Dopo la vendita di Acegas Aps a Hera, imposta con la durezza che si conviene nelle operazioni di carattere strategico (strategico per il Pd, per Hera e per il blocco di interessi bancari e finanziari che ruota attorno al grande affare delle privatizzazioni dei servizi pubblici) da Flavio Zanonato ai riluttanti consiglieri di Sel e IDV,oggi apparentemente pentiti di aver piegato la schiena di fronte ai ricatti dell’ex sindaco, si passa all’operazione numero due di svendita dei beni comuni dei cittadini padovani.
Il vicesindaco reggente Ivo Rossi, con un passato in Democrazia Proletaria, nei Verdi e nella Margherita, ora nel PD nella componente renziana dopo aver velocemente abbandonato gli ex Bersaniani, si è lanciato con qualche rischio nell’operazione di fusione minoritaria di Aps Holding con Bus Italia, società di Trenitalia: la “privatizzazione” dell’azienda di trasporto pubblico locale.
Se questo processo di fusione si realizzerà infatti i cittadini padovani, cioè “il Comune”, non avranno più il potere di decidere sulle politiche relative alla mobilità della loro città, saranno privati di questa opportunità.
Ancora una volta vengono chiamate in causa le direttive europee, la legislazione vigente,le necessità pratiche di ordine economico e gestionale
che da un lato costringono alla fusione e dall’altro realizzano un quadro di maggior efficacia integrando le due società operanti nello stesso bacino di utenza.Si ricattano i lavoratori sventolando il deficit di APS Holding, 2 milioni di Euro dovuti essenzialmente ai costi di gestione del Tram, una cifra perfino ridicola di fronte al deficit di altre società di trasporto pubblico, minacciando sfracelli nel caso della mancata fusione.
Chiacchiere!!!
Non c’è nessuna urgenza di procedere alla fusione.La scadenza eventualmente prevista per le società in House, di proprietà degli enti locali al 100%,è il 2019 e il deficit è facilmente aggreddibile con le risorse delle altre società di APS Holding che generano larghi margini di profitto e lo rendono assolutamente sostenibile.Operazione questa che, nell’ottica dell’interesse del Comune, quello dei cittadini a una mobilità sostenibile in una delle città più inquinate d’Europa è più che ovvia.
La fusione minoritaria, parla invece il linguaggio della mercificazione dei beni comuni, della centralità dei servizi pubblici come nuova frontiera dei profitti. La nuova società,già nel suo piano prevede una forte riduzione del volume delle corse,parte con un sicuro aggravio di costi dovuta alla gestione in affitto di beni e servizi della vecchia società,e prevede una gestione finalizzata al rendimento economico prima che ai suoi fini sociali.
Trenitalia che avrà il controllo, con il 56% del capitale, controllo che esige come premessa all’accordo, ha già dato ampia prova delle modalità con cui gestisce, riducendolo, il servizio di trasporto pubblico nei segmenti meno redditizi.
In queste settimane abbiamo raccolto un migliaio di firme contro la vendita di Aps Holding, abbiamo spiegato a centinaia di cittadini padovani, totalmente disinformati, nel senso più largo del termine (male informati o totalmente privi di informazioni), abbiamo raccolto molte simpatie degli stessi lavoratori del trasporto locale.
Abbiamo svolto in maniera limpida la nostra battaglia politica, forti della nostra chiarezza di impostazione e della nostra determinazione.
Nel dilagare del trasformismo e dell’opportunismo un punto di riferimento chiaro e senza compromessi nella difesa del “comune”.
Ieri nella battaglia contro la vendita di Acegas APS oggi contro la privatizzazione del trasporto pubblico locale.
Paolo Benvegnù – Segretario Rifondazione Comunista di Padova
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