Aderiamo all’iniziativa, promossa dall’associazione dei Giuristi Democratici, tesa a denunciare lo Stato italiano alla Commissione dell’Unione Europea chiedendo l’apertura di un procedimento di infrazione per la violazione della direttiva 70 del 1999 sul contratto a termine, dei principi fondamentali della Corte Sociale Europea e delle convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro. Condivido i contenuti dell’ottimo ricorso redatto dagli avvocati Antetomaso, Guglielmi, Panici: il decreto Poletti/Renzi, punto d’approdo di un processo di smantellamento dei diritti del lavoro iniziato nel 1997 con il “pacchetto Treu” è l’atto di morte del diritto del lavoro per gli sfruttati. Si formerà, ha scritto Sergio Mattone, “un’area vasta di precari, pensionati e disoccupati che costituiranno un esercito di riserva tenuto insieme solo dall’incertezza del futuro e dalla subalternità totale. All’interno di una riforma costituzionale che intende istituire uno Stato forte capace di disinnescare i conflitti provocati dai tagli da 50 miliardi di euro l’anno al debito pubblico previsto dal Fiscal Compact a partire dal 2016″. Il governo dell’illusionista Renzi, che preoccupa sempre più per la tendenza al regime (è un paradigma, infatti, di stampo mussoliniano, il suo attacco al “culturame, ai, professoroni, che intralciano la rivoluzione renziana”), per l’abbattimento brutale di tutte la strutture intermedie e del Parlamento(il “rullo compressore”renziano)nella feroce propensione ad un rapporto diretto, plebiscitario, populista tra “capo” e popolo, tende a formare una società di “precarie vite”. E’ il “lavoro sporco”dettato dal capitale che fu fatto, altrove, dalla Thatcher (e completato, non a caso, da Blair, ispiratore di Renzi) e che nemmeno Berlusconi aveva fatto a tale feroce livello. Il ricorso europeo presentato dai Giuristi Democratici contro il decreto Renzi /Poletti(autore del lavoro semischiavistico nel sistema cooperativo)merita iniziative e appassionati coinvolgimenti. Furbizie emendative non serviranno, questa volta, a nulla per l’organicità dell’attacco governativo. Sarà, questa una cartina al tornasole per la Cgil che sembra, finalmente, dichiarare qualche flebile malumore . Lo sarà per le opposizioni parlamentari (si qualificherà, su questo terreno, il Movimento 5 stelle?). Ma soprattutto verificheremo la capacità della sinistra anticapitalista di costruire una comunicazione politica tra rivolte e conflitto sociale e questa piatteforma giuridica ed istituzionale che si sta formando intorno al ricorso dei Giuristi Democratici. Sapremo rendere protagonisti delle iniziative i soggetti precari, le camere del lavoro territoriali, i blocchi territoriali che si vanno formando? Dobbiamo rifondare anche le nostre tradizionali categorie (e pratiche)di cittadinanza, risorse, spazio pubblico. Per un nuovo Stato sociale, che sappia affrontare i temi portantidelle precarietà e del meticciato. (“reddito di base”, mutualismo, diritto all’abitare). Andando oltre il dilemma tragico cittadinanza o lavoro. E’ bene, infatti, non dimenticare che l’attacco complessivo del regime si situa nel contesto dello “stato di eccezione”, della torsione autoritaria che è diretta proiezione di questa fase della globalizzazione del capitale. Ricordo qui solo tre titoli: un sistema elettorale peggiore della legge fascista; il plebiscitarismo populista con annesso codazzo di un sistama giornalistico che è parte organica delle collocazioni del potere economico/finanziario; la repressione dei movimenti. Abbiamo parlato dei No Tav, dei No Muos, ecc. . Ma impressiona il decreto legge del 28 marzo sul cosiddetto Piano Casa. Siamo ad un salto di qualità infame, violento. L’occupante di casa viene privato della “residenza”(e, quindi, della identità stessa, del vissuto). Non può più iscrivere i figli a scuola, fruire del servizio sanitario nazionale, ecc. Insomma, le stesse forme classiche di vertenzialità, di mediazione istituzionale intorno alle quali si era dipanato il conflitto, tra alti e bassi, tra rivolta e tentativi di omologazione, sono frantumate da destra. Il capitale ha lanciato, organicamente, la “lotta di classe dall’alto”. La risposta non può che essere il conflitto europeo e l’organizzazione sociale europea . Ma, per la sua limitata parte parlamentare simbolica, non è inessenziale la vittoria della lista Tsipras.
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