Europa, In Evidenza

Il nostro popolo con i profughi, contro le guerre e l’austerità neoliberista

Alexis Tsipras (Rifondazione.it, 7.3.16)
Il discorso completo al Comitato Centrale di SYRIZA il 6.3.2015. Traduzione di Argiris
Panagopoulos.

Compagne e compagni, il Comitato Centrale si riunisce oggi esclusivamente sulla crisi dei rifugiati. E noi siamo in mezzo, si potrebbe dire qualcuno, di una crisi che costantemente diventa più acuta, una crisi che va oltre i punti di resistenza di un paese e mette alla prova le resistenze di tutta l’Europa. E una crisi che si potrebbe dire che sta cambiando i dati in tutta Europa.
Abbiamo il più grande spostamento di popolazione dopo la Seconda Guerra Mondiale. E ci troviamo per prima volta di fronte ad un Occidente che sente, vede, che ci sono conseguenze dalle scelte irrazionali nella fragile regione del Medio Oriente, conseguenze che questa volta non provocano solo instabilità in queste regioni, ma riguardano il cuore dell’Europa. Le scelte di intervento irrazionali, l’assistenza nei conflitti imperialisti o il fomentando di guerre, la disintegrazione di interi stati, strutturati, coordinati, a volte ha avuto come risultato l’instabilità in questi paesi o nella regione. Oggi, per la prima volta l’occidentale e l’Europa si rendono coscienti che gli effetti di queste scelte e di queste azioni non riguardano solo questa zona fragile, ma raggiungono il nucleo dell’UE e dell’Europa.
Un’Europa che di fronte a questa crisi mette in evidenza le sue grandi debolezza.
Il deficit di solidarietà. Il deficit di approfondimento politico e di avere procedure per tempestive decisioni e del loro rispetto. Ma soprattutto il deficit politico.
Europa oggi si trova in una crisi di nervi, non perché non possono permettersi le conseguenze dell’onda di flussi di profughi, non perché non è in grado di integrarsi nel suo tessuto sociale i rifugiati siriani.
Inoltre tutti gli studi, anche della BCE, dimostrano che i paesi dell’Europa centrale con un forte problema demografico, con un tasso di disoccupazione molto basso e con una produzione industriali molto forte a medio termine avrebbero avuto solo benefici dall’integrazione nel tessuto produttivo non solo di uno, ma anche di parecchi milioni di profughi, in particolare con il profilo di quelli provenienti dalla Siria, vale a dire di una stratificazione sociale media se non superiore e quindi molto più facile da introdursi nel tessuto sociale.
Ma, ripeto, l’Europa è in crisi nervosa non per ragioni di debolezza oggettiva, ma per ragioni di debolezza politica.
Perché le politiche di austerità degli anni precedenti hanno allevato questo mostro di estrema destra, che trova terreno fertile per crescere soprattutto nei paesi dell’Europa centrale, orientale e nell’Europa meridionale. E nel nostro paese, purtroppo. E poiché la decisione cruciale, visto che il dilemma di allora è stato l’approfondimento o l’allargamento e si è deciso l’allargamento, la decisione cruciale di allargamento dell’UE con gli ex paesi del blocco orientale ed altri si è dimostrata una decisione di forte rischio. Perché è un’altra cosa il rafforzamento dell’estrema destra come opposizione politica negli Stati membri ed un’altra cosa la sua messa in evidenza in governi, obbligando oggi l’Europa dei 28 di collaborare con governi che hanno una direzione chiaramente populista e di estrema destra.
E così quello che si rischia oggi dalla crisi dei profughi volevo dire che è innanzitutto la questione di egemonia politica, l’egemonia delle idee.

Vincerà l’Europa della paura e del razzismo?

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