La presidente del Consiglio comunale candidata sindaco per Rifondazione: «Mi auguro che gli elettori ci riconoscano la coerenza»
PADOVA. Sono passati quasi 10 anni da quando, poco più che trentenne, Daniela Ruffini dichiarava guerra al ghetto di via Anelli, minestrone di illegalità e immigrati senza volto. Un’operazione che le era costata, nell’ordine, minacce dagli spacciatori, accuse dai proprietari degli alloggi svuotati e critiche dai padovani per quell’assessore che «dava le case agli stranieri». Oltre alla polizia sotto casa. Tra gli appellativi guadagnati in quel periodo – non tutti lusinghieri – spiccava quello di “pasionaria”. Oggi, la presidente del Consiglio comunale è l’unica donna candidata a palazzo Moroni.
Rimpiange i tempi di via Anelli?
«Non rimpiango il periodo, ma la città che dava risposte sulle politiche abitative. In cinque anni sono stati venduti gli alloggi pubblici ma non è stato stanziato un euro. Ogni giorno si registra uno sfratto che viene gestito con i centri di accoglienza, ormai pieni. Quanto a via Anelli, è uno scandalo. La cosa più brutta sono stati gli annunci di piani e accordi, eppure i cadaveri sono ancora lì. È una ferita ancora aperta, ma qui si pensa ad altro. Un’ulteriore indecenza è la volontà di dismettere il consorzio Zip: bisogna puntarci per rilanciare occupazione e produttività. Un conto è realizzare una piattaforma logistica, ma non possiamo limitarci a funzioni di carico e scarico di cattivo lavoro che rende più poveri».
Perché si candida?
«Da mesi, Rifondazione comunista e due movimenti civici, Ambiente salute e cultura e Azione civile Padova, lavorano a un progetto. A novembre avevamo provato ad allargare anche a Sel, Idv e Padova2020 per creare una coalizione alternativa di centrosinistra, ma il tentativo è fallito. Venti giorni fa abbiamo ricevuto l’ennesimo rifiuto. Fiore mi ha detto che loro non sono né di destra né di sinistra, un’affermazione che io trovo spaventosa perché significa che sono l’uno e l’altro. A quel punto, per esperienza e riconoscibilità, hanno chiesto a me di candidarmi».
Come spiega questa sorta di vergogna a dichiararsi di sinistra che si registra a ridosso delle elezioni?
«Ci si deve vergognare solo di fare del male. La sinistra si batte per una città più giusta, per non lasciare nessuno indietro e per il bene comune».
Cos’è andato storto in coalizione in questo mandato?
«Nel 2009 non eravamo d’accordo su alcuni punti del programma. Avevamo chiesto la chiusura di due linee dell’inceneritore, di non vendere le case popolari proprio in vista di un inasprimento della crisi, di puntare su lavoro e ambiente. Ma non abbiamo avuto risposte. Rifondazione ha deciso quindi per un accordo politico e non programmatico, ovvero di non partecipare al governo della città. A quel punto ci hanno proposto la presidenza del Consiglio. Credo che si aspettassero un presidente di maggioranza, ma io ho scelto di essere super partes, senza tuttavia rinunciare a essere un consigliere di Rifondazione. Ancora una volta ho optato per la coerenza».
Dove pensa di arrivare?
«Non lo so, lo decideranno gli elettori. Mi auguro che ci riconoscano la coerenza dimostrata in questi anni in cui ci siamo spesi contro la cementificazione, in difesa della salute, del lavoro, della scuola e contro la vendita dei servizi essenziali, una congruenza anche rispetto a chi, all’ultimo, ha rinnegato alcune scelte come la vendita di Acegas-Aps».
A proposito di vendite, cosa pensa dello stop della fusione tra Aps e BusItalia?
«È stato pesante votare il rinvio. Avrei voluto discutere una delibera che non conviene ai cittadini ma solo al Comune che così si prende 3,5 milioni di affitti l’anno e si libera dalla gestione del trasporto, pur a costo di tagliare i servizi e aumentare il costo dei biglietti. Io sarei stata per il voto e l’assunzione di responsabilità ma non c’erano i numeri per fermarla, quindi ho deciso di votare per bloccare una fusione che ci vedrebbe minoritari: come fai a efficientare un servizio se non lo controlli?».
È possibile una scelta più vantaggiosa?
«Sì, coinvolgendo un maggior numero di società pubbliche nell’ambito di una prospettiva più ampia».
Quale potrebbe essere la sua prossima “ via Anelli”?
«Togliere a Padova il primato di città più inquinata d’Europa attraverso politiche ambientali incisive: ecopass, riduzione del traffico privato, aumento dei mezzi pubblici e della velocità commerciale, chiusura di due linee dell’inceneritore e raccolta differenziata spinta. Maggiori stanziamenti per i servizi sociali: oggi abbiamo due città e nessuno deve più rimanere indietro. Rilancio del commercio e riqualificazione delle periferie».
Come vede i suoi competitors?
«Rossi ha chiuso alla possibilità di allargare il centrosinistra, prima cacciando Rifondazione, poi Padova2020. Questa arroganza non lo ripagherà nei risultati».
Fonte: Il Mattino di Padova
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