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DOCUMENTO DI INDIRIZZO STRATEGICO DEI GIOVANI COMUNISTI: PRATICARE LA ROTTURA, ROVESCIARE IL PRESENTE

Fonte: http://www.giovanicomunisti.it/wordpress/wp-content/uploads/2016/01/ODG-PRATICARE-ROTTURA-GC-1.pdf

DOCUMENTO DI INDIRIZZO STRATEGICO DEI GIOVANI COMUNISTI: PRATICARE LA ROTTURA, ROVESCIARE IL PRESENTE

È difficile riassumere ed esprimere in poche parole quello che dovrà essere l’indirizzo politico dei Giovani Comunisti/e nei prossimi anni e certamente molto dipenderà dagli input che giungeranno
dai territori, nonché pure da elementi esterni ad ora non prevedibili. Tuttavia vogliamo rifuggire dal navigare a vista che ha caratterizzato questi ultimi anni senza una nostra autonoma iniziativa politica: intendiamo articolare una serie di proposte, essere portatori di un punto di vista e di una volontà politica, con la flessibilità necessaria per affinare gli stessi secondo le esperienze che emergeranno dal conflitto reale. Visto che, come Giovani Comuniste/i, riteniamo la registrazione e la comprensione della realtà il più importante metodo di analisi ed elaborazione politica, invitiamo a prendere il presente documento come un indirizzo di massima da riempire e correggere di volta in volta con tutto l’entusiasmo e tutte le esperienze di vita delle quali i giovani compagni sono portatori. Il Documento congressuale nazionale – “Vogliamo la Luna – niente da perdere, tutto da conquistare” e il Documento finale della Conferenza offrono comunque una serie di precise linee di azione su cui è utile e doveroso partire per progettare la prassi futura dell’organizzazione.

È indubbio però che la Conferenza non abbia ancora saputo esprimere compiutamente finora, attraverso un documento politico, il dibattito emerso a Roma il 24-25 ottobre 2015, nonché rispondere alle proposte di emendamenti (al precedente documento congressuale) che avevano ricevuto diffusi riscontri nei territori. Si prenda quindi il presente documento come un indirizzo
strategico che va anche a colmare alcune di queste lacune. Il primo responsabile di garantirne l’attuazione sarà il nuovo esecutivo nazionale, che proponiamo sia formato esclusivamente sulla base delle competenze che ciascun dirigente può effettivamente mettere a disposizione dell’organizzazione.
Il mandato di questo coordinamento si pone in netta discontinuità con un passato recente il cui bilancio totalmente negativo è stato ampiamente esplicitato nella nostra conferenza e rispetto a cui
vogliamo praticare una netta rottura, rifondando l’organizzazione su basi nuove. Di rottura deve tornare a essere anche la nostra lettura e il nostro atteggiamento verso la realtà, dopo esserci troppo a lungo soffermati a commentare il presente senza una seria aspirazione a rovesciarlo. Dunque occorre una discontinuità di metodo e di merito, nel funzionamento interno e nell’attività esterna.
Rivendichiamo la scelta, finalmente, di costruire i gruppi dirigenti secondo un criterio di valorizzazione dei migliori quadri formatisi nell’attività territoriale, piuttosto che sulla base di fedeltà al capo-corrente. Intendiamo rompere una volta per tutte gli schemi di correntismo e frazionismo che ci hanno a lungo ingabbiato: per questo è indispensabile che ogni iscritta o iscritto siano politicamente vincolati alle decisioni collettive che siano state assunte democraticamente e nelle sedi a ciò deputate, in un dibattito finalmente liberato dalle manovre di area.
Reputiamo improcrastinabile un riposizionamento critico sui temi dell’Euro e dell’Europa, riconoscendone la natura di gabbie irriformabili, di gioghi da spezzare, intrisi a fondo della visione liberista che ha ispirato i Trattati, in contrasto con le stesse conquiste del costituzionalismo europeo novecentesco. Il NO a questa Europa non significa chiudersi nei recinti nazionali, ma vogliamo accompagnare la rivendicazione del recupero di una sovranità nazionale democratica alla pratica di un reale internazionalismo proletario e di un’unità d’intenti con le organizzazioni sorelle nel continente e nel mondo, perché unica è la lotta di tutti gli sfruttati del pianeta, della nuova generazione di dannati della Terra. A tal riguardo riteniamo prioritario ristabilire i contatti con tutte le organizzazioni appartenenti alla Federazione Mondiale della Gioventù Democratica (WFDY), e nello specifico con le giovanili delle realtà comuniste, anticapitaliste e progressiste europee, con particolare priorità a quelle appartenenti al gruppo GUE/NGL, nonché instaurare dei contatti con ogni realtà giovanile comunista italiana e non, appartenenti ad altri movimenti ed organizzazioni politiche.
Avanziamo un’accorata critica a un processo costituente della sinistra che ancora una volta parte
dalle forme e non dai contenuti, da accordi di vertice in trattative poco trasparenti piuttosto che
dall’unità nelle lotte, e che nello sforzo di tenere insieme posizioni disparate smorza la radicalità
della critica a un sistema iniquo e marcescente, lasciando il ruolo di suoi più accaniti oppositori a
forze populiste dall’ispirazione ambigua o apertamente reazionaria. Non temiamo la prova dei fatti;
anzi, la nostra idea di unità parte proprio dal conflitto reale e dalla possibilità di un avanzamento dei
rapporti di classe in favore delle classi subalterne, da lungo tempo sotto attacco e in arretramento.
La nostra natura di organizzazione giovanile rende necessario circoscrivere le priorità di intervento
alle questioni che riguardano la nostra generazione; ma vogliamo contaminare di questo nuovo
corso dei GC il Partito intero, portandovi una ventata di radicalizzazione e di rinnovamento e
ravvivando il confronto in quella comune casa delle comuniste e dei comunisti che è il PRC,
avvertendo il bisogno di osare insieme per tornare ad avanzare. Riteniamo inoltre che tale progetto
della costituente della sinistra metta a rischio la tenuta e l’esistenza di un’organizzazione comunista
autonoma e quindi anche della relativa organizzazione giovanile: per questo motivo disapproviamo
con decisione tale operazione politicista.
Intendiamo fare della precarietà lavorativa in ambito giovanile il primo oggetto della nostra
offensiva. Per questo, in un momento in cui già si parla diffusamente di proposte referendarie contro
i provvedimenti più antipopolari degli ultimi governi delle larghe intese, è nostra volontà
radicalizzare la battaglia andando a colpire elementi centrali dell’attuale assetto capitalistico, in
concreto elaborando dei quesiti di abrogazione delle principali norme che consentono e
incoraggiano forme di lavoro precario, con lo scopo di riportare la questione sociale e il disagio
giovanile al centro di una discussione politica sempre più autoreferenziale. È una proposta molto
impegnativa, su cui chiediamo un reale sforzo del Partito intero, di cui conosciamo le difficoltà
attuali ma a cui una campagna di questa portata potrebbe giovare molto, in termini di visibilità,
adesioni e rinnovamento; il recente fallimento della raccolta di firme di alcuni settori della sinistra e
i passati fallimenti di unioni politiche ai soli fini elettoralistici ci spingono inoltre a rifuggire da ogni
settarismo e a cercare il massimo allargamento del fronte referendario a realtà politiche, sociali,
sindacali e di movimento, per sperimentare un’effettiva unità delle forze progressiste su temi
concreti e in grado di produrre un effettivo avanzamento dei rapporti di classe, piuttosto che su
alchimie dall’aspetto opaco. Si dà mandato all’esecutivo nazionale di avviare, di concerto col
Partito, l’elaborazione dei quesiti referendari, avvalendosi dell’esperienza di giuristi progressisti
esperti della materia, nonché di cercare le più ampie convergenze per l’avvio della raccolta di firme.
Predisporremo inoltre una piattaforma di lotta per la riappropriazione del salario nelle sue diverse
forme e riteniamo prioritario rimettere al centro della proposta politica quella della gestione
collettiva, democratica e proletaria dei luoghi di lavoro, coniugando il messaggio della priorità di
una proprietà popolare e sociale all’applicazione concreta dello slogan “lavorare meno, lavorare
tutti”, la cui attualità e fattibilità è mostrata dalla sua recente applicazione, pur moderata, nella realtà
capitalista di stampo socialdemocratico della Svezia. L’esempio della Svezia rimane, infatti,
inadeguato per la sua irriducibile volontà di riformare, e non spezzare, i rapporti di produzione
capitalistici. A tal riguardo ribadiamo la necessità di poter costruire il socialismo solo a seguito di
un processo che preveda la presa del potere da parte dell’organizzazione comunista e delle classi
subalterne da essa rappresentate.
Un’altra grande piaga che affligge la nostra generazione sta nella negazione sistematica del diritto
allo studio per tutte e tutti, pur costituzionalmente sancito. A tal proposito occorre elaborare un
programma nazionale che coniughi la concretezza – riassumendo in una chiara formulazione
rivendicazioni immediatamente comprensibili ad ogni studente non abbiente in quanto strettamente
concernenti i suoi interessi materiali – con la radicalità – esplicitando al singolo studente che la sua
emancipazione non può che passare per la rottura del sistema, del suo paradigma e dei suoi vincoli.
Si dà mandato all’esecutivo nazionale di elaborare, entro e non oltre la prossima riunione del
coordinamento, anche accogliendo i suggerimenti emersi dal recente dibattito congressuale, un
unico programma con le nostre rivendicazioni in tema di diritto allo studio, spendibile in tutto il
territorio nazionale, nonché di ricavare da esso due o tre specifiche campagne prioritarie da mettere
a disposizione di tutti i territori, in modo che ciascun gruppo locale ne possa attivare almeno una,
scelta secondo le specificità della situazione. L’esecutivo presenterà proposte anche sugli strumenti
operativi e organizzativi necessari per l’efficace e uniforme attuazione delle dette campagne e per la
loro massima visibilità, nonché cercherà sulle stesse convergenze più ampie con organizzazioni
sindacali e di movimento.
L’antifascismo richiede anche in ambito giovanile un triplice approccio, che sia al tempo stesso
culturale, sociale e militante, ognuno dei tre implicando strettamente gli altri due ed essendo da solo
inefficace. Esistono a questo proposito molte e valide esperienze a livello territoriale, a cui ispirarsi
e rispetto a cui è necessario assicurare un’uniforme e coordinata azione. Il referente individuato per
farsi carico della tematica dovrà anche curare la formazione di una capillare rete interna di scambio
di informazioni all’interno dei GC, in stretto coordinamento con il Partito e con le reti di
controinformazione già esistenti a livello italiano e internazionale. Si curerà inoltre l’istituzione di
un servizio d’ordine e di autotutela per garantire l’agibilità militante dei Giovani Comunisti in ogni
occasione, con particolare riguardo alle manifestazioni più delicate.
Per poter svolgere questi compiti e gli altri che ci siamo posti nei documenti congressuali occorre
partire dalle lotte sociali ed economiche presenti nel Paese, costruendole laddove non siano
presenti, con particolare precedenza per noi ai settori del lavoro e dell’istruzione. In tal senso
diventa urgente ristrutturare la nostra organizzazione dandole, ovunque sia possibile, le
caratteristiche di un soggetto rivoluzionario d’avanguardia marxista e leninista che sia in grado di
costruire partecipazione, conflitto e consenso anzitutto attraverso l’adesione militante e non
meramente su un piano culturale ed elettoralistico. Per tale scopo è improcrastinabile un’ attività di
formazione, che sia continuata nel tempo, sia dei quadri dirigenti che di tutti i tesserati GC della
base.
Tutto ciò va fatto senza scadere nello spontaneismo, bensì attraverso una pianificazione della nostra
azione politica, né volendo imporre una linea dogmatica e settaria, bensì articolando un’analisi
elaborata della società e delle sue strutture e sovrastrutture, oltre che una strategia di
demistificazione delle menzogne propagandistiche dettate dall’ideologia del Capitale. A partire da
tali analisi la prassi deve essere orientata alla ricerca di un rapporto dialettico con i settori più
avanzati e coscienti delle varie realtà sociali e politiche. Con tale approccio riteniamo di dover
concretizzare i programmi e i piani d’azione contenuti nei documenti politici congressuali sulle
tematiche più varie: lavoro giovanile e precarietà, diritto allo studio, antifascismo/antirazzismo,
questione di genere/LGBTQI, pratiche sociali, ambiente/beni comuni, antimafia sociale, casa. Per
poter coordinare e socializzare al meglio tali pratiche e metodologie, il Coordinamento Nazionale
esprime la necessità di agire al più presto attraverso una riforma operativa della stessa
organizzazione, mettendo in pratica quanto emerso per i settori della comunicazione e della
formazione.
Presentato dal cp. Riccardo Gandini al Coordinamento nazionale GC del 16-17 gennaio 2016.

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