Per una nuova politica abitativa:
Ci preoccupa chi non ha una casa, non chi occupa!
Appello promosso da Asc, Adl Cobas, Rifondazione Comunista, Lab. Bios
“L’idea che ciclicamente torna in auge come soluzione al problema, fomentata dai mezzi di comunicazione e fatta propria da tutte le forze politiche legittimate da questo iniquo sistema rappresentativo, pare essere quella della repressione legata ad una ben collaudata stigmatizzazione dei poveri. La politica abitativa può venire in questo modo ridotta principalmente nell’individuare le forme di repressione più efficaci senza cogliere né le cause del problema ne ricercare le possibili soluzioni”
Gli ultimi dati sugli sfratti in Veneto, relativi al 2013 sono emblematici: oltre 6000 i provvedimenti emessi, più di 15000 le richieste di esecuzione, numeri triplicati rispetto a solo due anni prima, segno di una vera e propria emergenza sociale che non può più essere ignorata. Nel 2014 questi numeri sono quasi raddoppiati.
L’esperienza degli ultimi mesi di intensa mobilitazione sul tema del diritto all’abitare ha visto nella nostra città decine e decine di iniziative di blocco degli sfratti, occupazioni, tentativi di risposta da parte di chi, colpito dalla crisi, vede venire meno quello che dovrebbe essere un diritto garantito a tutti: una casa in cui vivere, premessa indispensabile per poter affrontare le difficoltà materiali e non cadere in condizioni di grave emarginazione sociale.
Grazie alla mobilitazione molte famiglie, italiane, migranti, profughi, giovani, precari e studenti hanno la possibilità di rompere quella solitudine che spesso accompagna la difficoltà economica ed abitativa.
Il mettersi insieme per rivendicare i propri diritti, praticando direttamente percorsi di lotta dal basso, ha garantito a molti ciò che le istituzioni nazionali e locali non sono più in grado di garantire o
hanno negato.
Allo stesso tempo ci si è relazionati con le istituzioni e gli enti pubblici (Comuni, Servizi sociali, Prefetture, Ufficiali Giudiziari), nonché con le parti (proprietari e loro avvocati), chiedendo rinvii delle esecuzioni, spingendo Servizi Sociali ed Comuni a prendere in carico famiglie esecutate ed a predisporre soluzioni abitative adeguate, convocazioni di tavoli di lavoro con Prefetto e Sindaci affinchè sia strutturalmente garantito il diritto all’abitare di singoli e famiglie in procedimenti di sfratto o di pignoramento immobiliare.
Tutto questo mentre si preclude la possibilità di accesso al vasto patrimonio pubblico in disuso e lasciato al degrado e alla speculazione da parte del Demanio, Comuni, Provincie, Regioni, grandi società, banche e consorzi o peggio, come il recente scandalo che ha coinvolto l’ ATER del Veneto: appalti facili, decine e decine di appartamenti “assegnati” o venduti ad amici, dirigenti e impiegati, i soliti noti, a prezzi “popolari” ed altri lasciati vuoti per anni.
Fa quasi ridere se non fosse così drammatica la situazione, sentire la strumentale campagna mediatica che giornali e tv insieme a dirigenti dell’ Ater e componenti del governo cittadino stanno conducendo. L’ ultima battuta in ordine di tempo è quella della messa a disposizione di 20 alloggi rispetto ai più di 2000 disponibili. Vogliamo subito dirlo: respingiamo ogni tentativo di alimentare una guerra fra poveri, mettendo piccoli proprietari contro inquilini, autoctoni contro migranti, occupanti e non occupanti. Ci rivolgiamo anche all’ Appi, che giustamente ha denunciato una situazione insostenibile: facciamo insieme pressione perché si sblocchino le soluzioni, che esistono!
Qui a Padova, come nella maggior parte del paese esistono famiglie che hanno deciso di occupare degli alloggi (vuoti e lasciati al degrado da anni, altro che “agenzie per ricerca casa”, senza rubare niente a nessuno) solo perché la strada era l’alternativa. L’ occupazione stessa si configura spesso come forzatura, come un tentativo simbolico di chiedere attenzione, di porre un problema, di rendere visibile l’ invisibilità.
Ma pensiamo che ci sia anche di più: le case occupate, gli spazi occupati, sono sempre presidi veri contro degrado, criminalità e abbandono. Lo testimoniano spesso la solidarietà dei vicini, del quartiere e di chi attraversa in qualche modo questi spazi. Nascondere questo valore, occultarlo attaccando queste esperienze senza la minima cognizione di causa, riteniamo sia essere in malafede. Reprimere, come sta facendo il governo Renzi con piano casa ed art. 5, non affronta il problema, anzi rischia di creare una bolla sociale ancora più ampia, che non ha altro destino se non quello di esplodere a breve.
Ma vogliamo andare oltre: proponiamo con questo appello una campagna comune e che coinvolga
tanti rispetto ad una battaglia di civiltà, innanzitutto, che ponga le basi a Padova per un vero movimento per il diritto alla casa e alla città, che riporti al centro del discorso l’ unica verità che bisogna affermare: la casa è un diritto.
A tal proposito proponiamo una serie di punti che per l’ appunto insieme a tanti vogliamo discutere,
e che rappresentano nel concreto, al di là della retorica, il nostro Piano Casa.
- Blocco dell’uso della forza pubblica nell’esecuzione degli sfratti
- Tavoli permanenti per la graduazione amministrativa degli sfratti, con inquilini, proprietari, Comune e ATER e sportelli.
- A fronte di un’ enorme richiesta inevasa di alloggi pubblici non è più accettabile che, per ragioni di bilancio, ATER e Comuni svendano il loro patrimonio: blocco immediato delle alienazioni e assegnazione alle famiglie in difficoltà
- Cessione ai Comuni del patrimonio ATER non in assegnazione e fuori norma, un patrimonio che ATER si è dimostrata incapace di gestire, e assegnazione a percorsi di recupero ed autorecupero coinvolgendo associazioni o soggetti interessati.
- I Comuni pubblichino bandi di reperimento di alloggi a canone concordato, relazionato al reddito reale, facendosi garanti del pagamento del canone e prevedendo sgravi fiscali per i piccoli proprietari
- Utilizzo dell’enorme patrimonio pubblico e demaniale per rispondere all’emergenza
abitativa - Aumento dei fondi di sostegno all’affitto comunali e regionali per fronteggiare le situazioni di morosità incolpevole
- Piani di acquisizione a prezzo di costruzione degli immobili inveduti e sfitti
- trasparenza delle graduatorie, troppo spesso gestite in maniera clientelare, come gli scandali che hanno coinvolto l’ Ater hanno dimostrato
- Censimento e requisizione degli immobili sfitti delle grandi proprietà (banche, fondazioni ecc.) utilizzati a fini speculativi.
- Deroga cittadina al diktat del governo centrale di non garantire utenze e residenza negli immobili occupati per necessità.
- Aumenti IMU sulla terza casa ed oltre.
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