Ucraina. E’ caccia al comunista, abbattuta la statua di Lenin
Marco Santopadre (Contropiano, 29.9.14)
Mentre nel Donbass la tregua è messa a dura prova dalla recrudescenza dei combattimenti per il controllo dell’aeroporto di Donetsk e dai bombardamenti della città da parte dell’artiglieria governativa – che teoricamente avrebbe dovuto essere ritirata in nome dell’accordo raggiunto a Minsk pochi giorni fa – nelle ultime ore si assiste nel paese ad una impennata della tensione anche a Kharkov, grande città dell’est dell’Ucraina rimasta per ora fuori dai combattimenti che insanguinano gli oblast confinanti. Durante la notte alcune centinaia di militanti delle formazioni ultranazionaliste e fasciste, molti dei quali arrivati dalla capitale e dalle roccaforti nere dell’Ucraina occidentale, hanno letteralmente preso d’assalto il monumento a Lenin godendo del sostegno di circa tremila manifestanti che poco prima avevano sfilato, sotto l’imprimatur della giunta golpista, a favore ‘dell’unità del paese’ e all’insegna dello slogan “Kharkov è ucraina”.
C’è voluto parecchio tempo ma alla fine il monumento al rivoluzionario bolscevico, eretto nel 1963 e alto una ventina di metri, è stato buttato giù dal piedistallo su cui sorgeva nel centro di Kharkov, in Piazza della Libertà, per la gioia delle formazioni di estrema destra protagoniste di aggressioni e assalti a sedi di sinistra e comuniste che negli ultimi mesi si sono saldate con numerose morti e sparizioni di attivisti e dirigenti delle opposizioni. Sono state loro le protagoniste della serata, tra saluti romani e sventolio delle bandiere neonaziste rosse e nere e di quelle azzurre della Nato. Tra gli assaltatori un ruolo attivo lo hanno avuto i nazisti del battaglione ‘Azov’, ripresi mentre con fiamme ossidriche e martelli pneumatici distruggono la base del monumento. Secondo alcune testimonianze un uomo, che ieri ha cercato di opporsi all’assalto dell’estrema destra, è stato picchiato a morte ed è deceduto mentre veniva trasportato in ospedale, mentre un altro è stato arrestato dopo aver sparato alcuni colpi di pistola contro i fascisti.
Una seconda statua di Lenin è stata distrutta sempre durante la notte a Dergacì, località a pochi chilometri dalla città presa d’assalto dai neonazisti di Pravyi Sektor, Svoboda e altre formazioni ancora più estremiste. “Una vera festa”, ha commentato su facebook Anton Gherashenko, consigliere del ministro dell’Interno ucraino che rivendica l’ennesima provocazione nei confronti della storia di quella parte della popolazione ucraina che si riconosce ancora nei valori di chi partecipò alla rivoluzione sovietica prima e alla ‘grande guerra patriottica’ contro l’invasione tedesca poi. Invasione attivamente sostenuta, lo ricordiamo, dalle forze neonaziste locali e al loro leader Stephan Bandera al quale si richiama il vasto fronte protagonista di ‘EuroMaidan’. Dopo la rivolta violente sfociata nel colpo di stato di febbraio, sono state distrutte decine di statue legate alla storia russa e sovietica, in particolare i busti di Lenin, a partire da quello di Kiev. Ma della furia antirussa è rimasto vittima a Leopoli anche il monumento a Mikhail Kutuzov, il generale che sconfisse Napoleone (!).Ma non sono solo i monumenti a cadere vittima della violenza dell’estrema destra ucraina. A farne le spese, per l’ennesima volta, sono stati i militanti e i dirigenti del Partito Comunista Ucraino e di altre organizzazioni della sinistra. Per ordine di Igor Baluta, governatore della regione di Kharkov, sabato è stata vietata la prevista manifestazione indetta dalle sinistre contro la guerra del regime contro le popolazioni del Donbass. Il corteo è stato preso d’assalto e decine di militanti e dirigenti del Pc ucraino sono stati arrestati dalla polizia. Il resto dei manifestanti sono stati prima dispersi dagli agenti in assetto antisommossa e con l’ausilio dei blindati e poi circa 700 persone sono state caricate sui cellulari e condotte nei commissariati per essere identificate e denunciate con l’accusa di “separatismo” e “incitamento al terrorismo”. In carcere c’è finita anche il primo segretario provinciale del PC, Alla Aleksandrovskaja, accusata dal Ministro degli Interni di Kiev Arsen Avakov di “aver violato il divieto di questo meeting antiucraino”. Anche a Zaporozie la manifestazione è stata proibita e impedita, mentre migliaia di persone hanno risposto all’appello delle forze antigolpista scendendo in piazza a Kiev, a Dnepropetrovsk, a Nikolaev e a Odessa, al grido di “No alla Nato”, “No agli Stati Uniti” e “Meglio una brutta pace che la guerra”. In contemporanea a Mosca circa 15 mila persone hanno manifestato la propria solidarietà alla popolazione del Donbass chiamati a raccolta dalle “Madri di Russia” e dalla “Associazione nazionale dei genitori”.
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