Pubblicato il 8 set 2013
di Paolo Ferrero -
L’assemblea convocata per oggi a Roma da Lorenza Carlassare, Don Luigi Ciotti, Maurizio Landini, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky è molto importante.
Innanzitutto sarà il punto di partenza per una mobilitazione per la Costituzione e per il lavoro in vista della manifestazione del 12 di ottobre. Domani si apre anche in Italia – come negli altri paesi europei – un percorso di mobilitazione sociale e politica sui nodi di fondo delle politiche governative. Si tratta di un passaggio rilevantissimo perché non può sfuggire a nessuno che dopo il massacro sociale del governo Monti, il governo Letta procede a passi tanto felpati quanto rapidi alle privatizzazioni ed allo stravolgimento della Costituzione in senso presidenziale. Questo attacco alla Costituzione avviene con il consenso di larghissima parte del sistema politico e dei mass media e nel sostanziale disinteresse del paese. Anche perché la crisi macina le vite ma anche le coscienze e la mancanza di lavoro e di soldi tende a far passare in secondo piano i problemi della democrazia. Il rischio concreto è che la crisi sociale impastata con la crisi della politica produca un consenso passivo alla proposta neoautoritaria del presidenzialismo e allo scardinamento delle istituzioni democratiche.
Per questo è importante che la battaglia per la difesa della Costituzione sia intrecciata ad una battaglia per il lavoro, per l’attuazione della Costituzione. Solo tenendo insieme questione sociale e questione democratica, occupazione, salario e Costituzione, è possibile fare una battaglia efficace, costruire una mobilitazione di massa.
L’apertura di un percorso di mobilitazione sui temi del lavoro e della democrazia è quindi la strada per superare la drammatica situazione di impotente solitudine che vivono milioni di uomini e donne, per ricostruire percorsi, identità e lotte collettive.
L’assemblea di domani può essere importante per un secondo motivo. Può aprire una discussione su come costruire un punto di riferimento per quelle decine e decine di migliaia di uomini e di donne di sinistra, che fanno politica in mille forme diverse, ma che non sanno dove sbattere la testa. Oramai è evidente anche ai ciechi che il centrosinistra – in tutte le sue varianti – non fornisce alcuna risposta a questo quesito. Con Renzi – già incoronato anche da SEL – le cose semplicemente peggioreranno. Così come è evidente che Grillo non da una risposta a questa esigenza: la gestione aziendalistica e autoritaria del movimento 5 stelle sono il contrario della ricostruzione di un protagonismo di massa di cui abbiamo bisogno.
Il tema posto è quello della costruzione di una sinistra che sia in grado di proporre una alternativa al neoliberismo e quindi di avanzare un progetto di democratizzazione della vita quotidiana, di redistribuzione del reddito, del lavoro, del potere, di riconversione ambientale e sociale dell’economia. Una sinistra che a partire da questo progetto di alternativa si incontri con le forze della sinistra europea e si definisca come alternativa alle forze che compongono il governo. In un mondo in cui il Democratico Obama e il socialista Hollande si presentano come i maggiori guerrafondai dell’occidente vi è bisogno di una sinistra vera, autonoma ed alternativa.
Questo nodo sarà presente nella discussione di domani e noi proporremo di affrontarlo evitando di ripercorrere gli errori del passato. Non ha funzionato la Federazione della Sinistra così come non ha funzionato Rivoluzione Civile: Non funzionano le ambiguità nel rapporto con il centro sinistra e i patti di vertice a cui siamo stati costretti. Non si tratta di fare un nuovo partito: si tratta di dar vita ad un spazio pubblico della sinistra basato sul principio della democrazia e della partecipazione, in cui a partire da un comune progetto politico e da regole condivise, si possa ricostruire una comunità di dibattito e di azione civile, culturale e politica.
Per questo domani saremo in assemblea a Roma. L’autorevolezza e la serietà di chi ha convocato l’assemblea costituisce un fattore non secondario delle speranze che in essa riponiamo. L’obiettivo, al fondo, è dar vita ad una assemblea che rovesci il significato storico che l’8 settembre ha assunto nel nostro paese.
Fonte: www.liberazione.it
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