Si è chiusa in questi giorni, con l’epilogo annunciato, la ricapitalizzazione di Veneto Banca e della Banca Popolare di Vicenza. Scomparsi dalla scena i capitani coraggiosi, gli esponenti della “migliore” imprenditoria del Nordest, la ricapitalizzazione si fa con Atlante, la cordata costruita da banche italiane e dalla CDP – Cassa Depositi e Prestiti. Valore delle azioni praticamente azzerato. Perdita secca di 11 miliardi di Euro in corpo all’insieme degli azionisti delle due banche, equivalente a più dello 0,7% del PIL italiano. Soldi veri che sono stati ingoiati nella truffaldina e banditesca gestione dei vertici di Montebelluna e Vicenza, uomini e donne appartenenti al Gotha della borghesia veneta. Tutti/e inseriti a pieno titolo nella struttura economica e politica di governance del territorio Veneto. Adulati e incensati dalla politica, hanno sempre avuto i loro referenti nelle forze dominanti la regione. Chi ha buona memoria si ricorda le sparate di Zaia, governatore del Veneto, quando negli anni della crisi sottolineava con vanto la solidità del sistema delle banche territoriali venete, che continuavano a presentare bilanci in positivo e vedevano crescere il valore delle loro azioni, che peraltro autodeterminavano nelle assemblee dei soci, a fronte del quadro devastato del sistema bancario italiano.
Nel 2013 il sistema comincia a scricchiolare. Secondo le informazioni rese pubbliche da BCE, a seguito di indagini approfondite per verificare la tenuta del sistema bancario europeo, alla fine del 2013 nove banche italiane presentavano potenziali carenze di capitali per complessivi 9,7 miliardi: tra queste, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.
Cominciano a saltare i coperchi. Dopo anni di silenzio, di mancate iniziative, da parte degli organismi di vigilanza, che avevano già verificato pesanti anomalie nel sistema delle banche venete, come riportato dai comunicati stampa di Banca d’Italia, si passa a una più insistita attività di controllo, a nuovi interventi.
Il 27 aprile 2014 il governatore del Veneto parla all’assemblea dei soci di Veneto Banca Montebelluna e va giù duro! “Contro Veneto Banca è in atto un attacco alla nostra identità ed autonomia. Si capisce che il disegno va oltre Veneto Banca, va a colpire l’intero sistema delle banche territoriali con una evidente volontà di ripristinare il centralismo. Siamo di fronte a una sorta di dittatura finanziaria dettata dal governo di Roma, ma sosterremo fino in fondo la sfida per affermare l’insostituibilità delle banche del territorio come supporto all’impresa, ai soci ai cittadini per ribadire la loro autonomia”.
La canzone è quella di sempre: parole che trovano nel capannone stracolmo orecchie sensibili. Zaia, il governatore leghista per cui la grande maggioranza dei presenti ha sicuramente votato, difende i schei dei veneti e l’autonomia del Veneto dall’odiata Roma, e gli amministratori delle banche popolari. Manca un anno dalle elezioni regionali: è urgente difendere i propri sponsor e rassicurare i propri elettori. L’enologo, forse, non ha grandi competenze sui sistemi bancari, ma non può non sapere di quello che bolle in pentola ma, avanti tutta nella propaganda contro i profughi e il centralismo romano.
25 dicembre 2015. La musica cambia, i coperchi sono completamente saltati. A Natale, il presidente del Veneto da bravo cattolico si genuflette e prega: non il buon Gesù, ma, roba da non credere, i potentati romani. “Faccio appello con il cuore in mano al premier Renzi. Al ministro dell’economia Padoan e al governo, al di là delle casacche politiche, perché intervengano per salvare le nostre banche”.
Il coperchio della pentola è saltato, le ruberie e le operazioni fraudolente dei “grandi dirigenti” delle banche venete sono sotto gli occhi di tutti, le dimensioni del disastro sono epocali. l’Enologo ha stravinto le elezioni nel Veneto, meglio badare alla sostanza: bisogna salvare le “nostre” banche. La scoppola è potente. Dopo aver incensato per anni i “paroni” della finanza veneta, la realtà è dura da digerire.
Giugno 2016. Zaia ha ancora qualcosa da dire. “Con l’epilogo di oggi, con l’ingresso del fondo Atlante in Veneto Banca, le banche venete hanno un nuovo padrone, che si chiama Atlante. Purtroppo era una storia annunciata. Rivediamo il Film già visto per la banca popolare di Vicenza. Adesso non resta che augurarsi che Veneto Banca insieme all’Istituto popolare vicentino non diventi uno spezzatino sul mercato”.
Dalle invettive alle preghiere per finire con vuote chiacchiere sugli spezzatini bancari. Ancora una volta classe politica e classe imprenditoriale del Veneto hanno dato prova della loro miseria.
VOGLIAMO BANCHE PUBBLICHE CONTROLLATE DAI LAVORATORI E DAI CITTADINI!
Paolo Benvegnù, segretario Rifondazione Comunista Veneto
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