DOMENICA 26 GENNAIO CASA DEL POPOLO” MERI RAMPAZZO” ORE 18.00
Via Baiardi 1 Mortise
PRESENTAZIONE DEL FILM DOCUMENTARIO “SCHIAVI”
IL FILM E’ STATO PRODOTTO DALLA FLAI CGIL E SI BASA SU INTERVISTE FATTE A LAVORATORI SENZA DIRITTI E COSTRETTI A PAGHE DA FAME NELLE CAMPAGNE DI TUTTA ITALIA .
Una realtà diffusa che non riguarda, come lo dimostrano episodi recenti, soltanto i tradizionali settori della raccolta dei pomodori o delle arance.
Il caporalato, paghe orarie perfino sotto i tre euro, l’assenza di diritti e buste paga fasulle, quando ci sono, sono largamente diffuse anche nei nostri territori .
Trovare la via per organizzare questi lavorator# non è facile, ma è un compito fondamentale per il sindacato e la sinistra nel nostro paese.
Presenta : Andrea Gambillara – segretario provinciale Flai Cgil
Intervengono : Devi Sacchetto – Università di Padova
Luciano Mioni – Altragricoltura Nordest.
Paolo Benvegnù – Rifondazione Comunista
Organizzano : Associazione Rhondonu, Workers in Action, Rete del lavoro migrante, Dipartimento lavoro di Rifondazione comunista Padova.
Alle ore 20, cena a offerta libera a sostegno delle attività promosse dalle associazioni che gestiscono la casa del popolo “Meri Rampazzo”.
In questi anni, e la crisi ha accelerato questo processo, si sono ampiamente diffuse pratiche di sfruttamento e modelli di organizzazione del lavoro che credevamo superati o, comunque, marginali. Residui di un passato duro a morire, che resistevano in aree limitate del paese. Oggi ci troviamo in una realtà ben differente. In settori come il tessile, l’abbigliamento, il settore calzaturiero e nella produzione agricola, che sono centrali nell’economia italiana, perché legati alla moda e all’agroalimentare e all’esportazione, si diffondono in maniera inesorabile forme di reclutamento della forza lavoro da moderno caporalato. Salari sotto i 3 euro all’ora, orari di lavoro di 12 ore giornaliere, per sette giorni alla settimana. Il modello Foxconn si diffonde ampiamente nel settore calzaturiero e dell’abbigliamento. In 10 anni il numero delle imprese cinesi in questi settori è cresciuto quasi a superare quelle italiane. Una sorta di delocalizzazione interna imposta dai grandi marchi della moda che determinano i prezzi dei prodotti finiti, secondo la ferrea logica della competizione internazionale.
Comments Closed