LE RAGIONI DEL SOSTEGNO FINANZIARIO DELL’UNIONE EUROPEA ALL’AUTORITÀ PALESTINESE
LE RAGIONI DEL PERCHE’ LE POLITICHE EUROPEE DEVONO CAMBIARE
A seguito agli accordi di Oslo del 1994 l’Unione Europea ha considerevolmente aumentato la cooperazione con la Palestina, passando dall’erogare oltre 2,7 miliardi di euro nel periodo 1994-2006 a 2,9 miliardi nel quinquennio 2007-2012. C’e’ da tenere presente che la Palestina rappresenta uno dei punti più sensibili nel bilancio generale Europeo per l’assistenza finanziaria esterna. Gli importi annuali disponibili per la Palestina vengono resi noti molto tardi nella procedura di bilancio, mentre, al contrario, l’instabile situazione politica richiederebbe una maggiore vigilanza e la rivalutazione delle specifiche situazioni. Una vigilanza e controllo che, ovviamente, le politiche dell’ Unione Europea non posso accettare, perche’ questo implicherebbe la possibilita’ di ridurre i finanziamenti all’Autorita’ Palestinese (A.P.), azione non perseguibile stante che l’aiuto economico e’ un potente effetto leva sul dialogo politico tra Israele, Unione Europea e Autorita’ Palestinese.
Alla fine del 2011, la Commissione Europea ha dato avvio ad un progetto per valutare le necessità e individuare percorsi per la realizzazione di riforme nel settore della funzione pubblica in Palestina, sostenendo l’A.P. attraverso il “meccanismo” del Sostegno Finanziario Diretto (S.F.D.) Pegase. Il progetto S.F.D. si propone di aiutare l’A.P. a migliorare i bilanci pubblici, a mantenere i servizi pubblici essenziali (scuola, sanita’, trasporti) e far fronte agli obblighi nei confronti dei dipendenti pubblici, dei pensionati e delle famiglie più vulnerabili. Il meccanismo “Pegase” è stato concepito in modo tale da garantire che i fondi possano essere trasferiti direttamente ai singoli beneficiari a partire dal sottoconto del conto unico di tesoreria dell’A.P.. Per comprendere la validita’ e bonta’ della progettualita’ esaminiamo, alcune azioni del S.F.D. Pegase: il pagamento dei salari ai dipendenti pubblici dell’A.P., la presenza sul posto di lavoro nei settori scuola, sanita’ e interventi di ricostruzione.
I dipendenti pubblici della A.P. sono ammissibili sia nella Cisgiordania che nella Striscia di Gaza, indipendentemente dal loro status lavorativo, con questo risultato: dipendenti pubblici, afferenti al Governo di Gaza (Hamas) lavorano con il salario, da settembre 2013, decurtato del 50% a causa dell’assedio e della chiusura dei tunnel che erano fonti di entrate; dipendenti pubblici dell’A.P. percepiscono l’intero salario anche non lavorando (1). Da una analisi effettuata sul territorio risulta che il 22% ed il 24% del personale occupato a Gaza afferente all’A.P., rispettivamente presso il Ministero della Sanità e il Ministero dell’Istruzione, non sta lavorando. Non sono disponibili dati riferiti ai dipendenti amministrativi e alla sicurezza.
E’ chiaro che l’Unione Europea, con fondi pubblici paga anche i salari ai dipendenti inattivi. La questione del pagamento dei salari ai dipendenti dell’A.P. che non svolgono attivita’, è stata sollevata a più riprese, ma senza ascolto. Si conferma il punto di vista politico Europeo secondo cui è fondamentale che l’A.P. continui a sostenere i suoi “dipendenti”, per mantenere una “certa posizione”, in particolare nella striscia Gaza. Vengono sottovalutate le ricadute sociali e di relazione che tale situazione sta determinado, in particolare a Gaza, che sono quelle di “infettare malignamente” la quotidianita’ tra i Palestinesi. Per comprendere la portata dei finanziamenti i dati riferiti al 2012: il contributo totale dell’Unione Europea al pagamento degli stipendi e delle pensioni dei funzionari pubblici palestinesi ha raggiunto i 145 milioni di euro, di cui 130 milioni sono stati erogati direttamente dall’ Europa. Al tempo stesso l’A.P. ha esponenzialmente aumentato, anche nella striscia di Gaza, il numero di dipendenti e pensionati, senza alcuna possibilita’ di verifica sull’operato, sempre per il fatto che i fondi sono trasferiti direttamente ai singoli beneficiari dal conto unico di tesoreria dell’A.P.
L’aggressione israeliana “Piombo Fuso” del 2008, piu’ di 5.000 feriti e piu’ di 1.400 morti, aveva causato danni anche a molte imprese locali. I danni relativi al settore privato erano stimati in 108,7 milioni di euro. Il progetto S.F.D. Pegase ha finanziato la progettualita’ per sostenere la ricostruzione del settore privato a Gaza e sono stati erogati finanziamenti per un totale di 22 milioni di euro a favore di 915 imprese. Il monitoraggio dei bisogni ha fatto emergere che i fondi erogati per il programma specifico, potevano sostenere solo un 20 % circa della precedente capacità delle imprese; tuttavia grazie alla progettualita’ S.F.D. alcune imprese hanno potuto riprendere le attivita’. I benefici e la sostenibilità dei risultati messi in campo si e’ misurata con il contesto politico quando una nuova operazione militare israeliana a Gaza, nel novembre 2012, ha provocato danni anche a 22 aziende che avevano beneficiato dei finanziamenti.
Un’assistenza finanziaria a perdere; un’assistenza finanziaria per corrompere; un’autoalimentazione della macchina della colonizzazione e dei benefici individuali.
In questo quadro e’ evidente che gli interventi di sostegno economico a favore dell’A.P. determinano sperpero di denaro pubblico, ma paradossalmente risulta che Israele sia anch’esso, in ultima istanza, un beneficiario delle progettualita’ dei finanziamenti Europei. Infatti sulla base di quanto definito dalla IV Convenzione di Ginevra, relativa alla protezione delle persone civili in tempo di guerra, si potrebbe ritenere che Israele benefici del fatto che la sostenibiita’ delle progettualita’ Europee contribuiscano alla fornitura di servizi ai Palestinesi, il cui costo dovrebbe altrimenti essere sostenuto dalla potenza occupante.
Secondo i piani d’azione che motivano i finanziamenti Europei, l’obiettivo da raggiungere e’ la soluzione di due Stati nell’ambito del “processo di pace in Medio Oriente”!. Una soluzione che per evidenti ragioni politiche e geografiche non e’ percorribile e realizzabile: la costruzione del muro, la sistematica occupazione di territorio con le colonie, il furto di risorse naturali, la divisione territoriale tra Cisgiordania e Striscia di Gaza, l’occupazione di Gerusalemme Est.
Il compito di chi andra’ a Bruxelles e’ di ribaltare le politiche dell’Unione Europea e sara’ quindi obbligo mettere in discussione la sostenibilita’ degli aiuti all’Autorita’ Palestinese, alla luce degli evidenti “compromessi” che tali azioni determinano, ma non solo. La questione vera, infatti, e’ “la credibilita’” della politica Europea che da sempre sostiene e opera per la costruzione di uno Stato Palestinese a fianco di Israele.
I Paesi membri dell’ Unione Europea sono chiamati a discutere se la soluzione dei due Stati è una soluzione che rappresenta l’universalita’ dei diritti o non e’ invece una soluzione razzista che prevede uno “stato ebraico” e uno “stato palestinese ” basati sulle identità etnico-religiose.
La soluzione dello Stato unico è l’unica soluzione attraverso la quale i diritti dei palestinesi, in termini di diritto all’autoderminazione e implicitamente di diritto al ritorno, possono essere raggiunti: pari diritti ai colonizzati e ai coloni. Uno stato laico per tutti i suoi cittadini e cittadine, questa e’ l’unica soluzione sulla quale l’Unione Europea deve lavorare, pena mantenere economicamente e foraggiare la violenza e l’occupazione.
G.B. – Centro Studi e Ricerca sulla Palestina-Verona
(1) Per I dipendenti pubblici che afferiscono al Governo di Gaza e Autorita’ Palestinese il salario e’ abbastanza allineato: 350/500 dollari mensili per i dipendenti amministrativi-tecnici e della sicurezza, personale infermieristico- sociosanitario. Il salario si diversifica a seconda dei livelli dirigenziali e di categoria –medici, insegnanti-funzionari : 2.000-3.000 dollari mensili.
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