In Evidenza

Manifestazione 19 ottobre, casa, lavoro, reddito per tutti/e! [FOTO]

2013-10-19 16.38.37 (Small)Una straordinaria manifestazione, ha invaso sabato le piazze di Roma.

Centomila, un numero impressionante. Nelle piazze e nelle strade il tessuto di lotte, la soggettività di massa, i proletari che si battono nelle metropoli e nei territori per il diritto alla casa, al reddito contro le grandi opere e le politiche di austerità europee, hanno preso potentemente parola e consapevolezza della loro forza.

La campagna mediatica del giornalismo a libro paga della confindustria, delle banche, del governo delle larghe intese ha prodotto l’effetto contrario a quello cercato,ha fatto crescere l’interesse per la manifestazione,ha ,involontariamente,spinto verso la piena sua riuscita.

C’è solo da chiedersi quale impressionante dimensione avrebbe potuto avere se dalle grandi città del Nord fosse stato possibile raggiungere Roma con i treni speciali. Su questo resta un conto aperto con Trenitalia con la quale va intrapreso un duro conflitto aggiungendo alle tante ragioni che conosciamo anche questa.

Quello che sappiamo però è che da ieri siamo più forti. Che finalmente abbiamo spezzato la fitta trama di complicità sindacali, politiche, che hanno in questi anni reso difficile l’emergere di una opposizione sociale, di massa, organizzata e consapevole alle politiche europee di austerità,mettendoci al passo con i movimenti e le lotte dei paesi del Sud dell’Europa e del Mediterraneo.

Non sappiamo quelli che potranno essere gli esiti dell’incontro con Lupi, che si terrà Martedì al Ministero, non ci facciamo grandi illusioni. Sappiamo però che dopo Sabato dopo le giornate della sollevazione popolare siamo nei territori più forti, più determinati nel perseguimento dei nostri obiettivi.

Rifondazione comunista padova

Le due grandi riuscite manifestazioni del 18 e 19 ottobre segnano uno
svolta radicale nella storia del m.o. italiano e per tutta la sinistra
di classe; così come fu per la manifestazione di piazza Statuto del
1962 a Torino, che segnò la ripresa della lotta di classe dispiegata e
di massa in tutto il paese.

A Roma c’erano ieri numerosi anche i precari sfruttati dei cal center,
quelli per i quali il sindacato collaborativo cgil firmò il 1° agosto
scorso con l’Asstel un vergognoso accordo capestro, che i lavoratori di
Almaviva di Palermo, la maggiore azienda di cal center d’Italia, hanno
sei giorni fa messo duramente in discussione, a testa alta.

Dopo il 18 e 19 ottobre nessuno della sinistra di classe potrà più
commettere l’errore di dire, pena la sua emarginazione, che i girondini
del 12 ottobre sono da plaudire come e alla pari dei montagnardi del 18
e 19 ottobre: fra riformisti e rivoluzionari, bisogna sempre saper
scegliere con chiarezza.

Luigi Ficarra (PRC Padova)

 

Di seguito le foto:

Questo slideshow richiede JavaScript.

Leggendo alcune delle e mail inviate in mailing list (escluse da esse quelle di Marcelli, Lamacchia, Gianelli e Cesare), mi vengono spontanee delle riflessioni.

1. I “buoni”, che chiamo “girondini”, tipo Zagrebelsky e Carlassare, muovendo da rispettabili principi cristiani, denunciano la mercificazione che, dicono, viene oggi fatta dell’uomo lavoratore.

I cattivi, che chiamo “montagnardi”, dicono invece, a mio parere correttamente, che tale mercificazione è nell’essenza propria della produzione capitalistica; e, pertanto, per superare detta formazione sociale, come affermano anche i teorici della teologia della liberazione di formazione marxiana, occorre apertamente combatterla con dure e lunghe lotte di massa in una guerra oggi di posizione.

2. C’è una contraddizione sempre più insanabile fra capitalismo e democrazia. I “montagnardi”, a differenza dei “girondini”, la denunciano apertamente in tutte le sue necessarie manifestazioni (restringimento viepiù maggiore dei margini di partecipazione, specie nei luoghi di lavoro, ma non solo; produzione di armi, loro commercio e guerra; distruzione dell’ambiente; precarizzazione quasi totale del lavoro; aumento dello sfruttamento, sia  assoluto che relativo; privatizzazione di tutto, anche del sapere in particolare; applicazione generalizzata del principio di sussidiarietà di cui all’art. 1184, etc.),, e dicono che la si può risolvere solo superando il modo di produzione capitalistico, contro cui bisogna combattere.

3. I “montagnardi”, a differenza dei “girondini”, dicono pure apertamente che bisogna riprendere la dura lotta di classe dei proletari (sia di lavoro manuale che cognitivo) contro quella che il capitale, industriale e finanziario, per riaffermare la sua piena egemonia, ha condotto e conduce senza tregua, e con effetti distruttivi, dall’80 ad oggi. (Così Gallino). Oggi fra i “montagnardi” sono da comprendere i sindacati di base (USB e COBAS  in primis) e fra i “girondini” i sindacati confederali Cisl, Uil e Cgil, che sono divenuti sì tanto collaborativi da firmare con la Confindustria anche il patto di Genova del 2 settembre scorso.

4. Sul terrorismo la divaricazione si manifesta, qualificando alcuni dei “girondini” come terrorismo in via potenziale le lotte di massa con cui sia afferma una piena soggettività anticapitalistica, e quindi condotte con metodi e forme tali da svilupparla-potenziarla detta soggettività e tali comunque da porre in difficoltà l’avversario di classe (v. ad esempio le importanti lotte avvenute nel settore nevralgico della logistica; i picchetti organizzati a Pomigliano, Mirafiori ed in tante altre unità produttive del paese). – I “montagnardi”, invece, ritengono che siano da qualificare come terrorismo solo le violente azioni individuali – necessariamente e dichiaratamente separate dalle lotte di massa –  come l’esperienza tragica degli anni ’70 e ’80 ci insegna; e, in primis, il terrorismo di Stato, a partire dalla strage di Portelle della Ginestra del ’47, terrorismo di cui ha parlato e parla anche Imposinato (v. pure Sorrentino nell’interessante libro “Chi ha ucciso Pio La Torre”).

Citare in relazione alla manifestazione del 19 ottobre  il caso del compagno Rossa, come fatto in una e mail di cui ho peraltro apprezzato la passione politica, è a mio avviso sbagliato. Rossa fu ucciso vigliaccamente da terroristi incappucciati. Io, per quel poco che vale, ho avuto esperienza a Padova, nella seconda metà degli anni ’70, di una minaccia anonima di morte, da parte dei terroristi, a me espressamente diretta, come esponente del pci, ed affissa sulla cassetta delle lettere di casa mia; ed ho subito presentato un esposto alla Procura, rendendolo pubblico, memore del detto: “chi manifesta paura è un uomo già morto”. – Secondo la rappresentazione datane da chi ha richiamato l’assassino di Rossa dovremmo qualificare come terroristiche le occupazioni delle terre avvenute nell’Italia meridionale nella prima metà degli anni ’20 (v. in letteratura “Le terre del sacramento”), e quelle compiute poi dal ’44 al ’47, specie in Sicilia, represse dallo Stato di concerto con la mafia, e per le quali fu condannato a lunga detenzione il compagno La Torre, che mi fu poi maestro nei primissimi anni ’60 nella segreteria regionale della Cgil di allora. E terroristiche sarebbero pure le occupazioni delle fabbriche dei primi anni ’20, specie a Torino, alla Fiat, organizzate e teorizzate da Gramsci nelle tesi sui Consigli di fabbrica (v. suo specifico articolo su L’Unità del ‘26); e così pure le occupazioni realizzate negli anni ’50, ’60 e ’70, che, dice anche Landini, occorrerà prepararsi a fare anche oggi; e terroristiche verrebbero chiamate le occupazioni, da parte di famiglie di sfrattati, di edifici pubblici e privati vuoti e chiusi, per le quali il compagno Paolo Di Vetta, dirigente storico degli inquilini, ha subito a Roma una condanna in base alle leggi imperanti, da noi criticate e combattute. – Secondo la suddetta rappresentazione si arriverebbe a qualificare per assurdo come terrorista anche il pacifista Danilo Dolci, arrestato nel 1956, per aver organizzato un famoso sciopero alla rovescia, contra ius, e per questo sottoposto a processo (v. il suo famoso “Processo all’art. 4”, ripubblicato da Sellerio). E terroristi, pronunciando bestemmia, dovremmo chiamare i dirigenti dei Fasci dei Lavoratori Siciliani, la più avanzata ed estesa lotta di massa dell’800, sottoposti numerosi in catene ad un illegale processo dal Tribunale Militare istituito illegittimamente dal proto-fascista Crispi dopo la sua proclamazione dello stato d’assedio del 4 gennaio 1894 (v. “Il processo imperfetto – I Fasci siciliani alla sbarra” del magistrato Rino Messina, del Tribunale militare di Palermo, che ebbi l’onore di presentare a Padova assieme a Lanaro, di recente scomparso). Noi, anzi, giuristi democratici, dovremmo chiedere all’Anpi di Palermo che sta organizzando, assieme ad Orlando, una seria commemorazione di quel grande processo rivoluzionario, di parteciparvi attivamente. — Sempre secondo la suddetta rappresentazione dovremmo chiamare terrorista pure Sanguineti, il quale, ha ricordato il compagno Piobichi su <<Controlacrisi>>, scrisse che era ora di “reinstaurare l’odio di classe”, <<perché loro ci odiano, dobbiamo ricambiare. “Loro” sono i capitalisti, “noi” siamo i proletari del mondo d’oggi: non più gli operai di Marx o i contadini di Mao, ma tutti coloro che lavorano per un capitalista ….. Vedo che oggi si rinuncia a parlare di proletariato  … il proletariato esiste. E’ un male che la coscienza di classe sia lasciata alla destra …>>.   

5. Circa l’affermazione chedemocrazia èla decisione assunta dalla maggioranza ed il rispetto della decisione da parte della minoranza”, richiamo aderendovi, quanto ha di recente scritto Livio Pepino, un serio giurista ed esponente della sinistra di classe, che penso la sezione di Torino dei g. d. si onori già di avere fra i suoi iscritti. Scrive dunque Pepino, dopo aver con fine intelligenza criticato la criminalizzazione politica e mediatica che con la perquisizione domiciliare si è tentato di fare contro Alberto Perino, leader storico del movimento NOTAV in Val di Susa, che <<identificare tout court la democrazia con le decisioni contingenti della maggioranza è un pericoloso errore. Basti ricordare uno dei padri del pensiero liberale, quell’Alexis de Tocqueville che, nel 1831-32, scriveva: «Quando sento la mano del potere appesantirsi sulla mia fronte non sono maggiormente disposto a infilare la tesa sotto il giogo perché un milione di braccia me lo porge. Se in luogo di tutte le varie potenze che impedirono o ritardarono lo slancio della ragione umana, i popoli democratici sostituissero il potere assoluto della maggioranza, il male non avrebbe fatto che cambiare carattere». Il senso è evidente e attuale>>; e aggiunge che <<una scelta ingiusta non cessa di essere tale sol perché adottata dalla maggioranza. Tanto ciò è vero che alcune costituzioni contemporanee prevedono esplicitamente un diritto/dovere di resistenza, sulla scorta dell’art. 21 del progetto di Costituzione francese del 19 aprile 1946>>.Analoga proposta ricorda ancora Pepino venne fatta da Dossetti all’assemblea costituente nel seguente testo: Quando i poteri pubblici violano le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è un diritto e un dovere del cittadino” e non fu approvata solo perché ritenuta implicita nel sistema. Sul punto osservo da parte mia che il Mortati autorevolmente sostenne nelle sue famose istituzioni di diritto pubblico il diritto di resistenza dei cittadini, principio, come noto, affermato per primo dal Locke subito dopo la seconda rivoluzione inglese.

 

6. Circa le frasi “incriminate” del compagno Paolo Di Vetta, sottolineo che  la parola “assedio” che Egli usa in un certo appropriato contesto non può non far pensare ad azionicome i picchetti a Pomigliano, a Mirafiori, alla Esselunga, alla Faram, etc., azioni che si è pronti a difendere con tutto il corpo; ed infatti scrive nello stesso articolo dell’11.9.13 il Di Vetta che “la sollevazione e l’assedio sono le armi non convenzionali che i movimenti e il sindacalismo conflittuale intendono usare”. Richiamo per il resto quanto già detto al punto 4., dicendomi comunque d’accordo con Marcelli che non serve, potendo anche  essere controproducente, usare certe espressioni che possono apparire come forti.

Comments Closed

Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.