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Appello per una giornata nazionale di mobilitazione a sostegno del popolo curdo e per la libertà di Abdullah Öcalan

La repressione del governo e del presidente turco ha raggiunto un nuovo picco: Selahattin Demirtas e Figen Yüksekdag e altri 11 deputati del Partito Democratico dei Popoli (HDP) sono stati arrestati in tutta la Turchia. Da quando l’HDP ha ottenuto una storica vittoria alle elezioni del 7 giugno 2015, è diventato il principale obbiettivo delle politiche autoritarie dell’AKP. Nonostante la proclamazione di nuove elezioni nel novembre 2015 e numerosi attacchi contro dirigenti e strutture del partito, l’HDP è riuscito ad entrare di nuovo in parlamento superando l’antidemocratica soglia del 10%, ottenendo 59 seggi che hanno rappresentato il principale ostacolo all’introduzione di un sistema presidenziale in Turchia.
Il 25 Ottobre, Gülten Kisanak e Firat Anli, co-sindaci della Municipalità di Diyarbakir, eletti democraticamente, sono stati arrestati e messi in  carcere. Al loro posto è stato messo un funzionario Ankara. Il numero di municipalità curde gestite da burocrati designati dal governo centrale ora è arrivato a 28. Circa 30 sindaci eletti democraticamente si trovano in carcere e altri 70 sono stati destituiti dal governo centrale.
Dal tentativo di colpo di stato del 15 luglio 2015, l’AKP ha colto  l’occasione per eliminare qualsiasi opposizione. Con la dichiarazione dello stato di emergenza, migliaia di dirigenti, consiglieri comunali e provinciali, sono stati incarcerati con accuse prive di fondamento. Non c’è  libertà di espressione e di stampa, libertà accademica, né un sistema giudiziario giusto e indipendente. Sono stati epurati migliaia di accademici, docenti, avvocati e giuristi. Con i decreti del governo oltre 170 organi di informazione sono stati vietati. Più di 130 giornalisti sono in carcere, compresi autori e intellettuali di fama internazionale. Recentemente due agenzie stampa DIHA e JINHA (unica al mondo fatta di sole donne) e diversi quotidiani curdi sono stati chiusi; i redattori i e giornalisti del quotidiano Cumhuriyet sono stati arrestati. Da luglio 2015 più di 80.000 persone sono state poste in detenzione e in gran parte si  trovano ancora in carcere.
Esprimiamo preoccupazione per il perdurare della segregazione del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, vero artefice del processo di risoluzione democratica al quale ha messo fine unilateralmente il regime turco, che  invece sta scatenando una guerra senza confine contro il popolo e la  resistenza curda. Il 12 novembre è l’anniversario dell’arrivo a Roma del Presidente Abdullah Öcalan. Le sue proposte politiche per una soluzione politica della questione curda e per la democratizzazione della Turchia oggi si confermano più che mai valide. Anche per questo chiediamo la liberazione di Abdullah Öcalan e di tutti prigionieri politici.
Condanniamo l’arresto dei co-presidenti, deputati e dirigenti dell’HDP e ne chiediamo l’immediato rilascio. Condanniamo la detenzione e la rimozione dall’incarico dei sindaci nelle municipalità della regione curda in Turchia,  espressione della volontà democratica di milioni di cittadine e cittadini.Condanniamo la politica del governo turco, che con l’obbiettivo di cancellare le conquiste democratiche del movimento curdo – che rappresentano un possibile modello di convivenza per tutto il Medio Oriente – unitamente a vecchie rivendicazioni territoriali, rischia di trascinare la regione nel baratro.
Condanniamo l’atteggiamento dell’Unione Europea e delle Istituzioni Internazionali che per lungo tempo hanno assistito alla degenerazione autoritaria in Turchia senza assumere alcuna iniziativa politica concreta per indifferenza o opportunismo, come dimostrato nell’accordo Turchia UE sui profughi, che calpesta i diritti umani e alimenta un circuito di sfruttamento della disperazione. Condanniamo l’ipocrisia dell’UE e del  governo italiano che finge di non vedere civili uccisi sul confine turco o  attaccati nell’Egeo e ignora lo sfruttamento, in particolare dei bambini,gli innumerevoli casi di violenze e abusi sessuali su donne e minori.
Chiediamo l’immediata cessazione dei rapporti diplomatici e commerciali con  la Turchia e la sospensione delle trattative per l’ingresso nella UE. Invitiamo a promuovere iniziative di mobilitazione con il popolo curdo e i  deputati di HDP nella giornata di sabato 12 novembre 2016. Salutiamo e sosteniamo la mobilitazione nazionale dei e delle migranti che a Roma nellostesso giorno manifesteranno per i loro diritti. La loro lotta è la nostra lotta.
Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia - Rete Kurdistan Italia

Si prega di comunicare le iniziative organizzate nelle varie città a : info.uikionlus@gmail.com

2 Comments

  1. Vittorio Rizzoli

    Da molti anni ho capito il problema. A modo mio boicotto tutto quello che vedo con la scritta made in Turchia, vedi i fichi secchi e l’uvetta. Non acquisto neppure più panettoni che hanno questo ingrediente. Come turista non sono più andato in Turchia, La prima volta che ci sono stato non vi era neppure un ponte sul Bosforo. Nella manifestazione del G8 a Genova ho dato un contributo in denaro al gruppo di origine dell’Anatolia che aveva la scritta Ocalan libero. Mamma li turchi, per dire di una popolazione inaffidabile.A Kodane lasciavano massacrare i curdi, mentre i soldati Turchi ridevano a poca distanza, lasciavano passare quelli dell’ISIS, contrabbandavano armi e petrolio con gli stessi a danno di tutto il mondo indifferente al massacro curdo. Non permettiamo a questo popolo di entrare in Europa, i Turchi che detengono la metà dell’isola di CIPRO sotto la occupazione.No, non sono civilizzati. Dal momento che Venezia è stata vinta militarmente, che si è arresa, confondo se Cipro o Creta, al comandante veneziano che si è loro arreso accompagnato da un giovane paggio, l’uno l’hanno impalato e l’altro lo hanno sodomizzato fino alla morte. Se i governi d’Europa accetteranno la Turchia nella UE, in poco tempo tutte le donne d’età sopra i nove anni porteranno obbligatoriamente il velo: tutte. come lo ha imposto Erdogan. Aveva ragione la Fallaci.

    • Non dobbiamo confondere il governo turco con la popolazione, e soprattutto inneggiare a guerre inesistenti tra popoli. Come ben sappiamo, è una questione di classe, le masse devono liberarsi dall’oppressione capitalista prima di poter prendere coscienza della democrazia, cioè il governo del popolo. Invito Vittorio a un maggiore approfondimento di quello che viene riportato dall’opposizione laica e progressista in Turchia, paese che esprime anche un premio Nobel della letteratura, ad esempio.

      Invito anche ad informarsi sulla struttura industriale e lo sfruttamento del lavoro posto in essere lì.