Alla forzatura in atto per l’approvazione immediata di una riforma elettorale indifendibile sul piano della legalità costituzionale e della ragionevolezza, che cerca di presentare alla opinione pubblica le ‘riforme istituzionali’ come un passaggio indispensabile per risolvere i problemi del nostro Paese, è necessario rispondere urgentemente.
Non può essere infatti subita passivamente la implicita accettazione delle tesi espresse a suo tempo dagli analisti di J.P.Morgan, che per non riconoscere l’origine finanziaria della attuale crisi internazionale hanno tentato di attribuirne le responsabilità alla struttura democratica delle Costituzioni europee.
A questo eccesso di ‘movimentismo’ propagandistico del nuovo Presidente del Consiglio che, forse per superficialità, finisce col riproporre una visione autoritaria e centralista del potere, deve essere opposta una difesa intransigente delle nostre istituzioni, che restituisca ai cittadini il diritto di decidere il futuro del Paese.
La Rete per la Costituzione ha pertanto deciso di fare appello al mondo della cultura giuridica e non solo, alle organizzazioni politiche e sindacali, all’associazionismo democratico allo scopo di richiedere al Parlamento la formulazione di una nuova proposta di riforma elettorale rispettosa della Costituzione, e promuovere un confronto aperto e trasparente che consenta la valutazione degli obiettivi dichiarati e delle conseguenze reali delle ‘riforme’ costituzionali con cui si intende stravolgere la struttura del Parlamento, il rapporto Stato-Regioni e perfino l’indipendenza della Magistratura.
I Comitati che compongono la Rete propongono, nel caso in cui la legge elettorale attualmente in discussione dovesse entrare in vigore, la immediata costituzione di un Comitato Nazionale con l’obiettivo di esperire tutte le possibili iniziative legali per impedire la sua applicazione, sia ricorrendo alla autorità giudiziaria per rimettere alla Consulta la questione di legittimità costituzionale, che promuovendo un referendum abrogativo.
Di seguito il documento emesso dalla Rete per la Costituzione, al quale stanno aderendo giuristi e associazioni impegnate nella difesa della Costituzione.
Subito un comitato anti-italicum
L’urgenza con cui il nuovo Presidente del Consiglio, in omaggio a un accordo raggiunto in modo irrituale con il capo (interdetto dai pubblici uffici) di un partito di opposizione, intende imporre l’approvazione di una ‘riforma’ elettorale dichiarata da quasi tutti i giuristi radicalmente sbagliata e probabilmente inapplicabile, non può che provocare allarme e indignazione in quanti hanno sperato che la sentenza della Corte Costituzionale n.1 del 2014, cancellando gli aspetti incostituzionali della precedente legge Calderoli, avrebbe finalmente contribuito a restituire dignità e credibilità al futuro Parlamento.
Invece il sistema elettorale che risulterebbe dalla approvazione del testo in esame alla Camera, manterrebbe gli aspetti di incostituzionalità della legge Calderoli (liste bloccate e assenza della preferenza, premio di maggioranza, deformazione della rappresentanza), in alcuni casi aggravandoli (per esempio con il raddoppio della ‘soglia’ di accesso al Parlamento, che rischia di escludere milioni di elettori) e prevedendo un secondo turno impropriamente definito di ‘ballottaggio’, che attribuirebbe la maggioranza assoluta a una formazione che potrebbe aver ottenuto al primo turno consensi assolutamente minoritari.
In questo senso costituirebbe un mancato rispetto della sentenza della Consulta dove richiama la doverosa prevalenza del principio della rappresentanza, su cui si fonda il sistema parlamentare, sulla pretesa di ‘stabilità’.
Stabilità che peraltro il nuovo sistema non garantirebbe, come affermato dalla generalità dei costituzionalisti, per l’alto rischio di maggioranze diversificate fra Camera e Senato, accentuato ulteriormente dalla scelta di applicare il nuovo procedimento solo alla Camera, con l’unico scopo di impedire le elezioni fino alla cancellazione del Senato, che richiede una riforma costituzionale.
La ‘riforma’ appare lontana dalla esigenza di trasparenza ed efficacia invocata dallo stesso PD nell’ultima campagna elettorale, piegata alla pretesa di imporre per legge un bipartitismo che non corrisponde alla realtà della nostra società e punta a cancellare il pluralismo delle culture e la vasta area del dissenso e della responsabilità etica e civile.
Da questo punto di vista appare inevitabile considerare questa riforma elettorale potenzialmente coerente al progetto della destra di ridimensionare il ruolo del Parlamento per una concentrazione del potere nel solo esecutivo, cui sembrano tendere anche le annunciate ‘riforme’ del Senato e della Giustizia.
Nel primo caso, infatti, non ci si limita al superamento del bicameralismo perfetto e alla riduzione dei costi, ma è esplicita la volontà di cancellare del tutto la seconda Camera elettiva per sostituirla con un non meglio precisato comitato di rappresentanti degli enti locali, mentre per quanto riguarda la Giustizia è inevitabile il sospetto di un nuovo tentativo di ridurre l’indipendenza e delegittimare la Magistratura, che ha costituito in questi anni la principale garanzia del rispetto della legalità costituzionale contro ogni forma di abuso.
E’ pertanto indispensabile fornire all’opinione pubblica una informazione completa sulle reali caratteristiche del nuovo sistema proposto e sollecitare un’ampia espressione della volontà popolare che impedisca lo stravolgimento forse irreversibile del nostro sistema costituzionale.
Per questo, considerando insufficiente intervenire con emendamenti formali inevitabilmente limitati, formuliamo un appello al mondo della cultura giuridica e non solo, alle organizzazioni politiche e sindacali, all’associazionismo democratico, affinché in tempi brevissimi venga unitariamente richiesta al Parlamento la formulazione di una nuova proposta di riforma rispettosa della Costituzione, che garantisca il potere degli elettori di scegliere i propri rappresentanti e non stravolga la volontà popolare.
Ci rivolgiamo infine ai Parlamentari affinché non si assumano di fronte ai propri elettori la responsabilità di approvare un testo che entrerebbe nella peggiore storia del nostro Paese a fianco della legge Acerbo, voluta da Mussolini per privare gli elettori del loro potere di decidere la politica nazionale.
A fronte della ossessiva pressione mediatica che tenta di presentare questa stagione di ‘riforme’ come una razionalizzazione indispensabile per garantire la ‘governabilità’, auspichiamo un impegno unitario e urgente di tutti coloro che intendono difendere la nostra democrazia e rifiutano di attribuire agli obiettivi di solidarietà, giustizia e uguaglianza su cui si fonda la nostra Costituzione la responsabilità di una crisi economica e sociale che trova origine invece nello strapotere di ambienti finanziari internazionali non sottoposti ad alcun vincolo democratico e di legalità .
A tutti chiediamo di impegnarsi, se il testo in discussione dovesse entrare in vigore, nella immediata costituzione di un Comitato Nazionale con l’obiettivo di esperire tutte le possibili iniziative legali per impedire la sua applicazione, sia ricorrendo alla autorità giudiziaria per rimettere alla Consulta la questione di legittimità costituzionale, che promuovendo un referendum abrogativo.
Rete per la Costituzione
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