Pubblichiamo il testo dell’ordine del giorno sul pacchetto sicurezza emanato dal governo Berlusconi nel 2009, presentato dalla compagna Daniela Ruffini, e respinto dal consiglio comunale di Padova.
Gruppo consiliare Rifondazione Comunista-Comunisti italiani
ORDINE DEL GIORNO CONTRO IL PACCHETTO SICUREZZA
APPROVATO DAL PARLAMENTO ITALIANO
E CONTRO LE POLITICHE DI RESPINGIMENTO COLLETTIVO ALLA FRONTIERA DEI MIGRANTI ATTUATE DAL GOVERNO ITALIANO
PREMESSO
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che il Sindaco, e quindi il consiglio comunale tutto, ha giurato di essere fedele alla Costituzione della Repubblica Italiana, che sancisce l’impegno per la difesa dei diritti umani de tutte le persone, così come sancito anche dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo approvata dall’Assemblea generale dell’Onu nel 1948;
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che il perseguimento dell’accoglienza sociale e culturale dei cittadini stranieri caratterizza da sempre l’attività amministrativa del Comune di Padova;
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che lo Statuto del comune di Padova all’art.2 comma 2 sub comma A riconosce la “centralità della persona e della sua dignità, la valorizza attraverso l’attenta considerazione delle diverse forme nelle quali essa si esprime e favorendone il libero sviluppo”
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che le cause dell’immigrazione vanno ricercate soprattutto nelle politiche economiche, militari e industriali dei paesi ricchi verso cui milioni di disperati dei paesi impoveriti vanno a cercare dignitose condizioni di vita per sé e i propri cari;
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che l’immigrazione rappresenta un fenomeno complesso e non banalizzabile, che richiede responsabilità e consapevolezza e necessita di essere affrontato con l’impiego di strumenti e risorse interdisciplinari che consentano di costruire una società fondata sull’uguaglianza e sul rispetto dei diritti e dei doveri;
DATO ATTO
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dell’approvazione da parte del Parlamento della Repubblica italiana del c.d. Pacchetto sicurezza (Legge 15 luglio 2009, n. 94 “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, entrata in vigore in data 8.08.2009) dove viene introdotto il reato di “immigrazione clandestina” che trasforma un fenomeno sociale quale l’immigrazione in fenomeno criminale, oltre a discriminare e porre in una condizione di inferiorità gli immigrati, contrariamente a quanto sancito dai principi della Carta Costituzionale;
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che il fondamento giustificativo del nuovo reato non può essere individuato sulla base di una presunta pericolosità sociale della condizione del migrante irregolare: la Corte costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti già escluso che la condizione di mera irregolarità dello straniero sia sintomatica di una pericolosità sociale dello stesso, sicché la criminalizzazione di tale condizione stabilita dalla legge si rivela anche su questo terreno priva di fondamento giuridico;
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che l’ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non rappresentano, di per sé, fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale, ma sono l’espressione di una condizione individuale, la condizione di migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato discriminatorio soggettivo contrastante non solo con il principio di eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia penale, in base alla quale si può essere puniti solo per la commissione di fatti materiali;
CONSIDERATO
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che ogni essere umano ha dignità in sé e non in quanto “serve” al sistema economico;
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che il modo migliore di attenuare i conflitti sociali e valorizzare la presenza degli immigrati nel nostro territorio è quello di garantire diritti, osservanza delle regole, condizioni di vita e di lavoro dignitose favorendo i ricongiungimenti familiari;
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che il c.d. Pacchetto sicurezza introduce la necessità di esibire il permesso di soggiorno per tutti gli atti di stato civile. Ciò significa che anche il semplice ma sacrosanto diritto di riconoscere un figlio, verrà sottoposto al filtro della richiesta del permesso di soggiorno. Una deroga, oltre a quella già prevista per l’assistenza sanitaria, sarà concessa solo per l’iscrizione dei minori a scuola;
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che, tuttavia, l’introduzione del reato di ingresso irregolare nel territorio dello Stato e l’obbligo di denuncia dei reati incombente sui pubblici ufficiali e su gli incaricati di pubblico servizio (artt. 361, 362 e 365 codice penale) finiranno, di fatto, per escludere dalla tutela sanitaria e dall’esercizio del diritto all’istruzione numerosi migranti;
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che l’acquisto della cittadinanza italiana per matrimonio potrà avvenire, dopo due anni di residenza nel territorio dello Stato (dopo il matrimonio) o dopo tre anni nel caso in cui il coniuge si trovi all’estero, con tempi dimezzati in presenza di figli, mentre le precedenti disposizioni prevedevano un termine di sei mesi.;
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che si modifica il codice civile, introducendo l’obbligo di esibire il permesso di soggiorno per celebrare il matrimonio, impedendo quindi anche i matrimoni tra “irregolari”, che non comporterebbero nessun tipo di “regolarizzazione”, così violando l’art. 29 della Costituzione;
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che la normativa approvata consente il prolungamento dei tempi di detenzione nei Cie fino ad un massimo di 180 giorni, introducendo una severa ed ingiustificata detenzione amministrativa che incide fortemente sulla libertà personale tutelata dall’art. 13 della Costituzione;
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che istituisce il permesso di soggiorno a punti (definito accordo di integrazione), articolato in crediti, da sottoscrivere al momento della richiesta di rilascio del permesso di soggiorno, così aggravando in maniera irrazionale il lavoro degli Uffici Immigrazione delle Questure italiane;
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che si prevede la cancellazione anagrafica dopo sei mesi dalla data di scadenza del permesso di soggiorno (i cui tempi medi di rinnovo si attestano attualmente su 290 giorni), così impedendo ai migranti l’accesso ad importanti servizi sociali erogati dai comuni italiani;
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che si introduce una tassa variabile tra gli ottanta ed i duecento euro per ogni rinnovo del permesso di soggiorno ed una di duecento euro per le richieste di cittadinanza, senza considerare in alcun modo la preoccupante e grave crisi economica che segna profondamente le condizioni di vita dei lavoratori italiani e stranieri;
RITENUTO
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che il provvedimento di cui sopra aggraverà la vita familiare e lavorativa di molte persone immigrate presenti sul nostro territorio ostacolando ogni percorso di cittadinanza e fomentando atti di xenofobia e razzismo;
RILEVATO
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che nelle disposizioni è presente l’introduzione di “strumenti di vigilanza” i quali, creando un corpo parallelo alle forze di polizia, uniche titolari della garanzia dell’ordine pubblico, rischiano di assumere un carattere di propaganda politica illegale e di pregiudizio alla titolarità esclusiva delle stesse forze di polizia , garanzia per tutti i cittadini;
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che le recenti politiche in materia di immigrazione perseguite dal Governo italiano hanno come corollario l’utilizzo sempre più frequente dello strumento giuridico del respingimento collettivo alla frontiera di numerosi migranti;
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che le politiche di respingimento in alto mare dei profughi costituiscono lo sfondo all’interno del quale è maturata la tragedia dei 73 migranti eritrei deceduti tragicamente nel canale di Sicilia alla fine dell’agosto 2009 e presentano peculiari profili di illegalità;
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che quanto avvenuto a sud di Lampedusa si inquadra nella pratica dei respingimenti collettivi ed informali verso la Libia che il Governo italiano ha ordinato alle unità militari, in particolare ai mezzi della Guardia di Finanza, a partire dal 15 maggio scorso. Più di 1200 migranti sono stati respinti negli ultimi mesi verso i porti libici o riconsegnati dalle nostre motovedette alle imbarcazioni militari libiche, alcune delle quali fornite dall’Italia. Non sappiamo quale sia stato il costo umano di queste pratiche di riammissione di migranti che – come dimostrano le statistiche relative agli ultimi anni – avevano titolo ad accedere nel territorio italiano per ottenere il riconoscimento di uno status di protezione internazionale;
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che il salvataggio delle vita in mare costituisce un principio cardine del diritto internazionale (Convenzione di Montego Bay sul diritto del mare, Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita in mare, Convenzione internazionale sulla ricerca ed il soccorso in mare), e che tale principio sovrasta e precede ogni altra finalità di controllo e contrasto dell’immigrazione irregolare e le intese, i protocolli operativi tra Italia e Malta e tra detti Stati e il sistema europeo Frontex debbono essere finalizzati in primo luogo ad organizzare un efficiente sistema di monitoraggio e soccorso;
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che tali politiche generano profonda preoccupazione per ulteriori aspetti, giacché ai superstiti, tra cui due minori, proveniente dall’Eritrea, così come altri migranti, evidentemente in fuga da una situazione di violenza generalizzata e bisognosi di protezione internazionale, potrebbe essere consegnato un provvedimento di respingimento alla frontiera prima di avere accesso alla procedura di asilo, oltre che essere incriminati per il reato di ingresso irregolare nel territorio dello Stato, introdotto dal c.d. Pacchetto Sicurezza;
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che la norma vigente in materia di respingimento (art. 10 TU immigrazione), già estremamente restrittiva, precisa infatti in modo tassativo che le disposizioni di cui allo stesso art. 10 del TU n. 286/98, relative al respingimento non si applicano a quanti facciano domanda di asilo, così come sancito e dall’art. 33 della Convenzione di Ginevra (principio di non refoulement);
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che tali politiche violano l’art. 4 del Protocollo 4 allegato alla Convenzione Europea a salvaguardia dei diritti dell’uomo, e questa violazione può integrare, in virtù del richiamo agli articoli 10 ed 11 della Costituzione, ungrave comportamento di abuso di ufficio, oltre che un illecito sanzionabile da parte della Commissione Europea e dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo;
RICHIAMATI
L’art. 2 della Costituzione che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, l’art. 3 della Costituzione che assicura uguaglianza dinanzi alla legge e pari dignità sociale a tutti, l’art. 10 della Costituzione che assicura il diritto di asilo agli stranieri ai quali sia impedito nei propri paesi l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, nonché l’art. 11 della Costituzione che consente il recepimento delle norme internazionali e comunitarie nel nostro ordinamento
il Consiglio comunale di Padova
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esprime contrarietà all’approvazione del c.d. Pacchetto Sicurezza (Legge 15 luglio 2009, n. 94 “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”) avvenuta il 2 luglio 2009, nella parte riguardante la disciplina dell’immigrazione e nell’uso strumentale di elementi esterni che creano disgregazione sociale e maggiore percezione dell’insicurezza, ritenendo tale provvedimento indegno per ogni Paese civile e in netto contrasto con la storia, i valori e la cultura dell’Italia repubblicana e della sua Carta Costituzionale, oltre che inadeguato al raggiungimento degli scopi che si prefigge;
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chiede al Sindaco di continuare ed intensificare la collaborazione con le forze dell’ordine al fine di tutelare così come fatto fino ad ora, la sicurezza dei cittadini, attraverso le figure già esistenti : nonni vigile, mediatori sociali, mediatori culturali, facilitatori culturali, operatori di strada o altre nuove figure purchè nel rispetto del modello solidale e già esistente a Padova e che rifugga dall’utilizzo di personale civile in funzioni di norma proprie delle forze di pubblica sicurezza.
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esprime preoccupazione e condanna per le politiche di respingimento collettivo alla frontiera attuate dal Governo italiano, che violano il dettato della Costituzione della Repubblica Italiana, le norme di diritto internazionale e comunitario recepite nel nostro ordinamento ed i principi della civiltà giuridica;
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chiede al Governo Italiano e al Parlamento la modifica della Legge n. 94 del 15 Luglio 2009 “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica” cancellando tutte le norme contenenti la nuova disciplina dell’immigrazione.
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dà mandato al proprio presidente di trasmettere il presente ordine del giorno al Presidente della Repubblica e ai Presidenti delle due Camere del Parlamento.
Padova 2 settembre 2009 La consigliera comunale
Daniela Ruffini
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