Europa, In Evidenza

“La brutta Europa”. Il libro di Vladimiro Giacché

uscire_euroVladimiro Giacché è uno dei migliori economisti marxisti in circolazione, segnaliamo anche il suo libro Anschluss

di Maria R. Calderoni -

Trattati Ue e Costituzione italiana. Meglio guardarli bene (e da vicino). L’art. 1 della nostra Costituzione dice che “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. L’art.4 dice che “la Repubblica promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. L’art.3 dice che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertá e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. L’art.36 dice che “il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro, sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia una esistenza libera e dignitosa”.
Tanto per citare. Nel suo ultimo saggio – “Costituzione italiana contro Trattati Europei”, Imprimatur, pag. 94, euro 7 – Vladimiro Giacché (economista, presidente del Centro Europa Ricerca) sottolinea, appunto, come gli articoli dalll’1 al 12 siano quelli <fondamentali>, e perció <non modificabili>, della Costituzione.
Non solo. Ma è da tenere ben presente che questa precisa architettura costituzionale (i primi 12 articoli) non è stata costruita e messa lì solo per vetrina, per bella figura. Affatto. Anzi. Tanto che a quei primi 12 articoli, nella Carta fa seguito – sottolinea Giacché – <l’esplicitazione degli strumenti, o, se si vuole, del “metodo”, per dare realtà e concretezza a quei diritti>. Si tratta in particolare degli articoli che vanno dal 35 al 47, sotto il titolo “Rapporti economici”. In tal modo, la Costituzione economica è <organicamente connessa ai principi fondamentali ed é essenziale al fine della loro realizzazione>.
E i Trattati europei? I Trattati europei, essi, vanno invece da tutt’altra parte: e ció perché, essi, presuppongono, e costruiscono, <un’idea di società ben diversa da quella che avevano i nostri padri costituenti>.
Trattato di Maastricht, Trattato di Lisbona, Trattato sull’Unione europea (Tue): con la nostra Carta non si vedono e non si incontrano, in quanto essi, appunto, vanno da un’altra parte. In quanto essi, gli alti Trattati europei, in sostanza, e di fatto, sono <Il paradiso dei liberisti>. Vale a dire che, in sostanza, sono Trattati mirati e dediti <al libero gioco delle forze di mercato e allo Stato minimo>.
Vale a dire che, in sostanza, coi preziosi Trattati, siamo di fatto nelle mani di <un capitalismo nel quale lo Stato ha un ruolo marginale, che è vincolato dal sistema aureo ed è ispirato alla filosofia del laissez-faire>. Mercato, forte concorrenza, stabilità dei prezzi, indipendenza della Banca centrale (Bce) dai governi, questi i temibili “fondamentali” dei Trattati Ue.
I quali sono anche parecchio strabici e hanno lo sguardo fissato preferibilmente sulla “forte competizione” e non certo sulla “cooperazione”. Cosí avviene che l’eu-mantra della “forte competizione” è il modo garantito – e sicuro – <per giustificare (in nome della competitività, appunto) l’abbattimento delle protezioni sociali e più in generale la deregulation dell’attività economica>. Va da sé, quindi, che <gli obiettivi della “piena occupazione” e del “progresso sociale” seguano e non precedano l’obiettivo della stabilitá dei prezzi>. Seguano e non precedano, avete letto bene.
Se poi, grazie alle celebrate politiche di austerity – quelle coscienziosamente concordate insieme da Commissione europea, Bce e Fmi (la ben nota Troika), capita che il tasso di disoccupazione in Italia arrivi all’11,7 per cento (dati Istat, febbraio 2016), beh pazienza.
Ce lo chiede l’Europa. Tanto che l’indimenticabile governo Monti ha provveduto a inserire nell’art.81 della nostra Costituzione il “provvidenziale” principio del pareggio di bilancio (non importa se bocciato dalla Corte costituzionale). Ce lo chiede l’Europa.
Attenzione. Ben più di un “cambio di passo” – è la conclusione di Giacché – ció che occorre, e in fretta, <è cambiare la direzione di marcia>. La quale direzione <deve tornare ad essere quella indicata dalla nostra Costituzione>.
Attenzione. Perché dietro l’angolo c’è il rischio che la nave europea corra <a fracassarsi sugli stessi scogli sui quali era naufragata ottanta anni fa>.
Attenzione.

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