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Pfas. L’inquinamento delle acque venete diventa un caso nazionale

Pfas. L’inquinamento delle acque venete diventa un caso nazionale

L’inquinamento da Pfas che sta interessando le tre provincie venete è ormai un problema fuori controllo che può avere investito tutto il territorio nazionale attraverso la commercializzazione di alimenti contaminati quali uova e pesci provenienti da allevamenti delle zone contaminate.
A dichiararlo è il dottor Giorgio Cester direttore della Sezione Veterinaria e Sicurezza alimentare della Regione Veneto nel verbale della commissione Tecnica regionale sui Pfas del 13 gennaio 2016. Nello stesso verbale, anche il Dirigente del Settore Promozione e Sviluppo Igiene e Sanità Pubblica della Regione Veneto dott.sa Francesca Russo conferma che una parte della popolazione veneta è stata esposta ed è esposta ai Pfas. Ricorda che la dimensione del problema Pfas è molto rilevante.

Questa è dunque la situazione odierna, una situazione che Legambiente ed il Coordinamento Acqua Libera dai Pfas hanno già denunciato con l’esposto presentato nell’ottobre del 2014 alle procure di Vicenza e Verona in cui si ipotizzava il reato del disastro ambientale. Ma le due associazioni non si fermano alla denuncia:
“Continueremo a chiedere alla Regione Veneto di avviare immediatamente uno screening epidemiologico su tutta la popolazione veneta interessata, affidato ad esperti indipendenti, visto la totale confusione che sembra trasparire a livello di tecnici Regionali. Inoltre esigiamo venga promossa un’indagine sugli alimenti adeguata, e che i dati vengano immediatamente resi pubblici. Infine chiediamo che le fonti di approvvigionamento idrico per gli acquedotti pubblici vengano sostituite con fonti non inquinate e che i Ministeri competenti impongano limiti legislativi ai Pfas presenti in falda, limiti improntati al principio di precauzione ed equiparati alle norme più restrittive attualmente vigenti al mondo e, se necessario, che venga dichiarato lo stato di calamità ambientale per le zone colpite”.
Legambiente e il Coordinamento Acqua Libera dai Pfas il 16 febbraio scorso hanno promosso due petizioni con raccolta firme per la sostituzione delle fonti inquinate (Acquedotti liberi da Pfas e Pfoa) e per la determinazione dei limiti ministeriali sulla presenza dei Pfas nelle acque di falda (Mettiamo un limite ai limiti), che sono state inviate a tutti i Comuni interessati. Ognuno di noi può attivarsi nel raccogliere le firme: è possibile scaricare il modulo per la petizione regionale sull’allaccio acquedotti da nuove falde qui e quello per la raccolta firme rivolta a livello ministeriale per l’introduzione dei limiti sui Pfas qui. Una volta compilati vanno restituiti via mail a info@nopfas.it.
Infine Legambiente e il Coordinamento Acqua Libera dai Pfas stigmatizzano il comportamento di alcuni amministratori locali e provinciali che prima avevano negato il problema e ora si ergono a paladini del territorio e dei cittadini inquinati. A questi amministratori, le due associazioni chiedono di riconoscere al dottor Vincenzo Cordiano, che in primis ha lanciato l’allarme sui Pfas, la validità di quanto ha sempre divulgato e sostenuto sul tema, ma soprattutto ribadiscono con forza la richiesta di essere ascoltati ed invitati ai tavoli di discussione ufficiali, per l’avvio di soluzioni concrete che risolvano quello che si annuncia essere un disastro ambientale di enormi proporzioni, con riflessi pericolosi per le nostre economie territoriali.
“Chiederemo un incontro urgente agli assessori Coletto e Bottaccin – aggiunge Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto ­ perché non c’è tempo per giocare a fare gli struzzi quando né va di mezzo la salute l’ambiente e l’economia dei cittadini veneti”.

Legambiente e Coordinamento Acqua Libera dai Pfas
Ecopolis del 10.3.16 per rimanere aggiornati: www.acqualiberadaipfas.blogspot.it

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