Fonte: http://www.rifondazione.it/primapagina/wp-content/uploads/2016/02/dire_fare_rifondazione_00.pdf
All’inizio del 2013 al massimo dello sviluppo dell’iniziativa di lotta in difesa del diritto ad abitare, con decine di sfratti bloccati, manifestazioni davanti ai comuni, si sviluppava all’interno del collettivo delle compagne/i dello Sportello sociale di Rifondazione Comunista e dell’associazione Workers in Action il dibattito attorno alla necessità di un passaggio ulteriore dell’iniziativa e del suo consolidamento. Si trattava non solo di sviluppare le iniziative di lotta per il diritto alla casa, diventate necessarie dentro l’approfondirsi della crisi e della devastazione sociale da questa prodotta, ma di conquistare uno spazio dove garantirsi non solo in via temporanea dagli sfratti ma, anche da condividere con i proletari dei quartieri della periferia e che fosse finalizzato a dare vita a pratiche di solidarietà e mutualismo. Nasceva così la Casa del popolo “Meri Rampazzo” nella ex scuola Rodari nel rione popolare di Mortise. Scuola chiusa e abbandonata al cui interno sono stati trovati materiali per il confezionamento di bustine di droga e quindi ripulita dalla nostra presenza. I problemi che abbiamo dovuto subito affrontare non sono stati pochi: la pulizia dei locali, l’organizzazione pratica delle diverse attività in programma, la mancanza di energia elettrica che si è risolta con l’utilizzo di un buon generatore messo a disposizione da Rifondazione comunista. Nel corso di questi due anni e mezzo le difficoltà che abbiamo incontrato sono state notevoli , non poteva che essere così. Con una decina di famiglie senza casa ospitate con bambini, culture, storie e situazioni economiche diverse, tutte in condizione precaria, non potevano non nascere delle contraddizioni. Resta il fatto che una risposta concreta è comunque stata data, che nel tempo la situazione si è stabilizzata, e si è comunque realizzato l’obiettivo di dare una risposta abitativa accettabile, a chi altrimenti sarebbe finito per strada in assenza di alternative che né il “mercato” né le istituzioni offrono. Oggi dentro la casa del popolo Mary Rampazzo hanno sede diverse attività: il Gap (Gruppo di acquisto popolare) del rione Mortise, uno dei 5 attivi in città ormai da due anni, con circa 150 iscritti/e in netta prevalenza abitanti nei palazzoni popolari della zona; c’è il mercatino popolare e del baratto aperto per due pomeriggi alla settimana e la domenica mattina; il mercoledì pomeriggio è attivo lo sportello sociale per la casa, il lavoro e i diritti dove, in questi anni, si sono rivolte/i centinaia di lavoratori per avere sostegno contro gli sfratti o per la consulenza legale gratuita sui più svariati problemi che chi si trova in difficoltà deve affrontare. Tutte queste attività sono svolte in forma assolutamente volontaria, e vedono coinvolti militanti di Rifondazione ma anche compagne/i autoctoni e migranti, che hanno condiviso con noi il percorso delle lotte sociali degli ultimi anni. Andiamo avanti consapevoli che le pratiche del partito sociale sono un pezzo fondante nella ricostruzione del nostro insediamento sociale, come abbiamo verificato e continuiamo a verificare nei fatti e che costituiscono soprattutto una necessità concreta per i proletari/e nel presente e lo saranno ancor più in un futuro che si presenta ogni giorno più gravido di prospettive drammatiche nell’approfondirsi della crisi del capitalismo globalizzato.
Daniela Ruffini resp. partito sociale Padova
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