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Lavoratrici e Lavoratori della Camera di commercio di Padova in lotta

Stamane, presidio davanti alla prefettura, in piazza Antenore. Contro la “deforma” del sistema camerale voluta da Renzi, per la salvaguardia del posto di lavoro, per riconquistare il rinnovo del contratto scaduto dal 2009, per difendere un servizio pubblico che si vorrebbe privatizzare e mettere a valore secondo l’ideologia neoliberista imperante.

Nella preistoria, quando era “solo” presidente della provincia di Firenze, Renzi tuonava contro le Camere di commercio e diceva che andavano abolite.

Prima o poi si seppe il vero motivo: lo diceva non tanto per voglia di innovazione, bensì per un diniego ricevuto da suo padre alla richiesta di accedere alla Confidi c/o la Camera di commercio di Firenze…

Poi, da sindaco fiorentino, non cambiò idea e appena diventato presidente del consiglio (“Enrico, stai sereno!”) il suo proposito di farla pagare alle Cciaa ricevette la benedizione della Confindustria. Con una lettera/ghigliottina, Squinzi intendeva dimostrare l’inageduatezza del sistema camerale e gli diede l’opportunità di rincarare la dose.

Pochi capirono, allora, che Confindustria, grazie all’eliminazione delle Camere di Commercio (l’ente pubblico più antico d’Europa: data di nascita 1811, ai tempi di Napoleone), avrebbe garantito gli stessi servizi ma privatizzati e con prezzi sicuramente più alti.

Della serie: un bene pubblico messo a valore nel senso più neoliberista possibile. Quello che già è accaduto all’acqua pubblica (nonostante il referendum del 2011), quello che sta accadendo ai Trasporti pubblici locali, alle municipalizzate, e prima o poi toccherà anche alla Sanità. Ma ciò che davvero spaventa, in questo ambaradan senza fine intorno alle Camere di commercio, è il silenzio assordante delle associazioni di categoria e innanzitutto dei singoli imprenditori italiani.

Artigiani, commercianti, piccole e medie imprese industriali, ecc.ecc.: AVETE NIENTE DA DIRE?!

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COMUNICATO STAMPA RSU DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI PADOVA: PUNTUALMENTE, IN ESTATE, SI REPLICANO FILM GIA’ VISTI!”

Dopo mesi di indiscrezioni, affermazioni e smentite sempre in assenza di un testo ufficiale, il Governo si appresta ad approvare la Riforma delle Camere di Commercio giusto alla vigilia di Ferragosto! Il premier continua a dire che in questo paese non si fanno riforme, eppure sono passati solo 6 anni dall’ultima riforma camerale. Ma come nello stile della vecchia politica, anziché verificare se le riforme fatte abbiano o meno funzionato, si preferisce farne un altra. Le Camere di Commercio sono enti essenziali per lo sviluppo delle economie locali. Sono presidio di legalità e trasparenza nel territorio attraverso l’anagrafe delle imprese. Svolgono funzioni indispensabili come arbitrati e conciliazioni, promozione delle filiere produttive locali, sostegno all’imprenditoria femminile e giovanile, consulenza per il deposito di brevetti e marchi, controllo dei prodotti, assistenza ai Comuni per la tenuta dello sportello unico delle attività produttive, supporto alle imprese per l’innovazione e la digitalizzazione. Le Camere di Commercio gravano in quota residua sul bilancio dello stato (2%) poiché sono sostenute dalle imprese. Già nel 2014 il Governo è intervenuto proprio sull’entrate degli enti camerali, prevedendo una riduzione graduale fino al 50%. Nel 2016 il diritto annuale sostenuto dalle imprese individuali è di € 53 e l’importo medio stimato per le società ammonta a 174 euro l’anno, a fronte dei quali gli imprenditori possono usufruire di alcuni servizi on-line gratuiti, ad esempio consultare gratuitamente le informazioni relative alla propria azienda. La Camera di Commercio ha versato come risparmi di spesa allo Stato dal 2009 al 2015 € 3.175.552,84 mentre l’importo annuo che attualmente versiamo si aggira intorno a € 800.000. Con questi importi i 117 dipendenti camerali di Padova erogano servizi a 99 mila imprese iscritte. A parere delle OO.SS., la riforma sembra improntata esclusivamente alla riduzione dei servizi attualmente offerti ed a limitare la presenza di un ente pubblico sul territorio. In un periodo caratterizzato da un interminabile crisi economica, i servizi alle imprese ed il sostegno al tessuto produttivo andrebbero rafforzati anziché ridotti. Il rischio concreto è che i servizi attualmente forniti dalla Camere con grande professionalità gratuitamente o a fronte di costi molto ridotti vengano affidati a privati che li erogherebbero a prezzi molto più elevati. In questo periodo vengono proposte diverse e contraddittorie bozze di decreto di riforma delle Camere di Commercio, dalle quali si evince una volontà di riduzione del personale camerale pressoché lineare. Non si tiene conto ad esempio che in alcune realtà, come a Padova, il personale è già stato ridotto, dal 2010 ad oggi, di quasi il 19%. I dipendenti camerali sarebbero lasciati a sorte incerta: mobilità per due anni e poi licenziamento. Lavoratori che si sono distinti per gli alti livelli di efficienza e professionalità, facendo del sistema camerale una delle “eccellenze” della Pubblica Amministrazione e del Registro delle Imprese un modello europeo da copiare. Le RSU della Camera di Commercio di Padova, CGIL FP e CISL FP si uniscono perciò all’appello nazionale che unisce tutte le 67 camere di commercio d’Italia, e chiede il sostegno di tutte le forze produttive per chiedere il rafforzamento di questi enti e non la riduzione!

RSU della Camera di Commercio di Padova

Padova, 11 agosto 2016

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