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Ambiente, Rifondazione alla Marcia globale per il Clima e verso Cop21

Fonte: http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=20325

Ambiente, Rifondazione alla Marcia globale per il Clima e verso Cop21

A 6 anni di distanza dal vertice di Copenaghen, finalmente l’attenzione torna a concentrarsi sull’emergenza climatica.

Dal 30 novembre all’11 dicembre 2015 si terrà a Parigi la 21° Conferenza delle Parti dell’ONU sui Cambiamenti Climatici, verrà siglato con ogni probabilità l’accordo globale sul clima traguardato al  2020 e prenderà il posto di Kyoto. Un accordo che temiamo sia l’ennesima scatola vuota, demandando ai singoli impegni vincolanti ed azioni coerenti.   Si tratta di una importante occasione per rimettere con forza al centro dell’agenda politica nazionale i temi che riguardano il modello di gestione delle risorse, la tutela ambientale, i diritti delle comunità, la sovranità di queste ultime sul territorio e, più in generale, il sistema economico nel suo insieme.

Il tema dei cambiamenti climatici riguarda il Pianeta ed  è strettamente connesso alle politiche dei singoli paesi, tese più a garantire gli interessi del mercato che non quelle delle comunità e del territorio.

Di questo ci parla il decreto Sblocca Italia, che garantisce e agevola le estrazioni petrolifere in terra e in mare, mega infrastrutture che hanno un impatto drammatico sul territorio e sull’ambiente come la pervicace politica dell’incenerimento, e delle  privatizzazioni.

alle battaglie in difesa del territorio che si stanno giocando nel nostro paese. Molti sono i conflitti in difesa del territorio e di contrasto a queste scelte scellerate.

Alla vertenza nazionale contro lo “Sblocca Italia” e suoi derivati del governo Renzi ne vanno aggiunte molte altre come: le battaglie contro il carbone o le infrastrutture energetiche e militari, i poli produttivi contaminanti ai quali si continua a concedere possibilità di inquinare mettendo a rischio la salute delle comunità, le vertenze per le bonifiche e quelle per il risanamento del territorio dal dissesto idrogeologico che da anni devasta intere città,  solo per citarne le principali.

In generale la devastazione e il rischio ambientale imposti alle comunità sono fattori su cui si regge il sistema economico

Determinate dalle pressioni lobbistiche delle grandi multinazionali come è nel corso dei negoziati per il TTIP (Trattato di Partenariato Transatlantico su commercio e Investimenti) in favore delle tecniche estrattive non convenzionali, degli OGM, delle privatizzazioni, delle fonti fossili. Così come, se l’opposizione al Jobs Act è per l’affermazione dei diritti del lavoro, il ricatto occupazionale e la crisi economica sono il paravento del governo Renzi per imporre con lo Sblocca Italia un  devastante modello di sviluppo, fondato sulla cancellazione di ogni vincolo e consegnato al libero arbitrio del profitto contro la tutela. Per questo  in occasione dell’emanazione del decreto “Sblocca Italia” abbiamo coniato lo slogan “Il territorio come il lavoro senza tutele e senza diritti”, potremmo dire un vero e proprio manifesto del liberismo e della mercificazione.

 

La nostra azione, quindi, non può prescindere dall’esigenza dalla riconversione del modello produttivo e del lavoro sostenibili dal punto di vista ambientale garantiti da tutele e diritti, e dove i vincoli tornino ad essere individuati a favore delle comunità e del territorio.

Le politiche di austerità stanno imponendo all’ambiente oltre che ai popoli europei un costo insopportabile. Le politiche neoliberiste non si esplicano soltanto nella deregolamentazione economica ma ugualmente in quella ambientale imponendo sui territori l’unica regola del profitto

Il  vertice climatico di Parigi rappresenta quindi l’occasione perché alla moltitudine di vertenze ambientali venga fornita una cornice comune, utile a dare forza agli all’allarme, più volte reiterato lanciato dalla comunità circa la necessità di ridurre del 70% le emissioni clima-alteranti entro il 2050.

Ridurre le emissioni in maniera sensibile ed immediata vuol dire infatti cambiare modello energetico, smettere di cementificare, optare per reti di mobilità intelligente, risanare il territorio, cambiare modello di gestione delle risorse e dei servizi pubblici essenziali. In una parola, ripensare il sistema economico e sociale radicalmente e senza esitazioni.

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