Il gruppo parlamentare europeo GUE/NGL si è opposto alla nomina di Jean-Claude Juncker come presidente della Commissione Europea ritenendo che difficilmente un ex capo di stato di un paradiso fiscale avrebbe potuto rappresentare gli interessi della maggioranza dei cittadini europei. Preoccupazione non condivisa dalla maggioranza dei gruppi parlamentari – PPE, S&D, ECR e ALDE – che hanno sostenuto Juncker.
Dopo la pubblicazione dei cosiddetti “LuxLeaks” abbiamo proposto una mozione che costringesse Juncker a dimettersi da presidente della Commissione Europea. Socialisti e Verdi hanno rifiutato di sottoscrivere la nostra mozione, preferendo “combattere” il sistema di Juncker sotto alla sua presidenza, di fatto preteggendone la posizione e non condannando il sistema fiscale illegittimo di cui godono i grandi capitali transnazionali. Come conseguenza gli euroscettici hanno presentato una mozione di sfiducia di Juncker sottoscritta dall’estrema destra. Noi GUE/NGL non vogliamo associarci a questo.Nigel Farage si oppone a Juncker, ma non al sistema di Juncker. Critica l’evasione fiscale in Lussemburgo, ma tace sui paradisi fiscali nel Regno Unito. Ogni anno gli stati membri della UE perdono 1.000 miliardi di euro a causa dell’evasione fiscale mentre i tagli negli investimenti pubblici e nel welfare aggravano la crisi economica e sociale in Europa. Noi sosteniamo le dimissioni di Juncker e la creazione di una commissione parlamentare di inchiesta sulla tassazione così come un’investigazione sui sistemi fiscali in diversi paesi membri della UE. Non vogliamo comunque ingannare i cittadini sul vero scandalo: l’evasione fiscale da parte delle grandi imprese è pressocché legale in Europa. Le regolamentazioni fiscali sono perfettamente compatibili con il diritto comunitario della concorrenza, se non costituiscono un trattamento preferenziale di singole imprese. Quindi, la lotta contro il furto fiscale deve affrontare l’architettura imperfetta della UE.
GUE/NGL
19 Novembre 2014
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