“Siamo tra le migliori sanità l’ha detto l’OMS”.
Quando l’Oms ha fatto questa affermazione? Nel 2000 in uno studio intitolato “Health System: Improving Performance”. La classifica pubblicata nel 2000 dall’Organizzazione mondiale della sanità si basava su solo due parametri: la spesa sanitaria pro-capite e l’aspettativa di vita. Allora la spesa italiana era 7,6% del PIL (pubblico e privato), oggi, ancora tra le più basse in Europa, è 9,2%. L’aspettativa di vita era nel 2000 di 76,7 anni per i maschi e 82,9 anni per le donne; mentre nel 2011 era rispettivamente di 79,4 e 84,5. In base a questi due parametri risultavamo secondi, fra i paesi aderenti all’OMS, dopo la Francia. L’inalzamento temporale ulteriore dell’aspettativa di vita in Italia negli ultimi dieci è sicuramente dovuto alla buona qualità delle cure nel nostro SSN. Dopo il 2000 l’Oms non ha più pubblicato un simile rapporto.
Nel 2005 Il Parlamento Europeo ha costituito una commissione di studio sulle realtà sanitarie dei 34 paesi della Unione europea, sulla base di 42 indicatori. La commissione si chiama “Euro Health Consumer Index” (EHCI). Ogni anno relaziona al Parlamento europeo sulle condizioni del sistema sanitario nei singoli paesi e stila una classifica in base a vari paramettri.
Scrive Erminio d’Annunzio (ex direttore del reparto di cardiologia dell’ospedale di Ancona e assessore alla sanità in Abruzzo nel 2012), nel 2010 nel suo libro “Sanità malata”: “I dati più recenti [del EHCI], pubblicati il 29 settembre 2009, e riferiti al 2008, indicano che *la nostra Sanità si colloca appena al quindicesimo posto tra i trentuno Paesi europei considerati*. Ben lontano, quindi, da quel secondo posto nel mondo che gli era stato accreditato in base alla bontà dei principi ispiratori iniziali, in pratica mai realizzati”.
Purtroppo l’ultima classifica di gennaio scorso, nell’annuale rapporto EHCI, ci posiziona al 22esimo posto.
Leggi quello che noi de L’Altro Veneto. Ora Possiamo! vogliamo per la Sanità in Veneto
Le cose da fare nei primi mesi dopo le lezioni
La sanità veneta è gestita da undici anni da assessori della Lega.
Come in tutte le regioni, la sanità è la voce di spesa più importante del bilancio regionale: nel Veneto l’81% del bilancio è assorbito dalla sanità; tolti i contributi agricoli resta poco per le altre voci.
Il project financing è stato lo strumento prediletto per la costruzione di qualsiasi opera in sanità, che regala ai privati un incredibile interesse di circa 12% sul capitale investito per 26-30 anni. Soldi per decine e decine di milioni che vengono sottratti ai servizi sanitari per i cittadini, in particolare alla cura dei disabili e alle cure sociosanitarie. Ci batteremo per l’immediato blocco del uso del project financing in sanità.
La crescita eccessiva dei ticket sanitari ha ridotto l’accesso alla cure sanitarie in tutto il Paese, come pure nel Veneto. I ticket nel maggior parte dei casi superano il costo vivo della prestazione (che è bene ricordare è già pagata con le tasse) e per questo in privato si paga meno. Ci batteremo per la drastica riduzione dei ticket.
Le leggi nazionali in sanità prevedono che con l’impegnativa del medico di base il cittadino possa scegliere il luogo di cura e lo specialista da cui farsi curare sia nel pubblico che nelle strutture private convenzionale (legge 833/78 art 19; legge 502/92 art 14 comma 6; legge 229/99 art 8 bis comma 2) e che i tempi d’attesa per una prestazione chiesta con l quella impegnativa siano uguali a quelli che si ottengono a pagamento (legge 120/07 art 1 comma 4 lettera g).
Ci batteremo, quindi, per l’immediata applicazione in Veneto di queste leggi, per poter scegliere e avere una sanità di qualità.
Maurizio Nazari per L’Altro Veneto. Ora Possiamo!
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