COMUNICATO STAMPA DI RIFONDAZIONE COMUNISTA: “TPL: NON ERAVAMO PROFETI DI SVENTURA”.
Ricordando che “l’avevamo detto” si rischia l’impopolarità riservata ai profeti di sventura. Ciò nonostante, quanto accade nel trasporto pubblico urbano era perfettamente prevedibile, e l’avevamo previsto fin da quando, con la precedente amministrazione, era cominciato il processo di privatizzazione portato poi a termine, identico, dalla giunta Bitonci.
Puntualmente, in coincidenza con il primo normale giorno lavorativo e scolastico dopo la pausa natalizia, si sono verificati enormi problemi per gli utenti del servizio: corse saltate, bus che arrivano con un’ora di ritardo, centinaia di persone ferme al freddo alle fermate, studenti, lavoratori, malati diretti in ospedale, in ritardo catastrofico sui loro impegni.
Al di là delle menzogne sul ripristino del servizio ante-riforma, (basta uno studio superficiale di tratte ed orari per rendersi conto che poco è stato riportato alle condizioni precedenti), al di là della incapacità organizzativa di chi dirige la società di trasporto (incapacità resa evidente dalla folla di autisti che stamattina, presentatisi puntali al lavoro, hanno dovuto attendere ore per sapere su quale bus salire, quale linea percorrere, e poter partire), il problema sostanziale è un altro: così com’è il servizio non funziona e non può funzionare.
Bisogna rivedere alla base i presupposti del ragionamento:l’autosufficienza economica del servizio, il suo costo intrinseco e la sua redditività, non possono essere gli unici parametri di riferimento.
Nella valutazione costi/benefici vanno inseriti i costi sociali ma anche materiali che dal suo mancato funzionamento derivano: l’aumento dell’inquinamento atmosferico, legato all’inevitabile incremento del traffico privato, con l’aumento delle malattie dell’apparato respiratorio che ovviamente ne deriva (e che colpisce soprattutto bambini ed anziani), innanzitutto, ma anche la perdita economica netta derivante dalle ore lavorative perse, dai ritardi scolastici, dal caos nelle visite e nei trattamenti medici programmati, dall’aumento nei consumi di carburante ecc. ecc. Non ultimo il peggioramento delle condizioni di lavoro dei lavoratori BusItalia, che per tentare di reggere il modello attuale vengono costretti ad orari spezzati che rendono molto più lunga, e faticosa, la loro giornata lavorativa.
Per non parlare dei disastrosi effetti sul clima che questo modello complessivo di gestione dell’ambiente sta causando.
Iniziative, in sé lodevoli, come la tariffa unica giornaliera non servono se non sono estese al di là del periodo festivo. È necessario prevedere tariffe agevolate per fasce orarie e di utenza, e in alcuni casi la gratuità del trasporto. È indispensabile rafforzare gli orari e incrementare i mezzi meno inquinanti, sostituendo gli autobus a gasolio. Altro che comprarne di nuovi come si è appena fatto!
Tutto ciò è possibile (ed in molti luoghi viene già messo in pratica), ed è addirittura più conveniente, se si considera il risparmio sociale e materiale che deriverebbe dalla soluzione dei problemi prima illustrati, i cui costi evidentemente si scaricano sui cittadini sia direttamente, come spesa per il trasporto, sia indirettamente, come tasse per coprire i costi sociali e sanitari.
Ma ovviamente questo richiede un ragionamento complessivo che non può essere demandato, né richiesto, ad una società privata il cui compito istituzionale è produrre profitto. Unica soluzione reale è che il bene comune Trasporto Pubblico Locale ritorni sotto controllo pubblico: cioè nelle mani del Comune e quindi dei cittadini padovani.
A meno che non ci si affidi solamente alla pioggia per poter respirare dell’aria decente, almeno qualche giorno all’anno.
Giuseppe Palomba, segretario provinciale del Partito della Rifondazione Comunista
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