Molte odierne pubblicità, in Italia, lanciano lo slogan: “Un sevizio sanitario privato efficiente per tutti!”.
Vincenzo Bello, giovane laureato in medicina, ha scritto di recente, su “SALUTE INTERNAZIONALE”, un breve articolo “Ritardo nella diagnosi. Ritardi di sistema”. Bello prende spunto da un articolo apparso l’anno scorso sulla rivista Health Affairs (34(12):2192- 2195)
“Si trattava di un uomo di origini ispaniche che si presenta nell’ambulatorio per un dolore addominale e un consistente calo ponderale. E’ un immigrato regolare ma privo di assicurazione sanitaria … Viene così alla luce la tragica vicenda: l’uomo aveva questa massa addominale da più di un anno e mezzo, ma ritardava continuamente l’accesso ai servizi sanitari perché temeva di dovere andare incontro a grosse spese per potersi curare. La diagnosi viene fatta una settimana dopo tramite ecografia: carcinoma a cellule renali stadio 4. E’ raro vedere un carcinoma tanto avanzato alla prima visita. Inoltre la diagnosi di questo tumore peggiora drasticamente con l’avanzare della malattia. A questo punto non rimangono che le cure palliative per il paziente. Peccato che il medico debba scontrarsi con l’iniquità del sistema sanitario americano! Il paziente è troppo giovane perché le cure possano essere finanziate tramite Medicare, il programma pubblico gli anziani, e “non abbastanza povero” per essere inserito in Medicaid, il programma pubblico per i poveri. E quindi non c’è ospedale, organizzazione di cure a domicilio o hospice che accetti di prendersi cura del paziente.
“Dovrei ricoverare un paziente”, dicevo alle gentili voci che rispondevano alle mie chiamate, “ma lui è privo di assicurazione, lo potete accettare?” Aggiungevo che stavamo cercando di iscriverlo a Medicaid. Qualcuno rispondeva semplicemente “No”. Altri suggerivano ipotetici programmi di hospice che avrebbero potuto accettare anche persone non assicurate (in realtà non esistevano). Ma la gran parte consigliavano di rifarmi vivo quando il paziente fosse stato in possesso dell’assicurazione. Alla fine è stato lo stesso medico a farsi carico dell’assistenza di quel paziente, fino al suo decesso, fornendogli la morfina necessaria per sollevarlo dalle sofferenze. … La vicenda risale al 2001. Oggigiorno le cose sono migliorate grazie alla riforma sanitaria di Obama. In sintesi questa riforma infatti ha da una parte aumentato la copertura mediante Medicaid e dall’altra facilitato le iscrizioni alle compagnie assicurative. Il numero dei non assicurati si è quasi dimezzato passando da50 a 30 milioni(30 mln sono circa la metà della popolazione italiana. E questo nel paese che spende in assoluto più di tutti in armamenti, 10 volte più rispetto alla Russia ad esempio, nota mia), che rimane molto alto ed espone il 10% della popolazione americana al rischio di spese catastrofiche per la salute, ritardi nella diagnosi e mancata assistenza.”
Sempre su “SALUTEINTERNAZIONALE” di marzo, Riccardo Tartaglia scrive un articolo su “La sicurezza dei pazienti non è un lusso”
“A distanza di ormai oltre 15 anni dal citatissimo rapporto “ To Err is Human” * (“errare è umano”) rimane ancora molto da fare. Quello che sembrerebbe un principio fondamentale dell’assistenza “primum non nocere” è ancora lontano dall’essere raggiunto. Oggi in media nel Regno Unito ogni 35 secondi è segnalato un danno su un paziente. Numeri impressionanti che hanno però bisogno di essere confermati da altri studi per dare una precisa dimensione del fenomeno ancora sottostimato. E’ grande il gap tra quanto si è appreso dall’analisi degli incidenti e quanto si è riuscito sino ad oggi ad applicare dei miglioramenti necessari. Nel Regno Unito si stima che solo il 5% degli incidenti sia adeguatamente segnalato, per evitare di essere biasimati, perché segnalare un incidente porta a ricercare il colpevole solo tra i singoli operatori mettendoli a rischio di contenzioso.”
* Kohn LT, Corrigan JM, Donaldson MS, “TO ERR IS HUMAN”: Building a Safer Health System 2000.
Ma a me (non so a voi) non pare proprio che gli attuali governi e le multinazionali del settore sanitario siano impegnati nella soluzione, in modo equo per tutti, di temi sanitari così importanti e sentiti intensamente dai lavoratori e dai cittadini in generale. Io penso (non so voi) che oggi, come non mai, sia fondamentale che si sviluppi un consapevole e forte impegno dei lavoratori e delle loro organizzazioni per la difesa della qualità delle prestazioni nel SSN (come già ben delineato nella nostra legislazione). Io penso (non so voi) che oggi la difesa del SSN, che anche in Italia è sotto pesante attacco da parte degli interessi privati come in tutta Europa, passi per la difesa della legalità. La richiesta della immediata applicazione delle buone leggi varate dal Parlamento per il nostro SSN è a mio avviso (non so voi) sia la cartina del tornasole per vedere quale organizzazione stia difendendo gli interessi dei lavoratori (e dei cittadini tutti, giovani non occupati compresi).
Scrive il giornalista, ora a riposo, del giornale inglese “The Guardian”, nella sua prefazione al libro del 2015 “NHS FOR SALE. Myths, Lies & Deception”(Sistema Sanitario Pubblico in vendita. Miti, Bugie & Inganni):
“ Sono trascorsi 90 anni da quando nacqui, nel barbaro 1923, nella comunità dei minatori di Barnsley. Mentre la luce sta sfumando dalla mia vita, i miei ricordi vanno alle strette ciottolate strade nella mia prima infanzia cariche di povertà e malattie. A quei tempi, la vita era per molti Britannici una dura battaglia per la sopravvivenza perché noi vivevamo in un era primitiva quando non c’era il Servizio sanitario nazionale (NHS), e le buone cure sanitarie erano un privilegio che solo i ricchi potevano permettersi.
Nell’inverno della mia vita, non ricordo con nostalgia gli anni della mia giovinezza. Mi è proprio impossibile perché, ripensando a quei giorni, ho imparato troppo presto che la vita, per quelli che non potevano accedere per condizione economica al dottore o alle medicine, diventava una breve e triste condizione.
Lo potete facilmente capire dal fatto che nel 1926 quando ero bambino, mia sorella Marion contrasse la TBC e morì nell’infermeria di un ospizio per i poveri perché mio padre, che lavorava come minatore dall’età di dodici anni, era così povero con il suo salario da operaio, da non potersi permettere le cure mediche per sua figlia.
Tragicamente durante la mia infanzia, nei primi decenni del ventesimo secolo, migliaia di persone fecero la fine di Marion. Mi ricordo ancora che da bambino sentivo le penetranti grida di dolore dei sofferenti di cancro, che dalle finestre aperte si riversavano nella strada, persone che non avevano quattro soldi per permettersi la morfina con cui rendere meno dolorosa la fine della loro vita. Fin d’allora sono assalito dagli incubi al ricordo del modo inumano con cui fu trattata la malattia di mia sorella o di come la società della mia giovinezza credesse che solo i facoltosi o i raccomandati avessero diritto alle cure mediche.
E’ per questo che la mia generazione di persone comuni, dopo la brutalità della seconda guerra mondiale, pretese che la nostra nazione creasse il Sistema sanitario nazionale. Sapevamo che questa era la sola speranza per costruire una vita migliore per noi stessi, i nostri parenti e i nostri bambini.
La gente della mia generazione si è così tanto sacrificata durante la Grande Depressione e con la Seconda Guerra Mondiale che il NHS (SSN nota mia) divenne il nostro dividendo in tempo di pace. La creazione del NHS è stata anche il nostro solenne impegno verso le future generazioni che noi saremmo una nazione civilizzata che trattasse tutti i cittadini come degni di cure e compassione. Il NHS è grande quanto la Magna Carta per me perché liberava milioni di persone dalla tirannia della malattia e della povertà che impedivano di avanzare verso il futuro, verso una vita remunerativa. Dobbiamo ricordarci che il NHS è essenziale per il benessere della nostra nazione tanto quanto le forze armate che ci proteggono dalle minacce che vengono dall’esterno.
E’ per questi motivi che oggi noi cittadini comuni dobbiamo essere vigilanti nei confronti dei governi e degli interessi corporativi che cercano di diluire, con la privatizzazione, la capacità del NHS di fornire le cure sanitarie a tutti i cittadini. Io sono una delle ultime persone rimaste che ricorda la brutalità della vita prima del NHS, e posso assicurarvi che esso è essenziale per la prosperità e il benessere sociale dei Britannici e perché il mio passato non diventi il vostro futuro.”
Io condivido la visione dell’anziano giornalista (non so voi).
Cari saluti
Maurizio Nazari 6 giugno 2016
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