Il governo Renzi prosegue velocemente il disegno dei grandi poteri oligarchici di smantellamento delle istituzioni democratiche, svuotandole di competenze, limitandole nella rappresentatività o addirittura cancellandole. Con la scusa di correggere il bicameralismo perfetto elimina istituzioni come il Senato, sostituendolo con una rabberciata camera delle regioni dove sono esasperate le sperequazioni fra i territori e la pressoché inconsistenza politica, modifica la Costituzione restringendo le autonomie delle istituzioni locali e delle regioni. Un colpo di mano pesante alla Costituzione e alla democrazia fin qui conosciuta in Italia. Mentre avviene tutto questo, in Veneto si gioca con fantomatici e irrealistici referendum.
L’approvazione in commissione consiliare, avvenuta oggi, chiudendo un percorso iniziato a fine 2012 con una mozione del consiglio regionale, non ha tenuto conto delle molte osservazioni che avevamo presentato e che volevano, comunque, garantire alle comunità del Veneto di esprimersi rispetto alle decisioni che a livello statale si stanno assumendo. E’ fuori di dubbio l’esistenza di un generalizzato malcontento anche nella nostra regione a causa di una pesante crisi economica e sociale, della crescente disoccupazione, della chiusura di migliaia e migliaia di piccole e medie aziende: povertà e precarietà minano alla radice la coesione sociale delle nostre comunità. In tale contesto riteniamo legittimo, rivendicare il diritto a maggiore autonomia che garantisca istituzioni più vicine ai territori e perfino l’autodeterminazione permettendo il riaprirsi di percorsi di protagonismo popolare sugli elementi dirimenti per i nostri destini, per l’oggi e per il domani, quali ad esempio: dove verranno decisi i piani di sviluppo industriale, i nuovi modelli produttivi del dopo crisi, gli assetti e le opere strategiche che riguarderanno il nostro territorio. Così come è’ ormai anacronistico chiedere che anche il Veneto diventi Regione a statuto speciale, trattenendosi l’ottanta per cento dei tributi riscossi in Veneto. Gli assertori di quest’ultima proposta farebbero meglio a chiedere, al proprio Presidente del Consiglio, lo stanziamento alle Regioni dei soldi, ad esempio, previsti per gli inutili cacciabombardieri F35, così da poter affrontare le emergenze del lavoro, della sanità, dei servizi alla persone. Vi è una domanda di democrazia delle persone che vivono, lavorano, costruiscono il proprio futuro nel Veneto e una richiesta di misure concrete per affrontare la crisi sociale, le difficoltà delle famiglie, dei giovani. Ma, francamente, i quesiti referendari proposti non crediamo possano andare in questa direzione. Pensavamo e ancora ci ostiniamo a credere, che serva un fatto politico, un’azione forte che dalle nostre comunità si rivolga allo stato centrale che pare non volere occuparsi nè dei cittadini veneti né degli altri cittadini del paese.
Pietrangelo Pettenò – Rifondazione Comunista Sinistra Europea Federazione Sinistra Veneta
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