Abbiamo visto di tutto: autobus pieni da scoppiare e lavoratori e studenti che restano a terra e ritardano a scuola e al lavoro, con conseguente incremento del traffico privato (e dell’inquinamento); corse che saltano, corse che non esistono più, linee che cambiano in maniera stravagante; bus e tram che si fermano o hanno incidenti, anche gravi, per fortuna senza danni alle persone; lavoratori costretti ad orari assurdi e massacranti. Nel complesso un servizio pubblico devastato.
Ma ora, dopo una lunga tradizione durata 35 anni, il rimedio è finalmente trovato: è fondamentale fornire il servizio il Primo Maggio, costringendo i lavoratori di BusItalia Veneto a rinunciare proprio alla loro festa.
Evidentemente, è una decisione di pura propaganda, nel tentativo di dare un contentino ai cittadini disinformati. Ma è soprattutto un esercizio di autorità bruta, destinato a dimostrare ai lavoratori che l’azienda (e l’amministrazione comunale) dispongono di loro come vogliono.
È inaccettabile che si cerchi di indicare nei lavoratori che si oppongono i responsabili delle carenze di un servizio che dipendono invece dalla privatizzazione dei trasporti e dall’ideologia del profitto su tutto e a tutti i costi.
Qualche lavoratore cederà, perché qualche soldo in busta paga aiuta ad arrivare alla fine del mese.
Ma la solidarietà di Rifondazione Comunista va a chi tutti i giorni si danna l’anima per fare bene il suo lavoro, per resistere allo sfruttamento, per cercare di spiegare ai cittadini le ragioni reali dei disagi che devono affrontare.
Altrettanta solidarietà esprimiamo, naturalmente, alle lavoratrici e ai lavoratori dei centri commerciali e dei negozi che anche il Primo Maggio dovranno rinunciare alla loro festa in nome del profitto ad ogni costo. La “ripresa” non può passare solo sulle spalle dei lavoratori.
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