaco. Per noi, erano decisivi la chiusura delle due vecchie linee dell’inceneritore, una moratoria urbanistica, il rispetto dei beni comuni. Insomma, abbiamo appoggiato il centrosinistra per non far vincere il centrodestra. Ma senza accordi di governo della città».

Una scelta che è costata?

«Tutti a Padova ricordano alla vigilia del ballottaggio quale fu la “risposta” del Pd. Chi l’ha decisa, non ci ha messo la faccia. Ma si sa bene chi fu».

E ultimamente la maggioranza scricchiola.

«Di certo, affidare a Elena Ostanel la mozione sospensiva sull’Auditorium lascia perplessi. Quanto ignorare il richiamo alla sintassi di Pisani».

Secondo lei, qual è il vero punto politico?

«Il consiglio dev’essere il luogo del confronto. Ed è sovrano in materia di patrimonio comunale. Dunque, è in aula che occorre illustrare dove e come si voglio realizzare Auditorium, nuovo ospedale, seconda linea del tram. È inimmaginabile un “pacchetto” predisposto altrove, perché sulla massima trasparenza si gioca tutto. E chi governa non può dare tutto per scontato o credere che gli interessi siano tutti uguali».

Scusi, presidente Ruffini, come giudica il dopo-Zanonato dalla presidenza del consiglio comunale?

«È sotto gli occhi di chiunque: il clima è cambiato. Non c’è più la sua “prorompente” presenza. E l’atmosfera è più serena. Del resto, un conto è l’animata e polemica discussione politica, ben altro arrivare alle offese personali. E devo dire che al di là del carattere di qualcuno, i consiglieri rispettano le regole di comportamento».

Una curiosità: quanto guadagna e come si sposta?

«Ho la stessa indennità degli assessori, tuttavia mantengo lo stipendio del mio lavoro e il resto lo devolvo al partito. Viaggio… in bici azzurra. È la quarta che acquisto».

Nel 2014 che farà?

«Mi piacerebbe poter lavorare con i movimenti, le associazioni e i gruppi attivi ad un progetto di alternativa ai vecchi schemi. Da militante del Prc, non sono disposta a qualsiasi cosa pur di avere un seggio».

Nel suo ruolo isitituzionale, un giudizio sulle altre rappresentanze cittadine?

«Il rettore mi sembra all’insegna della continuità. Barbara Degani ha tentato di emanciparsi dal modello di Casarin. E siccome faccio zero “vita mondana”, non saprei che dire rispetto ai salotti Vip. Non sono mai andata nemmeno alla cena di santa Lucia, ma non sono l’unica: nemmeno l’onorevole Naccarato ci va…».

Presidente Ruffini, ora che è fuori dalla sala di giunta faccia il nome di un assessore…

«Quello che mi è piaciuto di più è Andrea Colasio».

Fonte: Mattino di Padova

L’intervista sulle pagine del Mattino di Padova, in formato PDF

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