Maria Rita D’Orsogna* (Fatto Quotidiano – 13.7.15)
“Sono stato chiamato a stimare la pericolosità della situazione e posso dire che questa è una zona sismica” Alberto Marcellini, sismologo, in merito allo stoccaggio di gas di Collalto (Treviso), 2007.
Vorrei chiedere a Luca Zaia, governatore del Veneto dal 2010: ma lei ci crede davvero o fa finta, in tema trivelle? Dalle sue parole parrebbe tutto chiaro. Il giorno 1 gennaio 2015 aveva detto che: “La Regione del Veneto anche nei fatti sta cercando di opporsi alla nefanda decisione che mette a rischio quella straordinaria risorsa ambientale ed economica che si chiama mare Adriatico”. Parlava di “enormi danni ambientali, per la salute e per l’economia delle popolazioni che vivono sulle sponde del nostro mare. La nostra è una posizione netta di contrarietà a questo atteggiamento folle dei governi italiano e croato. Ci opponiamo alle trivellazioni in prima battuta e con atti formali”.
Il giorno 9 marzo 2015 ribadisce “Noi, come Regione, siamo e restiamo contrari alle trivellazioni in Adriatico. La nostra difesa continua ad essere debole perché il governo è schierato a favore delle trivellazioni. Mi chiedo come quelle forze politiche che si dichiarano vicine all’ambiente possano stare ancora all’interno di questo governo”. Addirittura nel maggio 2015 la regione Veneto presenta le sue osservazioni di contrarietà alle trivelle croate in Adriatico “in cui ci si preoccupa della subsidenza che si estenderà, spingendosi, con ogni probabilità, entro i nostri confini nazionali”. Indimenticabili le sue parole maestose sull’Italia: “la Repubblica è una, indivisibile e imperforabile”.
Te lo vedi, paladino dei paladini. E poi. E poi vai a leggere i comunicati di investitori dei petrolieri, vai a vedere il territorio e vai a vedere cosa approva il governo regionale veneto di Luca Zaia e ti chiedi: ma sa Zaia cosa i suoi stessi uffici regionali approvano e fanno? E poi ti arrabbi. La Sound Oil, ditta inglese, ha preso di mira il territorio veneto da vari anni tramite la sua sussidiaria italiana Apennine Energy con la concessione “Carità – Nervesa”, nei pressi di Conegliano Veneto e del Montello. Come sempre sono pozzi vecchi trivellati ed abbandonati dall’Eni e dove queste microditte pensano di venire a fare il salto di qualità. Il giorno 26 febbraio 2013 la regione Veneto autorizza la Apennine Energy/Sound Oil a trivellare il pozzo Sant’Andrea 1 dir a Nervesa della Battaglia per la ricerca di idrocarburi. Trivellano e il Ceo James Parsons definisce Nervesa una “flagship opportunity” dal valore di 62 milioni di dollari che frutterà loro ben 14 milioni di dollari l’anno. I veneti sanno poco e niente. Il giorno 27 novembre 2014 la regione Veneto autorizza la Apennine Energy/Sound Oil a trivellare il secondo pozzo Cascina Daga 1 dir sempre a Nervesa. Arrivano a 1300 metri di profondità. Gli investitori sanno tutto. La Sound Oil annuncia ai propri azionisti addirittura dove poter scaricare i filmati in rete, in modo da seguire ogni giorno cosa accade in cantiere. Dopo un paio di mesi da quell’approvazione, Zaia dice che l’Italia è imperforabile. Come può essere? Perché la regione Veneto ha permesso che si facessero buchi nel 2013 e nel 2014, e dopo un po’ Zaia fa tutti quei proclami? Non si parlano presidente e Regione? O che il trevigiano è meno importante della Croazia?
E poi il 12 maggio 2015 un terremoto di intensità 3,5 nelle vicinanze del Montello a 2000 metri di profondità. Un altro ancora, non troppo lontano, il 15 maggio di magnitudo 3,6, a quindici chilometri da Nervesa. Sono sicuramente delle coincidenze, ma questo fa capire che il territorio trevigiano non è proprio stabile per conto suo. Se Zaia è preoccupato della subsidenza croata, perché non è preoccupato della possibile sismicità indotta italiana? O crede che per la Croazia sia facile parlare mentre in Veneto si tratterebbe di agire?
E poi ancora, guardi le cartine e vedi che nel trevigiano è anche presente un impianto di stoccaggio del gas della Edison, detto Collalto che si trova ad otto chilometri dal terremoto del 15 maggio. Anche qui, potrebbe benissimo essere una coincidenza che ci siano stati terremoti nei pressi della centrale di stoccaggio ma il fatto è che questi impianti sono pericolosi. Sono semplicemente delle bombe che aspettano di essere innescate perché gli stravolgimenti sotterranei portati da stoccaggi e da estrazioni certo non migliorano un territorio di per sé sismico. Collalto è in funzione dal 1994. La Edison il 3 gennaio 2007 chiede di ampliarlo e di aumentare i volumi stoccati. Si nominano commissioni di esperti e di politica. Vari sismologi indipendenti ne sottolineano la pericolosità: se stuzzicata, la falda del Montello potrebbe dare origine a terremoti di magnitudo maggiore di 6. Alberto Marcellini, professore di sismologia all’Università di Milano, parte della commissione, afferma nel 2007: “Il rischio sismico elevato è stato evidenziato, a questo punto i responsabili politici possono decidere di assumersi questo rischio perché la contropartita viene giudicata congrua o per altre motivazioni. Per quanto mi riguarda non faccio parte di chi deve decidere, tuttavia poiché da tempo mi occupo di problemi di rischio sismico e ho pure una certa reputazione internazionale da difendere devo dire che non ho ritenuto sufficienti gli argomenti addotti a supporto di un parere favorevole, anzi francamente non solo non sono di parere favorevole all’aumento delle capacità dell’impianto, ma addirittura alla presenza stessa dell’impianto di stoccaggio”.
Ma si sa, la logica è spesso un optional quando ci sono gas e petrolio di mezzo e Marcellini si dimette il 28 gennaio 2008, dicendo: “Debbo dire che sin dall’inizio dei lavori la mia impressione non è stata quella di trovarmi in un consesso che operasse all’unisono per valutare nel modo migliore la sicurezza del deposito, obiettivo ufficiale della Commissione. Ho avuto piuttosto l’impressione di trovarmi di fronte a due posizioni precostituite: i favorevoli e i contrari all’ampliamento. Insomma più che all’approfondimento delle indagini vi era l’interesse di ricevere supporto alla propria precostituita tesi. Non è l’humus migliore per far lavorare gli esperti” Nel 2009, il Ministero dello Sviluppo Economico dà un po’ di prescrizioni e decide che l’ampliamento dell’impianto può essere escluso dai procedimenti di impatto ambientale. Luca Zaia viene eletto nel 2010. Sul suo sito web, la Edison dice che l’impianto è stato ampliato nel 2011. Seguono ricorsi, interrogazioni, denunce. Seguono anche rumori e notti insonni dei residenti i quali scrivono a Zaia lamentando la scarsa attenzione delle autorità regionali dal 2009 fino ad adesso.
Ecco, la mia domanda a Luca Zaia, resta: cosa facciamo adesso? Non era l’Italia imperforabile? Vuole dire qualcosa ai veneti e non sulle trivelle in Croazia, ma sulle trivelle in Veneto, a Collalto, a Nervesa, a casa sua?
*Fisico, docente universitario, attivista ambientale
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