di Roberta Fantozzi -
I SOLDI CI SONO!
Da anni una campagna martellante dice che per uscire dalla crisi bisogna fare sacrifici, perchè le risorse sono scarse e se si danno ai pensionati non ce n’è per i disoccupati, se si rinnova il contratto dei lavoratori pubblici non si può istituire il reddito minimo, se si accolgono i migranti non ci sono risorse per gli italiani..
Si dice anche che il problema è il debito pubblico perché abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità, e che per diminuire il debito vanno tagliati i servizi e privatizzati i beni comuni..
E’ falso. E’ falso che la crisi dipenda dalla scarsità delle risorse. Ed è falso che il debito pubblico dipenda dal fatto che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità.
Al fondo della crisi c’è il fatto che la capacità di produrre merci è enormemente superiore a quella di consumarle.
Tutti i principali settori sono in sovrapproduzione. Questo accade per due motivi.
Per una ragione fisiologica: perché quando la società arriva ad un certo livello di ricchezza non ha più bisogno di continuare con il ritmo di crescita delle produzioni e dei consumi che aveva nelle prime fasi dello suo sviluppo.
Per una ragione patologica: perché negli ultimi trent’anni le disuguaglianze sono cresciute enormemente. Mentre una parte della società è diventata sempre più ricca, un’altra è sprofondata nel disagio e nella povertà: chi è disoccupato o precario o chi ha comunque salari impoveriti.
Lo sviluppo abnorme della finanza di questi anni ha avuto origine da quella stessa sovraccapacità produttiva.
Poiché era più difficile realizzare profitti producendo e vendendo merci, si sono sviluppati meccanismi raffinatissimi affinché “il denaro producesse denaro” e si moltiplicasse una ricchezza fittizia senza rapporto con la ricchezza reale. Quando poi le bolle sono esplose e quella ricchezza si è dimostrata fasulla, gli stati sono corsi in aiuto degli speculatori: secondo le fonti ufficiali dell’Unione Europea sono stati 4500 i miliardi che gli stati europei hanno messo a disposizione delle banche tra 2008 e 2011, pari al 37% del Pil dell’Unione, a 3 volte la ricchezza prodotta ogni anno dall’Italia, è… un’ enormità! Per questo il debito pubblico è cresciuto, passando nell’area euro dal 66,1% del Pil nel 2007 al 92,6% nel 2013.
Anche nei paesi come l’Italia in cui il debito pubblico era alto prima della crisi, questo non è dipeso dall’eccesso di spesa (che al netto degli interessi è stata sempre inferiore alle entrate negli ultimi 25 anni!) ma da scelte che hanno avvantaggiato la finanza speculativa: l’Italia negli anni ’80 ha deciso di finanziarsi attraverso le banche private e il peso degli interessi ha fatto schizzare il debito pubblico dal 58% del Pil nel 1981 al 122% nel 1994.
La Banca Centrale Europea continua con quelle stesse politiche. Non finanzia direttamente gli stati, finanzia le banche private a cui poi gli stati devono rivolgersi per finanziarsi, pagando interessi esosi. Ora la BCE sta stampando moneta per 60 miliardi al mese con il programma di Quantitative Easing, per un totale di almeno 1100 miliardi, ma continua a non finanziare direttamente gli stati e ad acquistare titoli passando dal circuito bancario privato.
E’ ora di non credere più alle menzogne che ci raccontano
- la Banca Centrale Europea finanzi direttamente gli stati: se lo stato italiano pagasse lo stesso interesse che le banche private pagano alla BCE, sarebbero disponibili 70 miliardi di euro l’anno.
- si rimettano in discussione i vincoli folli del Fiscal Compact
- si prendano le risorse da chi ce l’ha. Secondo l’ultimo rapporto dell’Ocse il 20% più ricco della popolazione possiede il 61,6% della ricchezza totale, il 20% più povero non ne possiede che lo 0,4%. Il rapporto è di 154 volte. Sempre secondo l’Ocse tra il 1976 e il 2006 la quota della ricchezza dei redditi da lavoro dipendente e autonomo è diminuita del 15% cioè di 240 miliardi di euro, a favore di rendite e profitti.
All’opposto di quello che vuole fare Renzi, proponiamo che si faccia una patrimoniale sul 5% dei ricchissimi che possiedono un terzo della ricchezza totale, si ripristini la progressività delle aliquote, si recuperi la grande evasione, si taglino le spese realmente inutili e dannose, come le spese militari e quelle per le grandi opere.
C’è n’é per abrogare la controriforma delle pensioni, ridurre l’orario di lavoro, dimezzare la disoccupazione, istituire il reddito minimo, rilanciare il welfare.
Non l’uno contro l’altro, ma insieme, lottiamo per l’uguaglianza, la giustizia sociale, il benessere delle persone.
I SOLDI CI SONO!
Parte la campagna di Rifondazione, a partire dalla tre giorni di iniziative in piazza del 16, 17, 18 ottobre.
Care compagne e cari compagni,
vi proponiamo di caratterizzare la nostra iniziativa nei prossimi mesi con la campagna “I soldi ci sono!”
Infinite volte in questi anni ci siamo sentiti ripetere che il problema è che la “coperta è corta” oppure che “abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità” per giustificare le politiche neoliberiste. Il paradigma della “scarsità” viene veicolato da tutti i principali soggetti politici e da un apparato mediatico imponente. A partire da esso vengono giustificate le politiche di messa in contrapposizione tra i diversi pezzi di un mondo del lavoro alla cui frammentazione le classi dominanti hanno alacremente lavorato in questi anni. A partire da esso si costruisce la “guerra tra poveri”, puntando ad impedire che si possa ricostruire una alleanza sociale su un progetto di trasformazione. Il tema del debito è uno strumento potente di questa operazione, di una “narrazione” che è ancora egemone sulla crisi, le sua cause, le risposte necessarie per uscirne. Serve anch’esso a giustificare tagli e privatizzazioni, ad alimentare l’offensiva contro tutto ciò che è pubblico, a colpevolizzare e passivizzare chi da quelle politiche è colpito.
Per questo abbiamo deciso una campagna con uno slogan volutamente in controtendenza e che punta a far discutere.
La campagna si articolerà con più strumenti e su più livelli:
1) volantini e materiali grafici. Il primo volantino che vi inviamo è un volantino di impianto complessivo che vuole appunto smontare sia l’idea della crisi come crisi di scarsità, sia il senso comune che si è prodotto sul debito. Ad esso si accompagneranno altri materiali tematici più semplici ed immediatamente comunicabili con volantini prodotti da tutti i dipartimenti anche in relazione alla denuncia della prossima legge di stabilità e delle politiche del governo, delle disuguaglianze sempre più gravi che quelle politiche producono, della rivendicazione di misure immediatamente redistributive.
2) iniziative. E’ evidente che assieme ai volantinaggi, alla capacità di tornare in piazza con una nostra visibilità e di essere identificati con uno slogan volutamente provocatorio, l’obiettivo per noi è quello di fare l’operazione opposta a quella delle classi dominanti: per questo dobbiamo lavorare per organizzare iniziative con lavoratrici e lavoratori, precari, disoccupati, con chi si batte per i diritti sociali su ogni terreno, per ricomporre ciò che si vuole dividere su una piattaforma complessivamente alternativa, essendo capaci di comunicare il senso della nostra proposta in ogni singola vertenza.
Va infine esplicitato un punto teorico che pure dovremo far vivere nelle diverse iniziative: il paradigma della scarsità non riguarda la ricchezza disponibile, ma riguarda invece la capacità di riproduzione della natura. A poche settimane da Cop21, la conferenza sui mutamenti climatici delle Nazioni Unite, dobbiamo essere capaci di dire che è contemporaneamente vero che c’è la capacità di produrre benessere alimentare per 12 miliardi di persone, cioè per quasi il doppio dell’attuale popolazione del pianeta come afferma la FAO, e che se non si arresta l’attuale mutamento climatico si produrranno in poche decine di anni oltre 200 milioni di profughi ambientali. La necessità di politiche fortemente redistributive sta per noi insieme alla riappropriazione sociale di “cosa, come, per chi produrre”, alla necessità di un’alternativa di sistema alla fase barbarica del capitalismo.
Vi invitiamo a distribuire il volantino in allegato ai banchetti per il 16, 17, 18 ottobre, decisi dalla direzione di settembre e dall’assemblea dei segretari di Circolo della Festa Nazionale “Ripartiamo!” in connessione con la campagna sul tesseramento, come già comunicato dal dipartimento Organizzazione.
Vi invieremo ad inizio settimana altri 2 volantini. Uno sulla sanità contro l’evidente tentativodi distruggere il carattere universalistico del sistema sanitario pubblico già duramente messo in discussione da anni di tagli. L’altro contro l’ulterioreattacco di Renzi e Confindustria alla contrattazione nazionale e al diritto di sciopero. Il contrasto al tentativo di dare l’ultimo colpo ai diritti del lavoro, di rompere le residue solidarietà della contrattazione collettiva, di riportare le lavoratrici ed i lavoratori alla condizione servile richiede la nostra attivazione immediata e il nostro massimo impegno.
Per quel che riguarda in particolare il 17, giornata mondiale contro la povertà, che vedrà tanto le mobilitazioni contro l’austerità a Bruxelles quanto le piazze della campagna Miseria Ladra in moltissime città italiane, vi chiediamo di organizzare i nostri banchetti in orari tali da NON sovrapporsi alle piazze di Miseria Ladra, a cui invitiamo tutte e tutti a partecipare (trovate sul sito tutte le indicazioni e la piattaforma http://www.miserialadra.it )
Un caro saluto e buon lavoro
La segreteria nazionale
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