In questi giorni la stampa locale e nazionale ha dato ampia notizia della possibilità di un pesante taglio all’occupazione in Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. Che non si tratti di aria fritta è confermato dalle dichiarazioni dei segretari nazionali delle organizzazioni sindacali. Vanno in questo senso anche gli interventi di politici e banchieri e le notizie giornalistiche sulle voci della possibile fusione tra le due banche e quelle relative all’interesse di fondi di investimento Esteri.
L’interesse della finanza internazionale per le banche Italiane è confermata anche dall’apertura a Londra di una filiale dello “Studio legale Grande Stevens” specializzato in acquisizioni e fusioni. Uno dei suoi massimi responsabili ha dichiarato, in una recente intervista, che l’obiettivo dell’operazione è di essere presenti nel principale mercato finanziario europeo per operare più agevolmente nelle operazioni in corso verso il nostro paese. Operazioni di acquisizione rivolte in particolare verso banche oggi in crisi, ma con un significativo radicamento nei territori dove operano. La macchina della speculazione finanziaria internazionale è in movimento.
Il saccheggio.
In una recente analisi fatta dalla CGIA di Mestre sulla composizione delle sofferenze degli istituti bancari italiani, emergeva con chiarezza il peso maggioritario delle attività immobiliari sul loro insieme. La bolla speculativa sviluppatasi negli anni che hanno preceduto la crisi, favorita dalla entusiasta erogazione di crediti da parte delle banche che ne erano parte attiva e incentivata dalla politica che governava il paese e i territori, ha prodotto i suoi frutti velenosi.
Ha prodotto la colata di cemento che si è spalmata su una parte consistente della superficie del paese, con i primati di Lombardia e Veneto, regioni in cui i padani difensori del territorio governano da decenni. La pletora di capannoni diffusi e inutilizzati in piena campagna e di appartamenti vuoti nelle periferie di tutti i comuni del Veneto l’hanno reso fragile di fronte ai danni di eventi meteorologici estremi, sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici. Ha prodotto il disastro economico per decine di migliaia di famiglie derubate dalla banda di predatori e dai loro complici che ne hanno governato l’economia e la politica.
Il conto da pagare viene presentato, come sempre, ai lavoratori e ai cittadini inconsapevoli che, o perché costretti o perché irretiti dalla proposta di facili guadagni, sono stati truffati dai “signori” delle Banche popolari venete. Si svalorizza il patrimonio si taglia l’occupazione.
Le volpi che hanno predato il pollaio di casa hanno aperto la strada agli avvoltoi della finanza internazionale, sempre pronti a calare su prede ancora da spolpare.
Sosteniamo la richiesta della commissione parlamentare di inchiesta sulle banche venete e i risarcimenti, difendiamo l’occupazione.
Subito una conferenza pubblica sulle Banche Venete promossa dal consiglio regionale che coinvolga i rappresentanti dei cittadini coinvolti, le rappresentanze dei lavoratori delle banche popolari, degli artigiani e delle piccole imprese, per un piano di intervento pubblico che ridia credibilità agli istituti e ne costruisca il rilancio sulla base della trasparenza e del sostegno a un modello di economia che rovesci le logiche predatorie che l’hanno in larga parte governato in questi anni.
Paolo Benvegnù – segretario regionale Rifondazione Comunista del Veneto
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